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Antonietta accoltellata dal marito #25Novembre

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Antonietta accoltellata dal marito #25Novembre

È un copione che ormai è diventato tristemente noto: c’è il marito/fidanzato/compagno/… che uccide, ci sono le favole sui rapinatori che il più delle volte sono stranieri, ci sono i giornalisti che non sanno fare il loro mestiere e che non la smettono di parlare di delitto passionale, di amore, di gelosia, di raptus e ci sono pure le gallery con le immagini del marito con i pantaloni sporchi di sangue e il banner che ti invita a soddisfare con quelle foto il tuo macabro voyerismo!

Lei si chiamava Antonietta Paparo, aveva 36 anni.
Antonietta aveva un bambino di 7 anni e aveva un marito, un marito che nella notte di domenica scorsa, l’ha ammazzata, con un coltello.
L’ha caricata in macchina, già priva di vita, l’ha portata in ospedale e qui ha tirato fuori la storia dei rapinatori, dei rapinatori armati, questa volta pare non stranieri. Peccato, in quest’Italia razzista e xenofoba il rapinatore straniero sarebbe stato forse più credibile. Perché vogliono farci credere che il nemico venga da fuori, da lontano, parli un’altra lingua. Perché il nemico non può essere quello che abita con noi, quello che dice di amarci, quello che sembra una persona così “normale”.
E oggi arriva la confessione. È stato lui, il marito.

La Repubblica/Napoli: motivi passionali

Il Mattino: motivi passionali

Libero: Pista passionale

Leggo: motivi passionali

Il Giornale: motivi passionali

Il Fatto quotidiano: sfondo passionale

Lettera43: pista passionale

E la notizia viene riportata un po’ in sordina, perché le notizie sui femminicidi ormai non fanno più notizia.
Non c’è il rapinatore, non c’è lo straniero su cui sfogare la rabbia. Si tratta solo di furia omicida, crisi di coppia, raptus ( il coltello era già lì nella macchina eh! Tutti girano con un coltello a serramanico nella macchina e si appartano in posti isolati!).

E la passione, naturalmente, tanta passione. I bravi giornalisti sottolineano la passione.
Noi e non solo noi abbiamo provato a dirglielo che non è la passione che uccide, ma sembrano non volerlo capire.

Antonietta è stata uccisa da suo marito. Antonietta aveva 36 anni e suo marito l’ha accoltellata.
Pensava che Antonietta fosse “sua” , pensava di aver diritto a scegliere per lei, e ha scelto di ucciderla.
Lo ha scelto.

Non è mia intenzione invocare la forca per quest’uomo, giustizia, quella sicuramente sì, rispetto e professionalità da parte di chi riporta queste notizie, sicuramente sì.

C’è qualcosa che non va se siamo al 114esimo femminicidio, c’è qualcosa che non va nella nostra cultura, nell’educazione, nei rapporti.
Se i femminicidi vengono giustificati con la passione, il raptus, il momento di follia c’è qualcosa che non va.
Se le donne vengono considerate oggetti di proprietà c’è qualcosa che non va.

Giustizia per le vittime, ma soprattutto educazione al rispetto, alle relazioni uomo/donna, all’affettività, perché qui c’è una cultura da cambiare, perché qui c’è una cultura che fa schifo ed è nostra responsabilità cambiarla, per Antonietta, per tutte le vittime di femminicidio, per tutte e tutti noi.



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