Magazine Ecologia e Ambiente
Antonio Bruno: Osservazioni e obiezioni alle Misure fitosanitarie per il contenimento della diffusione di "Xylella fastidiosa subspecies Pauca ceppo CoDiRO ANNO 2016.
Creato il 19 marzo 2016 da Antoniobruno5Si parte subito con le buone pratiche, per impedire ai vettori giovani di diventare adulti e propagare l'infezione. (chi farà queste buone pratiche?) Mi riferisco alle arature per abbassare la popolazione di neanidi di Philaenus spumarius sempre che l’unico vettore sia questo insetto. Ma anche in tale ipotesi chi farà le pratiche colturali essendo la maggior parte degli oliveti del Salento leccese di estensione piccole e piccolissime e di proprietà di vecchietti il più giovane dei quali ha 75 anni? I vecchietti che già hanno già difficoltà a trovare persone che raccolgano le olive. Per quanto attiene le strade Anas quest’ultima provvederà. Ma chi provvederà per le strade provinciali che sono già tutte piene di rifiuti che la Provincia non rimuove poiché non ha risorse che si farà? E per le strade comunali chi ci penserà? e con quali risorse? Per i 500 - 600 chilometri di reticolo idrografico (canali di bonifica) con assenza di risorse economiche chi provvederà? E per i 1500 chilometri di fasce demaniali che sono la rete idrica degli impianti di irrigazione (Arif, Arneo E Ugento) chi provvederà e con quali risorse finanziarie?
In un secondo momento, invece, si utilizzeranno gli insetticidi per uccidere i vettori adulti. (chi userà gli insetticidi?) Stessa difficoltà sia nei piccoli appezzamenti condotti da 75enni che per strade, canali e impianti di irrigazione chi provvederà a fare i trattamenti con gli insetticidi e con quali risorse? Il Prof. Nardone ha sottolineato che la priorità della Regione è il contrasto al batterio. Per contrasto ritengo che intenda il contenimento con la riduzione della superficie fogliare infetta sia degli olivi che delle altre piante ospiti. Acquisito che ci saranno i tecnici che faranno il monitoraggio per sapere quali e quanti piante ospiti infette ci sono nel Salento leccese bisogna fare il monitoraggio alle seguenti specie ospiti (scrivo di milioni di vegetali non so se nell’ordine di decine di milioni o centinaia di milioni): Acacia saligna (Labill.) Wendl. - acacia Asparagus acutifolius L. (asintomatico) - asparago selvativo Catharanthus Cistus creticus L. Dodonaea viscosa Jacq. Euphorbia terracina L. (asintomatico) Grevillea juniperina L. Laurus nobilis L. - alloro Lavandula angustifolia Mill. - lavanda Myrtus communis L. - mirto Myoporum insulare R. Br. (asintomatico) Nerium oleander L. - oleandro Olea europaea L. - olivo Polygala myrtifolia L. - poligala Prunus avium (L.) L. - ciliegio Prunus dulcis (Mill.) D.A. Webb - mandorlo Rhamnus alaternus L. (asintomatico) Rosmarinus officinalis L. - rosmarino Spartium junceum L. Vinca (asintomatico) Westringia fruticosa (Willd.) - ginestra Westringia glabra L. (asintomatico) - ginestra Chi farà le capitozzature a queste specie ospiti? E con quali risorse? Intanto i centinaia di migliaia proprietari di piccoli appezzamenti dovranno essere messi in grado di riconoscere queste specie vegetali e, soprattutto, dovranno monitorare tutte queste specie censendole su GIS attraverso le coordinate. Parto sempre in considerazione del fatto che il più giovane dei proprietari ha 75 anni. E chi farà le capitozzature nelle superfici demaniali (statali, regionali, provinciali e comunali)? «Dobbiamo continuare a indagare per trovare il sistema capace di far convivere l'olivicoltura con il batterio. Per questo non lasceremo nulla di intentato». L’olivicoltura intesa come attività imprenditoriale ha necessità di essere formata da piante sane e produttive in grado di dare reddito. L’unica via, a mio sommesso parere, è quella di trovare popolazioni di olivo tolleranti o resistenti. Tutto il resto darebbe luogo a olivi che, seppur in vita, avrebbero una produttività ridotta e quindi non idonei a una olivicoltura da reddito. Per quanto riguarda la tutela degli olivi monumentali a scopo paesaggistico e/o ambientale chi si accolla le spese per la conduzione sempre che i proprietari intendano farsene carico? Forse si sta pensando di acquisire tutto al demanio pubblico? E se è così, con quali risorse? E sempre se è così con quali spese per l’erario regionale per la conduzione annuale? Oggi ho sentito in streaming che il prof. Nardone ha indicato tre temi importanti su cui lavorare: Valutazione ambientale strategica (Vas), Ha un costo e soprattutto per quali misure si intende fare questa Vas, per gli insetticidi? E se è così, qual è la speranza che la Vas dia esito positivo? Mi sembra davvero molto improbabile che tale strumento di progettazione partecipata possa mai approvare la parte relativa alla lotta chimica con gli insetticidi su una superficie così estesa e con una contemporaneità di intervento. Studi giuridici multidisciplinari per capire come intervenire, anche coercitivamente, in alcune aree; Anche qui, stabilito il come si ha idea di quali risorse servano? Secondo me saranno ingentissime e non sostenibili, ma potrei anche sbagliarmi. analisi costi/benefici rapportata agli interventi previsti, soprattutto per sostenere monitoraggio e ricerca. Io fossi nel decisore farei per prima cosa l’analisi costi benefici che sempre a mio modesto avviso sarà la dimostrazione che tali Misure sono costosissime per dare benefici risibili. In sintesi meglio non fare nulla di quanto previsto in tali misure e destinare le risorse a due ricerche scientifiche: Questa è la mia opinione di dottore agronomo terra terra. Spero serva a qualcuno. Mi piacerebbe che chi si è avventurato si qui nella lettura scrivesse la sua opinione. Ancora Grazie per l’attenzione.
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