Antonio Canova nasce a Possagno, tra le pieghe delle colline asolane sul finire del 1757. Figlio di scalpellini da più generazioni, fu iniziato giovanissimo ai principi del disegno e dell’architettura. Appena tredicenne, entrò alla bottega del Bernardi, dove subito fu riconosciuta la felicità della sua mano e con la stima di patrono e amici, di lì a poco può iniziare a lavorare per conto proprio. La purezza dello stile e l’imitazione fedele della natura dei suoi lavori suscitano subito e ovunque immediata ammirazione.
La vita del Canova appare una cavalcata inarrestabile: a 17 anni apre il proprio studio a Venezia, a 24 é Roma, a 45 anni é scultore di corte di Napoleone I a Parigi. Riceve commissioni dai più importanti uomini del tempo, dai Papi a Napoleone, dagli Asburgo ai più eminenti membri dell’aristocrazia inglese. In continuo viaggio tra Roma, Parigi e Vienna, le richieste furono così elevate da portarlo a strutturare una vera e propria industria artistica sostenuta da un elevato numero di assistenti. Accumulò riconoscimenti. Fu nominato da papa Pio VII ispettore delle antichità e belle arti per lo Stato Pontificio e a seguire direttore dell’Accademia di San Luca a Roma, l’Accademia d’arte ufficiale dello Stato Pontificio.
Il suo stile deriva dalle antiche sculture greche e romane e anche nelle tematiche trattate, spesso si rivolge alla mitologia classica. Persegue l’idealizzazione delle forme, l’armonia delle proporzioni, l’eleganza di superfici limpide, fluide, raffinate. In un periodo in cui il gusto andava spostandosi dal rococò al neoclassico, Canova, innamorato e fine conoscitore dell’arte antica, si proiettò, nella scultura, al vertice del neoclassicismo. Paradossalmente, nel volgere del secolo che vide la fine della Repubblica Serenissima, Antonio Canova, il migliore dei suoi figli, dominò indiscusso su tutta la scultura europea. Canova muore nella sua Venezia, eterna sosta nel suo continuo viaggiare, il 13 ottobre 1822.