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Antonio Cossidente, boss dei Basilischi, scarcerato: nuova vita sotto protezione

Creato il 17 agosto 2011 da Yellowflate @yellowflate

Antonio Cossidente, boss dei Basilischi, scarcerato: nuova vita sotto protezionePotrebbe essere scarcerato nelle prossime ore il boss Antonio Cossidente, pentito dei Basilischi,quinta mafia,  collaboratore di giustizia da qualche settimana,potrebbe essere scarcerato in giornata, Cossidente attualmente si trova ancora ristretto nella struttura speciale  per collaboratori di giustizia a Paliano e, dato il suo status di pentito non dovrebbe ritornare a Potenza. Antonio Cossidente è in carcere dal 23 novembre del 2009, quando è scattato il blitz degli uomini dell’Arma ai comandi del capitano Antonio Milone contro le infiltrazioni della mala nel Potenza sport club di Giuseppe Postiglione, un curriculum criminale di “onore” ed una costrizione al 42 bis in strutture come Ariano Irpino e Bad’e Carros, una delle carceri peggiori d’Italia.

Cossidente sembra sia diventato collaboratore da meno di un anno ed è persino rientrato a Potenza per parlare con i suoi vecchi “compari”, non solo criminalità però nella vita del boss dei basilischi, nei verbali infatti pare si accenni pure a dei colloqui con il Sisde e delle contropartite che gli erano state promesse, per sè e per gli uomini del clan: amicizie e processi aggiustati, inoltre da pentito il basilisco  ha ammesso di gestire lo spaccio di cocaina rinvestendo i provventi nelle casse del Potenza sport club. Ha fatto i nomi di polici che hanno avuto sostegno elettorale in cambio di favori, assunzioni di comodo e così via.Sembra poi che abbia avuto l’idea di costruire una 5 mafia proprio mentre era cuoco nel carcere di Betlemme a Potenza, lì ha conosciuto Gino Cosentino, “faccia d’angelo”, mammasantissima del clan Facchineri di Cittanova.

La quinta mafia o dei basilischi ha dimostrato di avere nuove  articolazioni in tutto il territorio lucano, autonomia rispetto alle cos c h e  c a l ab r e s i, campane e pugliesi. Insomma i basilischi sarebbero una famiglia nuova made in Lucania nota solo dopo il 1994. I Basilischi nascono come una ’ndrina della ‘ndrangheta calabrese e da essa dipendono, sono protetti e aiutati. Ottenuto difatti il nulla osta dalle ‘ndrine dei Pesce e Serraino di Rosarno, L’organizzazione era formata  Don Saru dei Mammoliti che nomina come capo-società Renato Martorano Sembra abbiano avuto contatti anche con i MorabitoE’ Antonio Cossidente colui che racconta i pezzi della storia dei Basilischi, dalla droga alle estorsioni, il pentito rivela la struttura organizzativa dei Basilischi. “Il capo era Cosentino, Martucci si occupava del Vulture, nela Materano c’era D’Elia, nel Metapontino Lopatriello”.In  tre ore di interrogatorio la struttura organizzativa dei “Basilischi” e la composizione dei diversi clan originatisi dalla scissione dall’associazione madre: “I Basilischi operavano soprattutto tra Potenza e provincia, ha dichiarato Cossidente – io ero alla guida del clan potentino, mentre Saverio Riviezzi guidava la famiglia pignolese. Gestivamo diverse attività illecite, ma ci occupavamo soprattutto del traffico di droga. Noi di Potenza compravano la droga in provincia di Napoli, perché ero stato detenuto insieme al capo della famiglia Annunziata, Aquino di Boscoreale, ma avevamo contatti anche con la ’ndrangheta calabrese. Il clan di Riviezzi, invece si riforniva soprattutto in provincia di Salerno”. Per ogni attività illecita, il clan aveva i propri “referenti”: “Il luogotenente della droga per il potentino era Carmine Campanella, in più avevamo vari fornitori di Potenza e provincia vicini all’organizzazione come Giovanni Lottino, Savino Giannizzari, Carlo Troia e Francesco Mancini”. Un’attività, quella del traffico delle sostanze stupefacenti che portava ad un guadagno sostanzioso: “Prendevamo la cocaina, la pagavamo ad un prezzo e il guadagno dipendeva dal quantitativo che riuscivamo a smerciare. Nei periodi migliori riuscivamo a vendere anche un chilo di droga al mese”. Sarebbe riduttivo, tuttavia, limitare l’ambito d’azione dei Basilischi al solo traffico di droga, come ribadito dallo stesso Cossidente: “Gestivamo il business della sicurezza nei locali pubblici tra Potenza e provincia e diverse attività estorsive ai danni di alcuni imprenditori”. Cossidente ha poi parlato della presenza di un vero e proprio bunker di armi, dove gli affiliati potevano rifornirsi senza problemi: “Quella dei Basilischi era un’associazione armata – continua Cossidente incalzato dalle domande del gup e del pm – avevamo un luogo dove custodivamo le armi che andavamo a prendere all’occorrenza. In ogni caso, ciascuno di noi aveva con sé una pistola personale, per ogni evenienza”. I Basilischi, come evidenziato dall’ex boss, erano quindi un’organizzazione che si era dotata di referenti sull’intero territorio regionale, tramite accordi e alleanze con altri clan mafiosi: “Noi potentini collaboravamo con la famiglia Cassotta – ha dichiarato Cossidente prima di svelare la struttura organizzativa del clan -. Il capo era Cosentino, Claudio Martucci si occupava della zona del Vulture, nel Materano c’era Giuseppe D’Elia del clan Zito di Montescaglioso, nel Metapontino invece i referenti erano Giuseppe Lopatriello e la famiglia Scarcia. Infine, Riviezzi guidava la famiglia pignolese ed io quella potentina. Questi i gradi all’interno dei Basilischi fino al 2002. (Nuova del sud)

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