Di Ciro Scognamiglio. Il sottosegretario allo sviluppo economico Antonello Giacomelli, oggi in Commissione di vigilanza Rai ha trattato diversi temi caldi per la tv pubblica, in particolare le lettere del «canone speciale, l’operazione del taglio di 150 milioni di euro, la vendita di Raiway ed infine il contratto di servizio e il suo iter.
Sulle «lettere inviate dalla Rai ai possessori di partita Iva non trovo passaggi particolari nel testo, se non una discrasia tra ciò che si scrive nella lettera e ciò che si trova sul sito – spiega Giacomelli – l’anomalia, semmai, è nell’individuazione dei destinatari, che, se più mirata e precisa, produrrebbe effetti migliori. Non credo sia questo un modello di rapporto con i contribuenti, né un’iniziativa da ripetere».
«La nostra intenzione – premette il sottosegretario allo sviluppo economico - è una riforma radicale del canone per come lo conosciamo», sottolineando come sia «necessario anche un intervento più complesso sulla normativa» che indica come soggetti a canone quegli apparecchi «atti o adattabili» alla ricezione dei programmi tv. Una dicitura da «riformare con più precisione, soprattutto alla luce dell’evoluzione tecnologica, perché consente un’interpretazione non univoca». Ad ogni modo, per il sottosegretario, «non è possibile continuare con una tassa che ha un’evasione così alta. È nostra intenzione fare in modo che questo sia l’ultimo anno in cui il canone verrà pagato con queste modalità». Nel frattempo, il «pasticcio» del Canone speciale in Commissione solleva proteste da più parti. «Non ho avuto la sensazione di uno spavento di massa – risponde Giacomelli – semmai sento l’irritazione profonda dei contribuenti, verso un contributo già avvertito come odioso. Ho letto il testo – aggiunge – e quello che manca» nei bollettini inviati «è quanto invece precisato sul sito rai.it», ovvero che la tassa è destinata non a tutti i possessori di partita Iva, ma «alle attività commerciali con scopo di lucro» come alberghi, pub ecc.
Sul taglio da 150 milioni di euro richiesto dal Governo e della vendita di Raiway, Giacomelli afferma «La Rai avrà già in questo esercizio un saldo positivo, non negativo». «Mi sento di escludere ogni tipo di riflesso negativo sull’attività della Rai» «E’ un contributo doveroso. Preso atto della mancata risposta da parte del presidente Tarantola circa il dettaglio delle sedi regionali Rai», sottolineata in audizione, Giacomelli aggiunge: «Mi piacerebbe ci fosse un’analisi complessiva non solo dei costi ma anche delle attività, diverse da sede regionale a sede regionale». Se la Rai non ha ancora ottemperato agli «obblighi di trasparenza sui compensi, il Governo non ha difficoltà a inviare un sollecito all’azienda per adeguarsi agli obblighi di legge». Tornando poi sulla questione della vendita di Raiway, «si tratta – spiega – di togliere la Rai da una situazione di immobilismo, che non è stata positiva per l’azienda in questi anni. Altri si sono mossi diversamente e ne hanno tratto significativi vantaggi di relazioni e mercato. Noi siamo convinti che Raiway sia un valore e debba essere controllata dallo Stato, ma non in statica contemplazione dell’immobilità. Per noi – prosegue – questo è un passaggio sulle infrastrutture che conferma la nostra visione del controllo pubblico, ma apre a un utilizzo più dinamico negli interessi del paese».
Sul contratto di servizio e il suo iter, «più parti politiche hanno chiesto di anticipare la discussione complessiva rispetto al termine del 2016 per il rinnovo della convenzione e la riforma dell’azienda. Il Governo si è detto disponibile a farlo in autunno». «Io non sottovaluto il lavoro della Commissione – prosegue Giacomelli -. Facciamo però insieme una valutazione di come le cose possano stare in una scansione temporale che convenga all’azienda. Non ho nessuna difficoltà a condividere il testo dopo il lavoro fatto dalla commissione». La questione posta sul tavolo è se sia meglio insistere subito per firmare il contratto di servizio o se il lavoro della commissione sia da considerarsi propedeutico. «Capisco la questione dei tempi», risponde ancora Giacomelli, sottolineando la necessità di «non disperdere il lavoro fatto con cui già si traguarda una fase nuova del contratto di servizio pubblico». Secondo Giacomelli «gli scenari che si aprono oggi sono diversi per quanto riguarda l’assetto della comunicazione. La concezione di servizio pubblico è una, ma l’arrivo di soggetti diversi su piattaforme diverse provoca un cambiamento complessivo del sistema. Penso ad esempio alla distribuzione della pubblicità. Siamo consapevoli che quando il Parlamento affronterà la questione del servizio pubblico non potrà non affrontare complessivamente il tema». Alla Rai, chiarisce successivamente Giacomelli, «avevamo chiesto in una prima fase» di concentrarsi «sugli aspetti gestionali e poi su quelli editoriali. Il lavoro che noi avevamo immaginato – aggiunge – prevedeva un’intensa fase di consultazione con le parti. L’impegno che ci siamo presi è l’autunno».