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Antonio (Gramsci), Luca e Paolo

Creato il 19 febbraio 2011 da Gaetano61
Che la coppia di comici Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu declamasse un testo di Antonio Gramsci al Festival di Sanremo, francamente, nessuno se lo sarebbe aspettato. E penso che senza l'esperienza di  Vieni via con me di Fazio e Saviano dello scorso novembre, un pezzo di televisione così non si sarebbe  davvero potuto immaginare. Un testo, tratto da "La citta futura", numero unico della Federazione giovanile socialista piemontese del 1917, anche letterariamente straordinario, che assume a tratti accenti di poesia, come nel punto in cui si dice: 
"Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare". 
Un testo che ancora una volta ci parla di un italiano a tutto tondo, che nella contrapposizione agli "indifferenti" richiama l'obbligo morale per tutti i cittadini alla responsabilità del vivere sociale e politico. Un richiamo che, in un periodo di distacco tra la politica e i cittadini, è come un balsamo contro la tentazione di lasciar perdere tutto, di rinchiudersi nel proprio guscio. Qui di seguito il video di Luca e Paolo, tratto dal sito de l'Unità, il giornale fondato da Gramsci nel 1924 e, sotto, il testo. Per chi volesse consultare il testo integrale di Antonio Gramsci, leggere qui:
«Odio gli indifferenti.
Credo che vivere voglia dire essere partigiani.
Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.
Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia.
L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E’ la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti.
Chiedo conto ad ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.»

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