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www.antonioseveri.com L'INTERVISTA Ci siamo conosciuti attraverso la musica degli Stereokimono e ora ti ritrovo… solitario: chi è in realtà “l’artista” Antonio Severi?
Suono la chitarra da una vita ed è il mio strumento principale, ma mi diletto anche con tastiere e percussioni. Ho fatto parte di numerosi gruppi, sia dell’area romana che di quella bolognese. Nel ’98 assieme ad Alex degli Stereokimono abbiamo pubblicato un cd di musica ambient-elettronica col nome di Ozis. Poi con Stereokimono, il gruppo di rock psicofonico obliquo, abbiamo pubblicato tre album tra il 2000 e il 2012, due dei quali con l’etichetta “Immaginifica” di Franz Di Cioccio. Faccio inoltre parte dei Blanche de Namur, una tribute band dei Police, ho scritto diverse colonne sonore per Albateatro, un gruppo teatrale “aperto” il cui fulcro siamo io e l’attrice e regista Paola Favia, ho sonorizzato diversi documentari educativi usciti poi in dvd. Parallelamente ho sempre composto e registrato da solo una quantità di materiale di vario genere ed in particolare tantissimi brani per chitarra classica, folk e a 12 corde e sentivo l’urgenza di far uscire finalmente dalle mura domestiche anche queste “creazioni” a cui tengo particolarmente. Naturalmente gli Stereokimono sono vivi e vegeti e attualmente stiamo lavorando sia per rinnovare il nostro live-act che per comporre il materiale che farà parte del nostro quarto album. Chiaramente con i tempi che ci contraddistinguono, cioè moooolto lentamente!
E l’uomo? Racconta qualcosa che abbia profondamente inciso sul tuo modo di fare musica.
Tutto quello che accade intorno a noi ci influenza profondamente, poi ci sono avvenimenti più rilevanti di altri che lasciano il segno. Nel mio caso la nascita di mio figlio, evento indimenticabile, o il trasferimento in un’altra città (da Roma, dove sono nato, a Bologna). Ma anche qualche viaggio o esperienza particolarmente importante può aver contribuito a forgiare la mia personalità e perché no, anche il mio stile musicale che si sarà evoluto (spero!) da quando a dodici anni “rubai” a mio cugino una delle sue chitarre e mi feci insegnare i primi accordi.
Che cosa regala in più un album per sola chitarra, rispetto al normale gioco di squadra?
Oltre ad essere un album per sola chitarra è anche totalmente autoprodotto, composto, suonato, registrato, mixato da me. Quindi totale libertà, nessun compromesso, tutte le scelte erano mie, con i pro e i contro di questo modo di lavorare. Ho vissuto questa esperienza come una specie di sfida personale e mi sono divertito molto nell’affrontarla. Il lavoro di gruppo è diverso, porta sempre a sacrificare qualcosa, devi muoverti entro spazi un po’ più limitati e adeguarti al modo di lavorare di ognuno. Però quella magia che scaturisce interagendo con altri musicisti è unica, quindi ci vuole l’uno e l’altro e io amo entrambe le cose.
Come vivi il tuo rapporto con la chitarra? Simbiosi o relazione di assoluto rispetto?
La parola “rispetto” mi fa pensare ad una sorta di distaccata venerazione. Quindi preferisco “simbiosi”, l’essere un tutt’uno con lo strumento, percepirne le vibrazioni e influenzarsi a vicenda. Io la faccio risuonare e lei mi rimanda indietro le sue onde, stimolando non solo la mia parte razionale, la mente, ma anche il corpo e la mia parte più istintuale.
Che cosa è Sunday Morning… il riassunto di un periodo di vita o una necessita di fuga dalla routine?
Il titolo “Sunday Morning”, mi è venuto in mente mentre pedalavo in bicicletta la domenica mattina verso un parco, cosa che faccio ogni tanto per rilassarmi. Per questo, quando ho visto il quadro di Enrico Zappitelli ho pensato che fosse la copertina perfetta per il disco. Rappresenta proprio un ciclista che si riposa sulla panchina di un parco cittadino, una persona tranquilla e rilassata in un giorno festivo, lontana dai problemi quotidiani e quindi sì, in quel momento in fuga dalla routine. Però l’album è anche un riassunto di un periodo di vita perché gli undici brani che lo compongono sono nati in epoche diverse, ci sono cose composte recentemente, addirittura alcune parti mentre stavo già registrando, e cose più “antiche” di quando ero molto più giovane e che magari negli anni hanno subito modifiche, cambiamenti, e che sono cresciute con me. In realtà poi i brani in cantiere, quasi tutti già registrati, sono ben trentatrè! Il progetto è quindi quello di pubblicare almeno una trilogia, magari sempre con la copertina di Enrico e far vedere la luce al più presto anche agli altri ventidue.
Trattasi di album concettuale?
Non c’è un “concept” di base vero e proprio, anche se alla fine mi sono accorto che molti titoli rimandano all’acqua. “Onde”, da cui ho tratto un videoclip tutto giocato sulle onde del mare (si può vedere sul mio canale YouTube), “Sailing”, “Il Fiume”, “Il Vecchio e il Mare”, “A Rainy Afternoon”… C’è quindi questo elemento acqua che fa da filo conduttore, ed è curioso che sulla copertina ci siano invece altri due elementi, terra e aria. Dovrò mettere del fuoco nel prossimo disco per compensare!
Fornire dei titoli a episodi strumentali significa, anche, aiutare l’ascoltatore a decodificarne i significati intrinsechi: come nasce l’attribuzione in questo caso?
Non c’è una regola, ma la maggior parte delle volte chiudo semplicemente gli occhi mentre sto suonando e lascio che mi vengano a mente delle immagini, che la musica mi suggerisca lei stessa un’atmosfera, un paesaggio, una situazione.
Da dove prende spunto, nel tuo caso, l’ispirazione che conduce alla creazione dei tuoi brani?
Compongo quando sono particolarmente felice o particolarmente triste, se l’umore è “medio” è più difficile che venga l’ispirazione. Spesso viene proprio mentre stai suonando, sperimentando, quando sei completamente immerso. Oppure usando sulla chitarra accordature diverse da quella standard, anche alcune inventate da me, strategia che porta all’utilizzo di armonie inusuali e fornisce lo stimolo per creare qualcosa di nuovo.
Sei pienamente soddisfatto di questo tuo nuovo lavoro?
Non si è mai soddisfatti al 100% quando si finisce un lavoro e lo si pubblica. Però arriva il momento di mettere un punto e andare avanti, altrimenti il desiderio si perfezionamento può avere la meglio e si rischia di rimanere intrappolati.
Hai previsto una pubblicizzazione live?
Certamente. Ho tenuto un concerto/aperitivo di presentazione dell’album a Bologna, proprio una domenica mattina (Sunday Morning…) in una sala situata in un parco cittadino. E’ stato un evento interessante, ho suddiviso la presentazione in due parti con un intervallo gastronomico e devo dire che la cosa è piaciuta molto (sia la musica che l’aperitivo!). Spero di poter presto presentare il disco anche in altre città: il mio show può essere di lunghezza variabile da 30 minuti, magari come apertura a qualche gruppo importante, fino a un’ora e mezza o due ore se suono da solo (allargando la scaletta anche agli altri miei brani), alternando diverse chitarre e avvalendomi di un looper per realizzare stratificazioni sonore.
Biografia
Antonio Severi nasce a Roma e vive a Bologna ormai da molti anni. E' prevalentemente chitarrista ma suona anche tastiere e percussioni. Ha suonato con numerosi gruppi sia dell'area romana che di quella bolognese e fa parte attualmente degli Stereokimono (rock psicotonico obliquo), degli Ozis (electronic-ambient), dei Blanche de Namur (The Police Tribute Band) e del gruppo teatrale Albateatro. Con gli Stereokimono ha pubblicato tre album, due dei quali con l'etichetta Immaginifica di Franz Di Cioccio (PFM), un cd con gli Ozis e diverse colonne sonore di DVD educativi oltre alle musiche di numerosi spettacoli teatrali. E' di quest'anno (2013) la pubblicazione del suo primo album solista "Sunday Morning"
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