In merito al comunicato stampa del collega consigliere del PD sulle cooperative, intendo esprimere con chiarezza il mio personale punto di vista. L’accorpamento di due distinti Ordini del Giorno, non solo per similarità ma per strumentalizzare l’argomento, nascondeva un piccolo tranello e che cosa si nascondeva in quei due ODG lo sa solo il consigliere Bori che per mistificare è un “simpatico” esperto.
Ho votato in entrambe le occasioni contro gli ordini del giorno perché si vuole strumentalizzare la figura del lavoratore.
Non nascondo che erano anche finalizzati a “rafforzare e legittimare di più il sistema cooperativistico” ma è bene che la sinistra sappia che quanto succede è tutta colpa sua, in un periodo di crisi hanno purtroppo imparato a copiare costituendo anche le cooperative spurie.
Purtroppo in una società “senza lavoro” le risposte sono limitate e per quel che riguarda la nostra regione non esiste più altro modo di trovare lavoro se non ripiegare nel mondo delle “cooperative umbre“. Ma è quantomeno semplice buttare il sasso e nascondere la mano; ci si nasconde dietro i lavoratori, non per chiedere maggiori tutele, ma per tutelare una oliata macchina cooperativista.
E’ purtroppo l’unico strumento lavorativo tutelato dal governo con tutte le salvaguardie del caso e sotto ogni punto di vista, orientato a ben vedere a beneficio di presidenti di consigli di amministrazione, dirigenti e consulenti meno ai lavoratori ai quali porto tutta la mia solidarietà perché costretti lavorare con stipendi da fame e ad alimentare un indegno sistema clientelare.
Mi allineo con quanto detto nei precedenti giorni dal pentastellato Andrea Liberati che ha parlato di cooperative politicizzate che sottopagano i lavoratori.
Le cooperative nascono nella seconda metà del milleottocento come società i cui aderenti impegnano sia il capitale che il lavoro per ottenere, dalla gestione in comune, condizioni più vantaggiose di quelle offerte dal mercato; le prime cooperative erano degli spacci che acquistavano i prodotti alimentari all’ingrosso per rivenderli a prezzo di costo. Col tempo a queste cooperative di consumo se ne affiancarono d’altra natura, come le cooperative di produzione e lavoro, le agricole di edilizia di trasporto di credito, le cooperative sociali e quelle miste. Oggi i soci di Legacoop superano gli otto milioni e l’esercizio l‘80% si occupa di distribuzione, il 20% per cento è suddivisa fra servizi turismo edilizia agroalimentare pesca industria e altre attività in quanto nate con l’unico scopo di perseguire l’interesse generale della comunità all’affiancamento civico economico e morale del lavoratore e del cittadino.
Le cooperative godono di benefici fiscali, PRIVILEGIO CHE FORSE AVEVA UNA SUA RAGION D’ESSERE ALL’INIZIO DELLA ESPERIENZA, ma visti i nuovi interessi , le partecipazioni, i progetti imprenditoriali e la compromissione con il mercato, OGGI APPAIONO DECISAMENTE FUORI LUOGO. Dotate di solenni Carte dei Valori zeppe di maiuscole, maestosi propositi e di badilate di “ correttezza “ , “trasparenza “ “onestà “ “ giustizia “ “spirito cooperativistico”. Solo parole e con quei principi “su carta” i dirigenti hanno preso il posto della classe media. Di contro i lavoratori sono e rimangono su un piano sociale più basso.
Da un pezzo le Coop hanno perso o proprio gettato alle ortiche la loro anima (ma non certo i privilegi fiscali): Giovanni Donegaglia, presidente quando una coop era davvero tale, aveva una busta paga di 20 mila euro l’anno; la paga di Giovanni Consorte era di un milione e mezzo di euro all’anno in quanto ai risparmi non si sa, però si sa che con due o tre consulenze s’è intascato puliti 25 milioni di euro. Tutto normale? Ammirevole prova di attaccamento ai “ valori” con la minuscola.
Mi basta questo per votare contro, andiamo a chiederlo a tutti coloro e a quelle categorie soffocati dalle tasse e prive di agevolazioni che si son visti costretti a chiudere le piccole attività non potendo competere con il sistema cooperativistico qualcuno più fortunato è stato assunto dalle cooperative ma è disceso nella scala sociale di molti gradini. Un pensiero lo rivolgo a tutti coloro che si sono tolti la vita perché le cooperative ormai hanno sottratto lavoro su tutti i fronti. La piccola impresa, le partite iva sono ormai allo stremo, non riescono ad ottenere agevolazioni fiscali per sopravvivere. E’ una vergogna, non c’è pari competizione, non è ora che si parte tutti dallo stesso punto di partenza? Concludo affermando che dal punto di vista morale la parola “spurio” è un boomerang che vi si ritorce contro; niente è di più spurio di ciò che è addirittura legalizzato, e di esempi in questo paese ce ne sono tanti anche l’attuale presidente del consiglio è politicamente spurio perché non legittimato dal voto popolare. Io non ce l’ho con i lavoratori che stimo e con cui sono solidale ma con coloro che vogliono far credere che li vogliono aiutare.
Consigliere Forza Italia
Antonio Tracchegiani
Commento: la concorrenza sleale causata dalle agevolazioni fiscali alle cooperative non è più accettabile, aggiungiamo anche che i lavoratori delle cooperative stesse per lavorare, oltre a ricevere una paga “minima” devono versare anche una quota annuale di centinaia di euro alle cooperative stesse, sfiorando una sorta di moderno caporalato. F.L.R.