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Progetteranno, a seguito di un'intensa corrispondenza, una fuga, la loro fuga d'amore.
Forse è meglio che mi fermi qui, per non svelarvi troppo e troppo nel dettaglio. Quindi ci giro un po in torno e dico che un film da vedere, non solo per lo splendido lavoro di continua ricerca estetica (vera delizia per gli occhi!) ma e sopratutto per la storia d'amore. Per quella semplicità che solo due ragazzini "puri", estranei alle maniere comuni, che accelerano con grande naturalezza le varie fasi dell'amore, in barba alle convenzioni, all'età, capaci di saltare con la stessa semplicità da un campanile o da uno scoglio, in sincronia, insieme. Due ragazzini, due storie diverse, la stessa solitudine. La cosa che mi ha colpito di più in questo film è il punto di vista. Quello di chi viene considerato spesso troppo giovane, non usuale nei film e spesso poco reale. Si è soliti pensare che esperienza e saggezza possano portare a prendere le decisioni "giuste", ma chi ci dice che il percorso che porta alla decisione sia quello giusto? Giusto per chi? Dopotutto è una questione di punti di vista, questo aspetto è davvero interessante. Tanto che gli adulti vengono dipinti esasperati e confinati nella sicurezza (o insicurezza) delle loro vite, dal lavoro (vedi servizi sociali) tanto da perdere, a volte completamente, la ragione e non accorgersi di cosa succede oltre il loro naso. Il mondo parallelo dei ragazzi.
Questi sono gli attori che giocano il ruolo "da antagonisti", nella maggior parte del film.
Ovviamente non poteva mancare Bill Murray, attore a quanto pare feticcio di Wes Anderson.
La musica che accompagna il film è davvero piacevole. Viene aperto e chiuso con "Young Person's Guide to the Orchestra" di Benjamin Britten, una raccolta di vinili, che non conoscevo affatto ma sembra essere stata fondamentale per i bambini degli anni Settanta. Parlando ancora di musica, il fatto che in riva al mare parta d'improvviso, come una dichiarazione d'intenti, su un gira dischi color pastello, "Le temps de l'amour" di Hardy, aprendo delle danze improvvisate e sgangherate basta per farlo entrare a pieno diritto tra i miei film preferiti. Ultimissima cosa, l'alfabeto di Moonrise Kingdom. E' stato addirittura pensato un alfabeto per questo film, con eleganti lettere gialle. A proposito di lettere, certi primi piani della corrispondenza tra i due ragazzi o messaggi lasciati qua e là mi hanno ricordato parecchio la regia del "Favoloso Mondo di Amélie". Dopotutto Anderson ha dichiarato di essere parecchio influenzato dalla cultura francese ed è evidente in alcuni particolari.
Non ci si può lamentare della mancanza di particolari, della cura minuziosa dei dettagli. Non solo nell'immagine, anche nei dialoghi, semplici ed incisivi, senza giri di parole, colpiscono nel segno.
Una splendida favola romantica, che a volte un film con protagonisti degli adulti difficilmente riesce ad essere.
E' tempo di iniziare una maratona di Anderson's movies, non potrà deludermi, lo so.
Erika
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