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Anziano padre aggredisce figlio con problemi psichiatrici

Da Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Domenica scorsa  sono andato all'ospedale di Sesto San Giovanni (Mi) per far visita ad una amica che aveva partorito da poco.  Mentre cercavo il padiglione di neonatologia con la mia compagna, delle urla catturarono improvvisamente la nostra attenzione. Poco distante da li' si vedeva un uomo sulla quarantina, corpulento,con evidenti sintomi di ritardo mentale che veniva sonoramente malmenato da un anziano. Ci avvicinammo e con noi altri passanti che stavano assistendo alla scena. Il signore anziano ( 75-80 anni) fece  in tempo a sferrare due pugni e due ceffoni prima che un ragazzo  potesse intervenire per interrompere quell'orribile scena.
"Oh, che cazzo fai? La devi smettere!"
Il signore anziano si girò di scatto e urlò a tutti di lasciare perdere e di andare via perche' lui era il padre.
Come se questo potesse giustificare le percosse dirette al figlio.
Nonostante si fosse riunito intorno un gruppetto di persone, il temerario anziano tentò di portare via la sua vittima che si aggrappava impaurita ad un corrimano. A quel punto decisi di fare qualcosa frapponendomi tra i due con l'aiuto di un pubblico ufficiale in borghese che nel frattempo era intervenuto.
"Sono il padre, voi non potete capire, lui é malato , é psichiatrico. Non sapete cosa significa avere un figlio così. Ora vado a chiamare gli infermieri."
Mentre pronunciava quelle parole  ho visto molta rabbia e frustrazione, che però non potevano e non dovevano giustificare quello che aveva appena fatto.
Quando si allontanò, noi restammo  con Franco.
Franco non parlava molto bene, o comunque utilizzava un codice di comunicazione che per la maggior parte delle persone era incomprensibile. Comunque riuscimmo ad intuire che era ricoverato da molto tempo e che aveva molta paura del padre. Mentre chiacchieravamo non potei non notare i segni sul collo che i ceffoni gli avevano lasciato.
Dopo cinque minuti  tornò il padre scortato da due infermieri e,vedendolo, Franco mi abbracciò impaurito e tremante.
Spiegammo la situazione ai due signori con il camice bianco che ci fecero capire di conoscere bene la situazione già accaduta altre volte.
Il padre tentò un ultima volta di afferrare il figlio, ma a quel punto gli presi la mano e gliela rimisi a posto.
"Tu non sai cosa significa avere un figlio così!".
"Hai ragione, non lo so. Ma le mani non si alzano su nessuna creatura del mondo", risposi con fermezza.
Prima di andarsene, rivolgendosi al figlio disse : " Hai visto cosa hai fatto? Per colpa tua ci vediamo fra un mese!" E voltò le spalle, camminando a passo spedito verso l'uscita.
Franco lo guardò e mentre gli infermieri lo accompagnavano in reparto pianse non capendo di quale colpa stesse parlando.
Al mio nuovo amico Franco e a tutti i Franco dedico questa canzone con l'augurio che un giorno ci possano perdonare tutti.

Domenica scorsa l'umanità ha perso qualcosa

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