Cari amici forse non più giovanissimi, dobbiamo parlarvi di un'altra morte inattesa (quest'anno veramente troppe) che forse a qualcuno ha dato un'apateporia perché contraddice l'assunto libertario che tende ad esaltare genio e sregolatezza. Insomma è morto un vero mito e un modello di Mutantropia per chi ha avuto vent'anni trent'anni fa: il grande Freak Antoni . Purtroppo dopo aver passato troppi anni in ombra, relegato al ruolo di simpatica bizzarria del passato artisticamente sopravvissuta a se stessa.
Un modello di Mutantropia, si diceva. Certo gli Skiantos nacquero alla fine degli anni '70, prima di loro solo gli Squallor a rappresentantare una comicità brada, bassa e goliardica (in contrapposizione a quella "raffinata", per quanto popolare, dei vari cabarettisti milanesi Jannacci, Svampa, Cochi e Renato ecc), in un milieu culturale assolutamente diverso da quello di oggi, in cui sarebbero stati semplicemente e bellamente ignorati, sommersi da dosi di conformismo schiacciante, boicottaggio mediatico e distrazione carnale (Miley Cyrus, l'unica provocazione la fanno fare a te o alle mutande delle Serebro! Quanti martelli ci dobbiamo leccare?). Nella seconda metà di quel decennio invece, per quanto male sia di moda parlarne, c'erano veramente un altro livello culturale, un'altra consapevolezza e un altro impegno sociale.
Che però, diciamo così, per quanto si trattasse di un ambiente infinitamente più favorevole di quello odierno, quest'atteggiamento troppo pieno di certezze incrollabili e troppo spesso di tipo materialista o assolutista, fra loro in rapporto dialettico, non era ancora la soluzione ai problemi dell'uomo o della società. Infatti qui si è innestata la provocazione degli Skiantos, contro ogni determinazione sociale, contro ogni facile interpretazione dogmatica ammantata di kultura che poi, si sa, ti cura con premura. Inconsapevolmente (secondo noi) contro ogni ipocrisia che riversava nell'impegno sociale "esterno", e forse anche un po' di facciata, ogni azione umana, relegando così in secondo piano le dinamiche interiori anche mutantropiche. Insomma un imbecille impegnato socialmente era sinceramente convinto di essere superiore ad un pensatore collettivamente timido, tacciato quindi di individualismo.
Il loro "metodo" mutantropico fu quello di rigettare tutto quest'impegno di facciata nel nome di un'istintualità selvaggia e a dir poco non meditata, da loro definita demenziale. Fra i vantaggi profetici che un simile approccio portava c'è stata la stigmatizzazione di una sorta di psichiatria "pubblica" (laddove la cultura condivisa a mo' di nuovo buon senso collettivo si sostituiva alla capacità di ascolto e comprensione), l'anticipare la totale mancanza di rispetto che l'arte di lì a poco avrebbe avuto per la sua audience ("siete un pubblico di merda", ma oggi abbiamo Morgan e X-Factor ;), i rischi del cibo come panacea ("i gelati sono buoni", ma oggi abbiamo gli obesi), dello strapotere finanziario ("brucia le banche, bruciane tante", ma oggi abbiamo il binomio loro strapotere/crisi) e della disinvoltura pubblica nel sesso con minori ("mi piaccion le sbarbine", ma oggi abbiamo Berlusconi :).
Una Mutantropia assolutamente anticonformista, quindi, ma non abbastanza profonda e anegoica per poter risultare veramente duratura e incisiva. La demenzialità assolutamente acculturata di Elio e le Storie Tese, la next big thing dopo di loro, l'aveva nei fatti già contraddetta e superata. Ed è proprio in questa contraddizione intrinseca che il buon Freak Antoni si dibatterà tutta la vita, fino a quel grido di sconfitta che sarà nei fatti il titolo Non C'è Gusto in Italia a Essere Intelligenti. Purtroppo l'evoluzione dell'uomo non è stata prevista per successive degenerazioni, cioè "grattando il fondo del barile" morale o etico del suo stato di vita. Il disco del 2009, Dio ci Deve delle Spiegazioni è forse segno proprio di un dubbio in merito. Insomma, all'ottima e intelligentissima provocazione della sua pars distruens filosofica mancava il contrafforte di un'altrettanto efficace pars costruens, che in parte fu proposta e commercialmente sfruttata dal buon Elio (forse per questo da Freak mai amato).
A ciò si aggiungano i notori problemi con l'eroina di cui è sempre stato schiavo, suo grande limite esistenziale ed eterno ostacolo alla sua credibilità. Abbiamo parlato in abbondanza dell'autolesionismo degenerativo intrinseco all'uso di sostanze stupefacenti e della loro funzionalità nel fenomeno deteriore del sacrificio del mutantropo. Oggi un grande ci ha lasciato. Un grande che non era riuscito ad essere tale tanto quanto avrebbe voluto, ma che ha dato il suo contributo nell'abbattimento di quel muro di ipocrisia e perbenismo che la Mutantropologia chiama osnoblosi.
Che il suo esempio insegni al secolo che per essere veramente deosnoblotici, oltre a un'inevitabile consapevolezza, non basta solo distruggere ma è anche necessario vibrare a un certo stato di vita, che poi... è stato di coscienza.