Chi ci segue per certe ragioni probabilmente ci manderà al diavolo: un altro post politico, nonostante le nostre ripetute intenzioni contrarie. Ma poter parlare del segretario del Partito Democratico in questo frangente è occasione davvero troppo ghiotta, esemplare e in fondo di rilevanza più sociale che politica. E poi sarebbe anche giusto farlo se non altro per par condiscion, no? ;)
Perché ci rimase impressa la dichiarazione con cui, nel dicembre del 2011, Pierluigi Bersani motivò il suo beau geste, la sua intenzione di rinunciare alle elezioni anticipate, accettando anzi proprio appoggiando il governo tecnico, per "non governare sulle macerie". Sicuro in modo quasi borioso della sua vittoria, da un punto di vista miope aveva anche ragione: l'esborso elettorale sull'instabilità economica di quel periodo, con la nostra credibilità internazionale profondamente minata dalla flagranza dei danni berlusconiani, ci avrebbe portati sul lastrico.
Ma almeno eravamo più ricchi: oggi, dopo più di un anno di montismo, stiamo decisamente peggio. Ora alle macerie economiche si sommano quelle sociali e quelle "finanziarie", nel senso di fabbisogno finanziario personale delle famiglie. L'unica cifra che è andata bene è stata quella che interessa i principali acquirenti di debito pubblico, le banche, cioè lo spread, ma ora traballa anche quello. Nel frattempo, nel torbido ha rialzato la testa il suo solito sguazzatore, il Cavaliere (e chi altri?), mentre per l'inettitudine - perché questa ha dimostrato il governo tecnico, dalla Fornero a Grilli - sono emersi i più vari rottamatori, di partito (Renzi) o sedicenti estranei (Grillo), in grado di ridimensionare la boria del nostro a livelli imprevisti. Ed ecco l'Apateporia: non ci sono i numeri per formare un governo.
Al "ragionevole" Pierluigi Bersani, con la sua bella immagine di "brav'uomo", "bravo politico", "bravo ministro" sotto il governo Prodi, comunque uomo di apparato e di partito, anzi sempre di più, non è riuscito il mutamento a vero uomo di potere. O gli è riuscito solo fino a un certo punto, all'interno dell'apparato stesso, dove ha condotto anche una battaglia di democrazia (le primarie), ma è come se l'ego avesse sporcato tutto col suo interesse, la ricerca di potere avvertita come destino ineluttabile e meritato.
Oggi, anche se l'avesse questo potere, governerebbe comunque su macerie peggiori di quelle di allora. Ma il buffo è che non ce l'ha e persino Napolitano ha dichiarato il bisogno di una pausa di riflessione. Strano, perché il suo tentativo di apparire serio e pulito rispetto all'avversario a tutti ormai noto era sincero. Ma, nel regno dell'autoaffermazione, al re degli egonanisti non glie la fai. Tanto più che ne è emerso un altro, a spese di entrambi ma soprattutto sue, che in quanto a ego è meglio lasciarlo perdere. Insomma Berlusconi è più "puro", quindi più efficiente, nel suo far leva sui bassi istinti egoisti di ignoranti e opportunisti, così come Grillo lo è sull'indignazione e le componenti emotive, di pancia.
Ciò che vorremmo dire è che non è stato il voler dimostrare un pelo di etica la causa della sua debacle. No, forse non ancora debacle, per ora chiamiamola col suo nome: apateporia. È stato il voler essere mutantropo in modo egotico in un'arena di potere, quindi di ego, contro due più esperti di lui. Il suo beau geste è stato nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore osnoblotico, perché sporcato (guarda caso, l'avreste detto mai?;) da egonanismo, motivato sopra, e conformismo, cioè volontà di non dispiacere ai moderati e alla classe media in genere (la separazione con Di Pietro, il quasi-silenzio di Vendola, ecc ecc).
La sua triste parabola politica sembra insegnarci che la via dell'eumutantropo non è facile, innanzitutto perché difficilmente è pura, cioè veramente, profondamente (e non ipocritamente, opportunisticamente) scevra da egonanismo e conformismo. In ogni caso ci insegna che la sua via non ha successo in politica, agone dialettico egotico-emotivo per eccellenza. Ecco un'altra ragione per cui essa ci disgusta, ovvero ci interessa solo per i tanti esempi negativi che può fornirci.
Buona Pasqua di resurrezione, che è rinnovamento, Italia! ;)