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Apatia: la vita che si lascia scivolare addosso

Creato il 16 marzo 2012 da Postscriptum

 

Apatia: la vita che si lascia scivolare addosso

 Si può vivere senza emozioni? Senza un reale motivo che porti l’essere umano a lottare affinché si realizzino i suoi sogni?

Può vivere l’uomo, senza impiegare tutta la sua grinta, la forza, costringendo se stesso a dare sempre il massimo?

Credo che l’esistenza di un uomo sia incentrata proprio sulla motivazione che ha in ogni minima azione compiuta, sul costante proposito di migliorare la propria condizione, cercare sempre di salire quel gradino in più che lo separa dalla perfezione. Ciò, si badi bene, non per trovare l’arrivo, ma sempre un nuovo punto di partenza.

 I sentimenti si racchiudono e si riassumono in questo piccolo concetto, la vera essenza del cuore umano è assetata di passione; al contrario, si può benissimo affermare che l’apatia (a-pathos = senza emozione) fa inesorabilmente sprofondare in un abisso, come se si chiudesse a chiave l’anima, mettendola a tacere ed impedendole il benché minimo sussurro.

 È un voltare le spalle agli altri, ma in primo luogo a se stessi.

 La perdita di ogni interesse, la mancanza di motivazione e la riduzione o, nei casi più gravi, l’assenza di qualsiasi reazione emotiva di fronte agli eventi di tutti i giorni, restando a guardare immobile il mondo che gira, sono ben espresse in questo passo tratto dall’ Amleto di William Shakespeare.

 È un po’ di tempo che, non so perché,
ho perso tutto il mio brioso umore,
tralasciato ogni usata occupazione;
e ciò grava a tal punto sul mio spirito
che questa bella struttura, la terra,
mi sembra un promontorio senza vita,
questo stupendo baldacchino, il cielo,
questa splendida volta, il firmamento,
questo tetto maestoso,
ingemmato di fuochi d’oro… ebbene,
per me non è nient’altro che un odiato
pestilenziale ammasso di vapori.

 E l’uomo…
Che sublime capolavoro è l’uomo!
Quanto nobile nella sua ragione!
Quanto infinito nelle sue risorse e varietà di talenti!
Esatto nella sua forma e in tutti i suoi atti;

compiuta, ammirevole creazione:

 

pari a un dio nella mente

e nell’azione a un angelo.
Lui, la bellezza del mondo!
Lui, la misura d’ogni animata cosa!
Ebbene,  per me non è che una quintessenza di polvere,

un conglomerato di terriccio.

sebbene voi,
con quel vostro sarcastico sorriso
sembriate in vena di smentirmi.

 

Da un punto di vista psichiatrico, l’apatia potrebbe essere erroneamente associata alla depressione; mentre quest’ultima ne rappresenta il passo successivo.

Nella crisi depressiva vi è infatti un tono negativo dell’umore che può sfociare nel desiderio di morire, la scarsa fiducia in se stessi e la scarsa autostima; pessimismo e soprattutto ansia.

Aspetti somatici del tutto assenti nell’apatia.

Il disagio della persona non è pienamente espresso, ma si configura come indifferenza nei confronti di situazioni che normalmente dovrebbero suscitare rabbia o qualsiasi altro tipo di sentimento.

Il soggetto anedonico vive passivamente, si lascia trascinare dagli eventi, non ha spirito di iniziativa.

Il non imporsi, ma lasciarsi soltanto sfiorare dagli eventi, filosoficamente parlando, è la cosiddetta virtù dello stoico, uomo razionale, che utilizza soltanto gli emisferi cerebrali e non il muscolo cardiaco, al fine di non immergersi nei tumulti quotidiani.

Questo video ci suggerisce di ridefinire i confini della condizione di apatia come la conosciamo.

 

Si afferma infatti che essa non proviene dall’interno, ma dall’esterno, in particolare, dalla comunità che scoraggia la partecipazione dell’individuo, escludendone il coinvolgimento.

Una serie di barriere culturali e di ostacoli sociali che si frappongono tra la volontà e il desiderio di cambiare.

Trovo, tra i vari esempi menzionati, che sia molto veritiero il discorso sugli eroi.

Lo sforzo eroico è : collettivo (bisogna lavorare con gli altri), imperfetto (va controcorrente spesso), continua per tutta la vita ( non ha un inizio e una fine improvvisi).

Infine, è volontario, si tratta di una scelta che viene dall’interno di ognuno di noi.

Quindi – forse – l’apatia non è una barriera mentale, ma il frutto di una società che rinforza sempre più l’allontanamento del singolo dalle scelte sociali allo scopo di assopire qualsiasi pensiero.

Indubbiamente, dato che l’anima e il cervello esistono, la continua sottomissione nelle scelte quotidiane, il non voler o poter alzare la testa, il non voler o poter esprimere la propria opinione, comporta una condizione di dolore, agitazione e sofferenza.

 Siamo invitati a riflettere…


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