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Apelle, figlio di Apollo fece una palla di pelle (che abito) di pollo

Creato il 18 marzo 2012 da Cannibal Kid

Condividi La pelle che abito (Spagna 2011) Titolo originale: La piel que habito Regia: Pedro AlmodovarCast: Antonio Banderas, Elena Anaya, Marisa Paredes, Jan Cornet, Eduard Fernandez, Blanca Suarez, Barbara Lennie Genere: trans-genesi Se ti piace guarda anche: La donna che visse due volte, Gattaca, Nip/Tuck


Recensione breveChe stronzata di film!
Recensione lunga Resta sempre una stronzata di film, però parliamone.Pedro Almodovar alle prese con il thriller era un’idea che sulla carta mi stuzzicava parecchio. Benché non rientri tra i grandi fan del regista, il trailer prometteva una pellicola dalle atmosfere hitchcockiane, raffinate e sensuali.Il problema primo e principe è però: il thriller ‘ndo sta?Un thriller non si dovrebbe basare sulla tensione?A parte le assordanti musiche di accompagnamento inserite sempre e comunque, pure tipo quando Antonio Banderas sta andando al cesso a fare pipì, non c’è nessun motivo per essere tesi. Anche se per quanto riguarda le musiche, più che tesi si rimane infastiditi.Il film poi non è per niente verosimile. Perché?
ATTENTION SPOILER Perché Elena Anaya è troppo bella e “femmena” per una parte del genere. Non ci sta. Proprio non ci sta. Elena Anaya in questa storia no. Non può essere. Noooooo.Se poi avessero optato per una scelta opposta, ovvero una donna nel corpo di un uomo, almeno il film si sarebbe potuto intitolare in maniera stra-cult: Le palle che abito. Possibile protagonista: Valerio Scanu.

Apelle, figlio di Apollo fece una palla di pelle (che abito) di pollo

Apelle, figlio di Apollo fece una palla di pelle (che abito) di pollo

"Pedro, non è che tolta la benda sto conciata come Scanu, vero?"

Secondo motivo, e questo non è uno spoiler per nessuno, ma una semplice constatazione di fatto: Antonio Banderas come attore proprio non ci sta. No. Non esiste. E in questo film è persino peggio del suo solito. Già mi pregustavo un chirurgo plastico coi controfiocchi e con i controcazzi come l’eterno idolo Christian Troy della superserie supercult Nip/Tuck e invece… Cosa mi rappresenta, costui?Per favore, Antonio: iAndale! iAndale!
Volendo chiudere un occhio, anzi due, anzi tre (vorrete mica discriminare chi ha tre occhi?) sui due protagonisti improbabili per ragioni diverse, uno perché troppo incapace l’altra perché troppo figa, anche il resto della storia è decisamente assurdo.

Apelle, figlio di Apollo fece una palla di pelle (che abito) di pollo

"Sul serio, Pedro, niente scherzi che ti faccio gridare
de puta madre, altroché Todo sobre mi madre!"

Il film è ambientato nel futuro, nel lontano, lontanissimo… 2012 (specifichiamo che il film è uscito nel 2011). Negli ultimi mesi la fantascienza ha offerto lo spunto di partenza per pellicole splendide e piene di riflessioni importanti (Another Earth, Melancholia, Non lasciarmi, Attack the Block, Source Code…), ma La pelle che abito non è proprio uno di questi casi. Se anche ci beviamo la storia, e io sinceramente non mi ci sono nemmeno bagnato le labbra, cosa vuole comunicarci Almodovar con questo film?L’unico motivo per cui sono arrivato fino alla fine della visione con un briciolo di interesse era capire dove volesse andare a parere. Invece il finale è scontato, banale, prevedibilissimo già due ore prima e il film dura circa… due ore. Un film d’autore si suppone ci regali una visione del mondo appunto dell’autore, ma con questo La pelle che abito il Pedro cosa ci dice? Che la vendetta è un piatto che va servito freddo? Non ce l’avevano forse già detto, peraltro con stile parecchio più fico, Quentin Tarantino con Kill Bill o una dozzina di registi orientali?

Apelle, figlio di Apollo fece una palla di pelle (che abito) di pollo

"T'ho rifatta un po' meglio della Parietti, che dici?"

Anche se Almodovar avesse voluto lanciare qualche messaggio che io non sono riuscito a cogliere, cosa resta poi di questa pellicola? Una confezione impeccabile e una regia elegante (per essere gentili e non bollarla come noiosa e autoreferenziale), però per quanto io dia importanza alla visione estetica di un regista, la confezione curata è qui un modo per nascondere un contenuto inesistente, senza alma.Almodovar per quanto mi riguarda fallisce miseramente alla prova con il thriller. Proprio non è il suo genere, non è la sua roba, e finisce per sconfinare spesso in una copia amatoriale di Hitchcock, quando non addirittura nel ridicolo e nel kitsch. Kitsch che è una componente fissa dei suoi film, così come la sessualità e il travestitismo, però laddove nelle sue pellicole migliori come Tutto su mia madre il kitsch vira verso il sublime, in questo suo ultimo tentativo scade semplicemente nel trash. Qualcuno ha menzionato il tipo tigrato???
Aaaaargh!

Apelle, figlio di Apollo fece una palla di pelle (che abito) di pollo

"To', una scena che al Grande Fratello non s'è mai vista:
qualcuno che legge un libro!"

A co-firmare la sceneggiatura della pellicola, tratta dal romanzo Tarantola di Thierry Jonquet, per la prima volta Pedro si è avvalso di Agustin Almodovar. E chi è costui se non il fratello dello stesso regista? La sagrada familia. Evidentemente con le raccomandazioni alla parentela non si va avanti solo in Italia, ma pure in Spagna. A giudicare dai risultati, Pedro fatti dare un bel consiglio disinteressato, la prossima volta lascia la famiglia a casa e pigliati uno sceneggiatore bravo, perché qui la storia fa acqua da tutte le parti.
Le atmosfere futuristiche e il tema della transgenesi potevano rimandare a Gattaca e invece finiscono per ricordare Splice. Non è la stessa cosa.La componente della chirurgia plastica avrebbe potuto ricordare un episodio di Nip/Tuck, peccato manchi lo stesso senso del glamour. Nonché la stessa tensione (si vedano in proposito gli episodi della seconda stagione con il Macellaio), che qui arriva ad essere paragonabile a mala pena a una puntata di CSI: Miami.I tentativi di costruzione delle atmosfere thriller tentano di imitare i maestri Hitchcok, De Palma, Polanski e Cronenberg, peccato il risultato assomigli sì a Cronenberg, ma solo a quello dell'asettico A Dangerous Method.Se proprio devo salvare qualcosa, salvo la prima parte, dove almeno c’è ancora un barlume di speranza che il film possa prendere la piega di un thriller avvincente. Poi nel secondo tempo il film scade e cade nel ridicolo.Qualcuno al solo vedere il nome di Pedro Almodovar ha parlato subito di Capolavoro. Per me La pelle che abito è, a dir tanto, un thriller di serie B di quelli che se non portassero la firma del celebrato regista spagnolo non passerebbero manco in una seconda serata di Rai 2. A proposito: è da un po’ che, quella stronzata di Sanremo a parte, non seguo più la vecchia tele: ma li danno ancora quei bei thrilleroni schifosi nelle nottate di Rai 2?(voto 5-/10)


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