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Tra le varie relazioni e mappe descrittive inviate, comparve un anonimo aperçu de statistique sulla Terra d’Otranto che offriva al governo francese un irreale quadro della situazione economica della Provincia, descritta come una delle più floride del paese.
Le risorse produttive descritte nell’anonimo dossier risultavano essere numerose: dalla pesca all’industria manifatturiera, dall’allevamento dei bestiame all’agricoltura.
Quest’ultima veniva descritta come più ridente e rigogliosa rispetto a quella di Bari, grazie alla grande operosità degli abitanti e alla ricchezza e fertilità della terra che produceva derrate di tutti i generi:
En entrains dans cette Province on’ voit les terres dans un état de culture encore plus riant que dans celle de Bari. Les habitants […] sont industrieux, livrés au travail, et tous s’occupent à cultiver leur demain. Les villes populeuses sont entourées de’ compagnes riches en productions de tout genre: chaque habitation a son troupeau isolé comme en France; les brebis parquant toute l’année sur le territoire.
In particolare veniva vantata la produzione delle olive, delle specie più differenti, i cui alberi coprivano quasi tutti i terreni della Provincia, che in alcune annate era talmente abbondante che, a causa della mancanza di braccia sufficienti, se ne perdeva una parte del raccolto. La qualità delle olive permetteva di produrre un ottimo olio a cui si riconosceva «un degré de préférences sur celle de Bari», che veniva esportato nei porti dell’Adriatico e del Tirreno da Taranto e da Gallipoli.
La caratteristica aridità della terra consentiva la coltivazione del cotone, «excellent y se recueille en abondance», che risultava di grande qualità per la sua purezza, finezza, lunghezza e forza. Si distinguevano tre specie: «Le premier est connu dans le mon de coton de Tarente, le second est celui des Casali di Lecce, e le 3me s’appelle Turchesco. Ce dernier est d’une couleur qui tire sue le chamois»33. La presenza di questa materia prima aveva permesso l’installazione di numerose fabbriche di filatura, i cui prodotti venivano esportati in tutto il Regno. Ed ancora veniva prodotto un tabacco di ottima qualità, tra cui primeggiava quello di Lecce che – secondo l’autore della relazione – «pourrait devenir un objet important de commerce». L’allevamento dei muli era molto diffuso, soprattutto a Martina Franca, che vantava la migliore specie di «mulets»; il miele, molto dolce, era paragonato ai migliori degli altri paesi.
Nel complesso – concludeva l’anonimo autore del dossier – «le détail des différent moyens de prospérité qui font distinguer cette Province demonstre che son commerce est nécessairement plus actif que passif et qu’il offre une balance considérable pour les exportations».
Tale florida immagine della situazione economica della Provincia ebbe una notevole incidenza nel calcolo della contribuzione fondiaria, che risultò eccessivo agli occhi del Consiglio Generale di Provincia, trovatosi ad affrontare i problemi connessi ad una realtà profondamente diversa rispetto a quella descritta nell’anonimo mémoire, che nulla diceva in ordine alla miseria della popolazione, all’arretratezza dell’agricoltura, alla crisi del commercio.
Tratto da: STEFANO VINCI, «RIANT» O «INFELICE»? LE CONDIZIONI ECONOMICHE E SOCIALI DELLA TERRA D’OTRANTO DURANTE IL DECENNIO FRANCESE
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