Dieci anni dopo la fuga, le scimmie prosperano sotto la guida di Cesare mentre la razza umana sembra essere sull'orlo dell'estinzione a causa della “febbre delle scimmie”. Un giorno un gruppo di umani si introduce nel territorio della tribù di Cesare, lo scopo è quello di riattivare una centrale elettrica per migliorare la vita dei sopravvissuti di San Francisco. Cesare si dimostra disponibile al passaggio degli umani ma ciò suscita le ire di Koba che odia gli uomini essendo sopravvissuto alla vivisezione..
Ci sono voluti quasi tre anni per il sequel de L'Alba del pianeta delle Scimmie e l'attesa è stata ben premiata, se il primo capitolo faceva intuire la possibilità di un ottimo film, in questa seconda pellicola le speranze si materializzano e finalmente siamo di fronte a un blockbuster dove la perfezione tecnologica sposa anche una profonda riflessione sul presente.
Cesare è un personaggio carismatico che si è evoluto da scimmia intelligente per effetti di un farmaco, in un capo reso saggio dall'esperienza. Durante il film vediamo il suo credo messo alla prova, la convinzione che le scimmie siano superiori agli uomini crollare e scoprire che non è tanto la razza o la specie a creare i simili ma l'apertura mentale e la comunione d'intenti.
Anche Koba è un vilain di tutto rispetto la cui diffidenza verso gli uomini, giustificata dalle angherie subite permette di identificarsi anche con lui e di non odiarlo.