Magazine Cinema
Umani che hanno un insediamento nel centro della vecchia San Francisco, ma che necessitano di elettricità per non morire. Elettricità che è possibile produrre solo attraversando il territorio delle scimmie e rimettendo in funzione la vecchia diga.
Dopo momenti di diffidenza, con passi di avvicinamento tra scimmie ed umani, un collaborazione inizia a nascere. Collaborazione non destinata a durare.
Mettiamo da parte la crisi nella quale i titolisti italiani si sono trovati quando hanno scoperto che la traduzione dall'inglese del titolo del secondo capitolo della saga nel nostro idioma è identica al sottotitolo del primo film nel Bel Paese. Concentriamoci sulla pellicola
Lo sappiamo tutti. Il punto di arrivo di questi prequel de Il Pianeta delle Scimmie è proprio quel film capostipite del 1968. Sappiamo che dobbiamo arrivare lì dove le scimmie vivono in armonia con la natura, sono in pace tra loro e gli umani sono loro schiavi che hanno perso l'uso della parola. L'interessante è come ci sia arriva non tanto il punto di arrivo.
La regia di Matt Reeves è morbida e misurata. Rallenta il film quando è necessario, le scene di riunione delle scimmie, e lo accelera durante le battaglie. Nelle due ore e dieci di pellicola, nelle quali nessun minuto sembra essere superfluo, si susseguono situazioni differenti, anche se trasmettono una sensazione di già visto, per la non eccelsa originalità di certe scelte. Il cast caratterizza bene il, classico, gruppo di variegati esploratori, anche se non tutti i personaggi sono approfonditi allo stesso modo. Sopratutto i secondari subiscono, tra loro, trattamenti diversi. La costituzione della compagnia umana intercettata dalle scimmie è estremamente classica: il nero, la testa calda, lo scienziato, la dottoressa ed il nerd. Così come è classica la struttura della società delle scimmie. Cesare, il re, ha accanto Koba, rispettoso, ma ansioso di combattere, un figlio pavido ed un erede appena nato a rischio della vita della madre. Insomma, incastrare tante situazioni banali per riuscire a creare una trama intrigante non deve essere stato facile. Gli attori, in carne ed ossa, danno una prova discreta mettendo sullo telo bianco del cinema le loro facce più o meno note. Guest star d'eccezione Gary Oldman. Un ruolo corto al cronometro, di intensità, che nel poco tempo in cui ci ha tenuto compagnia ci ha mostrato, ancora una volta, le capacità di questo attore.
Come non facile il lavoro di resa spettacolare della scimmie sullo schermo. Sì parliamo di motion caputre, come se fosse una cosa semplice, di altissimo livello che ha facilitato il lavoro degli animatori, ma la resa grafica delle scimmie è spettacolare. Peli, espressioni, anatomia, articolazioni, tutto di grandissimo livello. Rendiamoci conto che queste scimmie dominano lo schermo, oltre che il mondo post pandemia, per intere decine di minuti senza interruzioni e lo spettatore non si accorge della loro irrealtà.
Sicuramente meno originale e coinvolgente del primo film, da vedere assolutamente per rinfrescare i riferimenti citati in questo. Resta, comunque, un buon film di una saga che, nonostante la via forzata da seguire, riesce ad intrigare più di quanto ci si aspetti. E fa anche pensare un po': aiuta a rendersi conto come in dieci anni, od anche meno, senza l'influenza umana, la natura possa riprendere il sopravvento su questo pianeta che ci arroghiamo di possedere.
Titolo originale Dawn of the Planet of the Apes
Lingua originale inglese
Paese di produzione Stati Uniti
Anno 2014
Durata 130 min
Rapporto 1,85:1
Genere fantascienza
Regia Matt Reeves
Soggetto Pierre Boulle
Sceneggiatura Mark Bomback, Rick Jaffa, Amanda Silver
Produttore Amanda Silver, Rick Jaffa, Peter Chernin, Dylan Clark
Produttore esecutivo Thomas M. Hammel, Mark Bombak
Casa di produzione Chernin Entertainment
Distribuzione (Italia) 20th Century Fox
Fotografia Michael Seresin
Montaggio William Hoy, Stan Salfas
Effetti speciali Weta Digital
Musiche Michael Giacchino
Scenografia James Chinlund
Costumi Melissa Bruning
Interpreti e personaggi
Andy Serkis: Cesare
Jason Clarke: Malcolm
Gary Oldman: Dreyfus
Keri Russell: Ellie
Toby Kebbell: Koba
Keir O'Donnell: Finney
Kodi Smit-McPhee: Alexander
Enrique Murciano: Kemp
Kirk Acevedo: Carver
Judy Greer: Cornelia
Karin Konoval: Maurice
Nick Thurston: Occhi Blu
Jocko Sims: Werner
Jon Eyez: Foster
Doppiatori italiani
Massimo Corvo: Cesare
Sandro Acerbo: Malcolm
Angelo Maggi: Dreyfus
Tiziana Avarista: Ellie
Nino Prester: Koba
Federico Campaiola: Alexander
Simone Mori: Carver
Edoardo Siravo: Foster
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