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Apis- Introduzione

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Apis- Introduzione
Apis è un genere di insetti sociali della famiglia delle Apidae o Apidi, dell'ordine degli Imenotteri.
È l'unico genere della tribù Apini. Esistono quattro specie di Api:
l'Apis cerana, l'Apis florea, l'Apis dorsata, e l'Apis mellifica.Due delle specie comprese nel genere possono essere allevate dall'uomo
ovvero Apis meliferea e Apis cerana. 
L'Apis dorsata o Ape gigante dell'India vive sopratutto in India e nel Sud-Est asiatico fino alle Filippine. Non è una specie domestica. Ha la particolarità di costruire il favo aperto.
L'Ape florea è distribuita nelle stesse zone dell'ape dorsata, con la differenza che è un ape di piccole dimensioni.
L''Apis cerana, di dimensioni più contenute, ha il suo habitat in Medio ed Estremo Oriente; è diffusa in Cina, Giappone, India, in Siberia, e in Afghanistan. Vive in colonie poco popolose, e vengono normalmente allevate.L'Apis mellifera è la specie del genere Apis più diffusa nel mondo. La si trova in tutti i continenti ad esclusione delle zone artiche ed antartiche. E' l'unica conosciuta in Europa. Originaria del vecchio mondo, Europa, Africa e parte dell'Asia, fu introdotta nei continenti americano e australiano. Fu classificata da Linneo nel 1758 con il nome Apis mellifica.
Come tutti gli insetti, le api hanno sei zampe ed il loro corpo è diviso in tre parti: capo, torace ed addome. Hanno la struttura delle parti boccali e quella delle zampe modificate per poter raccogliere polline e nettare che poi viene trasformato in miele.
L'ape domestica costituisce la società animale più studiata ed ammirata.
È una società matriarcale e persistente, monoginica e pluriannuale, formata da numerosi individui appartenenti a tre caste, tutte alate: regina, fuchi ed operaie.
La specie è polimorfica perché le tre caste sono diverse tra loro.
Di solito in un alveare vivono:
  • una regina -unica femmina fertile- 
  • da 40000 a 100 000 operaie -femmine sterili destinate al mantenimento ed alla difesa della colonia- 
  • da 500 a 2000 maschi tra aprile e luglio (in Europa), detti anche fuchi o pecchioni destinati esclusivamente alla riproduzione. 
La società delle api si moltiplica per sciami.
L'ape regina è una femmina destinata, dopo il volo nuziale, a vivere nel nido deponendovi le uova, a meno che non debba sciamare.
Il primo sciame uscendo da un alveare è sempre guidato da una vecchia regina.
Quando la giovane regina, nata nella più vecchia di queste celle, si è liberata, cerca di uccidere le sorelle regali che si trovano ancora all'interno delle celle. Questo fenomeno viene evitato perché sciami di operaie e maschi sono pronti a sciamare non appena le giovani regine escono dalle celle; al primo sciame ne seguiranno degli altri fino a quando ci saranno abbastanza api nell'alveare; a questo punto la prima regina che nasce e non sciama ucciderà le regine non nate e diventerà l'unica regina dell'alveare.
I fuchi sono maschi, nascono da uova non fecondate, deposte dalla regina in grosse celle esagonali ed, in via molto eccezionale, da operaie di alveari orfani divenute ovificatrici. I maschi sono più pesanti delle operaie, abbondantemente ricoperti di peli e ricchi di sensilli olfattori e tattili, servono esclusivamente alla fecondazione delle regine ed è per questo che si trovano nell'alveare quando la società è pronta per dividersi. La loro vita è molto breve, vivono circa 24 ore.Le api operaie sono femmine che non depongono le uova salvo che in casi eccezionali. Le operaie delle api possono essere distinte in varie categorie a seconda dell'età, nella quale compiono lavori diversi. Le api giovanissime si dedicano alla pulizia delle celle; a partire dal terzo giorno alimentano con miele e polline le larve da operaie e da fuchi. Quando hanno raggiunto dai tre ai sei giorni d'età, epoca nelle quale le loro ghiandole sopracerebrali entrano in funzione, secernono pappa reale che forniscono alle giovanissime larve. Soltanto più tardi, e cioè al quindicesimo giorno di età, si addestrano a divenire bottinatrici, con prudenti voli di orientamento nelle vicinanze dell'arnia; nel frattempo compiono la guardia all'alveare, collocandosi sulla porticina dell'arnia e scacciando tutti gli intrusi. Al ventesimo giorno divengono definitivamente bottinatrici, dedicandosi esclusivamente alla raccolta del nettare e del polline, in un raggio di volo di circa 4 o 5 km attorno all'alveare. Le api bottinatrici, di ritorno all'alveare, segnalano alle compagne la posizione del bottino con una danza. Se il cibo è stato trovato in un raggio di 80 metri dall'alveare, l'ape esegue una danza circolare, che non dà altra informazione che la presenza di cibo nei dintorni; solo l'odore che emana dalla danzatrice darà alle sue compagne un'indicazione sulla specie di fiori che dovranno visitare. Se però i fiori che hanno fornito il nettare e il polline si trovano a distanza maggiore, allora l'ape esegue una danza più complicata: essa descrive un doppio cerchio a forma di 8, ed ogni volta che ripassa dall'intersezione dell'8 agita rapidamente l'addome. Questa danza dà diverse informazioni: la distanza del bottino è espressa dalla frequenza della danza; infatti più esso è lontano, minore è il numero dei cicli completi descritti dall'insetto in un determinato tempo. La direzione del bottino è indicata con riferimento alla posizione del sole in quel momento; ma poiché la danza si svolge sul favo che è verticale, mentre il bottino va ricercato in un piano orizzontale, così le api trasferiscono, nel loro linguaggio, le direzioni di un piano verticale, secondo la regola che lo zenith simboleggia la posizione del sole. Perciò se l'ape, nel momento in cui giunta all'intersezione dell'8, scodinzola, ha il capo rivolto verso l'alto, ciò significa che il bottino va ricercato in direzione del sole; se quando scodinzola è rivolta verso il basso, il bottino sarà in direzione opposta al sole; se è diretta a 60° a sinistra dello zenith, la fonte del cibo si troverà 60° a sinistra del sole. La durata e la vivacità della danza forniscono indicazioni sulla qualità del cibo trovato.
L'accoppiamento avviene in volo. La regina vergine, dopo 5-6 giorni dallo sfarfallamento, esce per il volo nuziale, gira intorno all'alveare e si dirige verso l'alto seguita da uno stuolo di maschi. Dopo l'accoppiamento regina e fuco cadono in terra e la regina, liberatasi del corpo inerte del maschio, morto durante l'atto coniugale, ritorna all'alveare dove con l'aiuto delle operaie si libera dell'armatura genitale maschile, che tratteneva ancora nell'addome. Qualche giorno dopo comincia a deporre le uova; la deposizione è più abbondante quando il raccolto è ricco e la temperatura favorevole, pertanto raggiunge un massimo in primavera ed in estate (fino a 3.000 uova), decresce in autunno e cessa nei mesi invernali, fatta eccezione per le località a clima temperato. La regina inizia la deposizione nei favi più caldi e riparati del nido; introduce nella cella l'estremità dell'addome e vi lascia cadere un solo uovo. Incomincia generalmente nel centro del favo e prosegue la deposizione compiendo giri concentrici. Il maggior numero delle celle sono delle operaie; soltanto in primavera, ed eccezionalmente in altri periodi dell'anno, compaiono i maschi e vengono costruite le celle reali; queste ultime predispongono la sciamatura. Dalle piccole celle esagonali nascono le operaie; dalle grandi, sempre esagonali, schiudono i maschi, mentre nelle grosse celle del favo a forma di ghianda, le regine. Dall'uovo, dopo tre giorni, schiude la larva; quando la larva ha raggiunto il suo pieno sviluppo, fodera la propria cella e la chiude con un involucro di seta e successivamente si trasforma in pupa. Nel frattempo le operaie hanno chiuso la cella con un opercolo di cera che è leggermente convesso nelle celle delle operaie, molto convesso in quelle dei fuchi e nelle celle reali.

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