Il fiato che si ostina
a ricercare ossigeno
dove non filtra luce.
Le nari che s’inebriano
del tanfo accomodante
nell’antro chiuso all’ordine
costituito, in maschera
posticcia di natura.
Non morderti la coda, Cerbero,
che non se ne ha mai abbastanza
di condizioni che impongono
riflessi ad automi a sangue
caldo, in estenuanti florilegi
di compiacimenti e commiserazioni.
Rigogliosa aridità del benessere,
sobria e inderogabile legge
del piacere, dolce veleno
del conforto obbligato
in questa landa lacrimevole.
Continuate a ingrassare i preti
e lasciate all’inedia i poeti.