“Apocalisse Z” lo avevo comprato mesi fa incuriosito dall’entusiasmo generale. Eppure l’ho lasciato lì, a marcire sulla mensola della mia libreria quasi come fosse uno dei cadaveri che lo popolano. Non so’ perché ma all’inizio mi pareva o una brutta copia del più famoso “World War Z” di Max Brooks o uno di quei romanzi con la classica storia da b-movie scadente. O entrambi. Un libro di zombie spagnolo? Figurati…
Manel Loureiro ha le palle. Non solo ti narra in prima persona (scelta che all’inizio mi pareva inopportuna per il genere trattato) l’inizio di un’apocalisse su scala mondiale ma lo fa anche nel modo più realistico possibile. E’ indubbiamente palese che il romanzo suscita il vero sentimento di paura quando narra di come i governi cerchino, invano, di contenere l’epidemia o di come la popolazione (e lo stesso protagonista) percepisce che nel mondo sta per succedere qualcosa di veramente brutto. Fin quando Internet funziona Loureiro ci racconta tutto tramite il suo blog riportando i suoi pensieri sulle poche e poco-trasparenti notizie che coglie dai vari enti d’informazione e quali sentimenti suscitano nella popolazione planetaria. Il lettore, così come lo stesso protagonista, non sa assolutamente un cazzo di quello o cosa o quando succederà. L’autore ci accompagna pian piano in un crollo devastante della nostra civiltà. E ripeto lo fa davvero nella maniera più realistica possibile. Il fatto di non sapere cosa o meglio quando succederà il fatidico crack mette davvero un’angoscia tremenda e mi sono trovato talmente immerso nella lettura che quando chiudevo il libro per accendere una sigaretta o per bere nella mia mente rimanevano arpionate quelle scene, quasi come dopo la visione di un bel film.
Poi succede. Bum. La fine tanto attesa.
Eppure si rimane ancora una volta sorpresi e spiazzati. Succede. E anche nel modo più violento e duro possibile. Non come si possa immaginare. Ma quando succede… cazzo, mi si alzano i peli delle braccia al solo pensiero. “Apocalisse Z” è stata un’esperienza così forte che sono corso in libreria per comprare il seguito un’ora dopo averlo finito. Non scherzo e non esagero. Ero sulla veranda di casa, comodamente seduto a torso nudo, su quella cazzo di sedia di plastica bianca (come quelle dei bar) in un bellissimo e fresco pomeriggio mentre mi gustavo un bel romanzo, una sigaretta e l’immancabile Corona (senza sale e limone) quando all’improvviso non c’erano più pagine da sfogliare. Manco i ringraziamenti porca troia. Doccia, vestito davvero a cazzo come mai in vita mia, mi infilo nella 159 e via a razzo verso il Centro Commerciale “Le Fontane” di Catanzaro dove la Mondadori è grande quanto tutte le libreria della mia fottutissima città. Arrivo lì e cosa c’è? C’è che l’avevano esaurito! Porca puttana troia fottuta che aspetti a ordinarlo così tra due giorni ripasso? Non l’ho detto ma mi sono limitato a sorridere fingendo calma e ho chiesto alla commessa se era così gentile da ordinarmene una copia.
Tre giorni dopo ero sulla veranda, di sera, sigaretta e Corona, a leggere i “Giorni Oscuri”. Un seguito formidabile con un finale che ti fa venire in mente le bestemmie più originali al mondo. Finale aperto e carico di mistero. Ma non quel “mistero” del tipo “wow chissà cosa sarà successo” ma tipo “e poi? E poi cazzo!?” Però qui i ringraziamenti ci stanno…
Il prossimo libro? Gennaio 2012 in Italia. Maledetta Nord Editrice… ti odio.
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