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Apocalypse Tomorrow! (repetita juvant)

Da Ilgrandemarziano
Apocalypse Tomorrow! (repetita juvant)Manca ormai pochissimo. Dunque ve lo ripeto, prima che sia troppo tardi (nel caso in cui qualcuno se lo fosse perso a suo tempo): in tutta questa faccenda i Maya sono solo delle comparse incidentali! Dunque non è nemmeno, che so, come Nostradamus, che pur qualcosa con la pretesa della profezia aveva scritto e, anche se ognuno può vederci dentro quello che vuole, il fatto che ci sia almeno qualcosa dentro cui vedere, legittima per lo meno l'esercizio arbitrario alla superstizione escatologica. Ma i Maya, loro, poverini, non hanno scritto niente. Nessuna profezia. Nessuna iscrizione. Nessuna tavoletta incisa che, magari con un intento equivalente a una bella toccata di palle, paventavava qualche sciagura globale sotto forma di qualche dio piumato sputafuoco che veniva sulla Terra a fare piazza pulita. Niente di tutto questo. La profezia Maya è una via di mezzo tra la (superstiziosa) leggenda metropolitana e la (remunerativa) invenzione mediatica.
Apocalypse Tomorrow! (repetita juvant)Tutto il clamore nato intorno alla faccenda del 21 dicembre 2012 scaturisce più semplicemente (prosaicamente?) dal complesso sistema calendariale Maya chiamato Lungo Computo o Conto Lungo. Provo a spiegare in breve. I Maya contavano i giorni in maniera cumulativa, a partire (arbitrariamente, grazie a uno studio di Goodman, Martines e Thompson che ne hanno stabilito la corrispondenza col calendario Gregoriano, con tutte le incertezze del caso) dalla data "mitica" dell'11 agosto 3114 a.C., con l'applicazione successiva di cinque cicli di ampiezza crescente, basati per lo più su un sistema numerico a base 20. In altre parole l'elemento base era il Kin (giorno), 20 Kin erano un Uinal (mese), 18 Uinal erano un Tun (anno), 20 Tun erano un Katun (vent'anni), 20 Katun erano un Baktun (400 anni). Una data Maya dunque poteva essere scritta come segue: 0.0.1.2.5 che nella fattispecie significa: 5 Kin + 2 Uinal (2x20 Kin) + 1 Tun (18 x 20 Kin) = 405 Kin a partire dalla data di inizio. Come vedete ognuno dei valori della data è ciclico rispetto al precedente e in effetti i Maya avevano un forte senso della ricorrenza dei fenomeni dell'universo. Infatti è ciclico anche il Baktun che, sebbene non se ne sappia il motivo, i Maya ritenevano potesse raggiungere il massimo valore di 13, dopodiché il calendario si sarebbe azzerato e il Lungo Computo sarebbe ricominciato daccapo. Tenuto conto di quest'ultima considerazione, un ciclo completo, ovvero un Lungo Computo, doveva durare: 13 x 20 x 20 x 18 x 20 = 1.872.000 giorni. Tenuto conto delle peculiarità calendariali, ovvero degli anni bisestili eccetera, contando dall'agosto 3114 a.C. si finisce per cadere giusto intorno al dicembre 2012 d.C. Il fatto che venga indicato proprio il giorno 21 è solo perché si tratta del giorno del solstizio di inverno che, astronomicamente, indica la fine di un periodo e l'inizio di un altro, dunque se si deve scegliere un giorno, tanto vale scegliere quello "speciale" più vicino.
Apocalypse Tomorrow! (repetita juvant)A tutto questo si devono aggiungere due notazioni. Una è quella legata al calcolo delle corrispondenze dei calendari che, dovendo mettere insieme un calendario Maya di migliaia di anni fa con quello gregoriano, in vigore da solo qualche secolo, non si tratta di un'operazione puramente logico-matematica, dunque esatta, ma anche di natura interpretativa e pertanto facilmente passibile di errori. L'altra, invero l'unica che parla di qualcosa che dovrebbe accadere al termine del tredicesimo Baktun, è quella rilevata in un ritrovamento archeologico in Chiapas, il cosiddetto Monumento 6 di Tortuguero, una stele da cui è stata tradotta la seguente iscrizione:
«Alla fine del 13° Baktun, il 4 Ahau 3 K'anki'n 13.0.0.0.0
[qualcosa]
avviene quando Bolon Yokte discende».
Manco a dirlo, come nei migliori film, il glifo che dovrebbe indicare che cosa avviene pare sia troppo rovinato per essere interpretato. Tutto quello che si può dire, si riferisce pertanto a questo fantomatico Bolon Yokte, che però, da quello che si sa, pare fosse una figura mitologica jolly, legata alla guerra e al mondo sotterraneo, ma anche alla creazione, un'ambivalenza meravigliosa capace dunque di solleticare sia l'immaginazione dei catastrofisti, che quella dei guru new age.
Quello che è certo, dunque, è che i Maya non hanno mai parlato di fine del mondo, di collisioni planetarie, di salti quantici cosmici, di cataclismi globali o di altre antipatiche diavolerie portasfiga. Magari l'avessero fatto. Almeno avreste l'alibi per credere davvero a qualcosa, ancorché stravagante e strampalato. Così invece ci fate solo la figura dei fessi. Come al solito.
Non mi resta dunque che augurarvi che Bolon Yokte vi sia propizio. Per tutto ciò che può essere di sua competenza, s'intende. Al resto pensateci da soli, che è meglio.
[Credits: i dati di natura archeologica sono tratti da I Maya e il 2012 - Un'indagine scientifica di Sabrina Mugnos, Macro Edizioni]

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