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Nel 1970 la spedizione lunare NASA Apollo 18, venne lanciata nello spazio, ma incontrò parecchie e tragiche difficoltà lungo il suo percorso. Gli eventi che seguirono al lancio della spedizione furono così terribili che la NASA decise di nasconderli al mondo, arrivando a dichiarare che la missione non fu mai realizzata. Il film ci mostra cosa successe veramente...
"Apollo 18" è tutto costruito secondo la tecnica del "found footage", che consiste nel generare una storia filmica a partire da presunti "documenti reali". Si tratta, in altre parole, di un mockumentary più raffinato, per così dire, presentatoci come una sorta di documentario costruito tramite le "vere" riprese degli astronauti che hanno preso parte alla "vera" spedizione Apollo 18. Così infatti il film si presenta, in modo spoglio, scarno, come se il regista semplicemente ci mostrasse cos'ha trovato in un archivio segreto della NASA. Ma "Apollo 18" risulta, all fine, un film riuscito, soprattutto perché sembra un sogno, cioè il sogno che Gallego fa di una spedizione che non è mai realmente avvenuta. E' questo suo aspetto "onirico", favorito anche dalle riprese non nitide, da videocamera amatoriale in movimento, a rendere il film gradevole e spiazzante al contempo, soprattutto perchè capace di aprirci ad un "altrove" sognante, che è poi quello, anche mitico della Luna. I nostri astronauti sembrano infatti dei cavalieri ariosteschi caduti sulla Luna per ritrovarvi un senno che invece perdono del tutto, poichè sul satellite amico, materno, luminoso, trovano invece l'Altro, lo Straniero, fonte di minaccia, imprevedibilità, straniamento cognitivo dato che le sue forme sono "strane", unhuman, in senso sia estetico che etico. Dialoghi e psicologia degli astronauti sono condotti con saggia semplicità, senza spingere l'accelleratore su una caratterizzazione yankee che sarebbe andata a detrimento dell'elaborazione di un allestimento giustamente claustrofobico: esterno selenico e interno della navicella sembrano infatti partecipare della stessa, siderale, atmosfera di isolamento pneumatico cui sono sottoposti i protagonisti della vicenda, isolamento che non viene alleviato dalla voce di Houston. Anzi, al contrario, il Capitano Benjamin Anderson (Warren Christie) e il suo equipaggio sono ben lontani dai climi cinematografici del famoso "Houston, abbiamo un problema" ("Apollo 13", 1995), e se anche pronunciassero quella frase, a nulla varrebbe l'aiuto tecnico della base terrestre. Sono soli, alle prese con un'incognita più grande di loro, sorpresi e atterriti dal ritrovamento di una navicella russa, che sulle prime li conforta, perchè tale ritrovamento sembra fornire una spiegazione, che poi aggrava invece la situazione, visto che le macchie di sangue che trovano al suo interno, non fanno certo presagire nulla di buono. Il film può risultare lento a tratti, forse anche faticoso nella percezione visiva ovviamente frammentaria in alcuni punti, tuttavia Gallego è in grado di imprimere una ritmica calibrata e alternata di colpi di scena e pause che a partire dal 40esimo minuto fa crescere la suspense fino a un climax interessante e che sa generare inquietudine (la sequenza in cui vediamo all'improvviso uno strano essere ragnesco camminare rapidamente all'interno del casco di uno degli astronauti, è qualcosa di veloce ma intensamente perturbante. Per non parlare, poi, delle interessanti sequenze di trasformazione psicofisica cui sono sottoposti i nostri eroi). A un prefinale piuttosto lento, segue tuttavia un finale molto efficace, definitivamente catastrofico, e anche abbastanza credibile, pur all'interno di una cornice di inverosimiglianza in stile [REC], che però è complessivamente ben armonizzata. Il film di Gallego si fa dunque vedere con un certo piacere perturbativo generale, anche perchè sa essere sufficientemente originale da elaborare una stilema mockumentary che riprende molti spunti dalla mitopoiesi, appunto, di [REC], senza mai comunque appiattirvisi in modo copiativo. C'è da dire inoltre che non è facile in ogni caso, soprattutto oggi in cui lo stile "mocku" è diventato dilagante (vedi i vari "Paranormal Activity" e compagnia bella), sfornare un film finto documentaristico senza cadere in facilonerie o ripetitività inconsapevoli. Gallego scansa bene gli ostacoli sul suo cammino in questo senso, e per questo (e non solo) va premiato consigliando senz'altro la visione del suo film.Regia: Gonzalo Lòpez-Gallego Sceneggiatura: Brian Miller, Cory Goodman Fotografia: Josè David Montero Cast: Warren Christie, Ryan Robbins, Ali Liebert, Andrew Airile, Lloyd Owen, Michael Kopsa, Kurt Max Runte Nazione: USA, Canada Produzione: Apollo 18 Productions, Bekmambetov Projects Ldt. Durata: 86 min.
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