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Apollo 2013

Creato il 13 aprile 2013 da Giulianoguzzo @GiulianoGuzzo

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Quarantatré anni fa esatti, a bordo dell’Apollo 13, esplodeva un serbatoio di ossigeno. La navicella si trovava a 321.860 chilometri dalla Terra, subito fu il panico, eppure i tre astronauti, come sappiamo, riuscirono a ritornare: un incidente improvviso, una tragedia evitata per un pelo e, soprattutto, una grande impresa. Ecco, senza ricorrere a chissà quali ancestrali mitologie credo che noi italiani, a partire dalla classe politica ma non solo, faremmo bene ad aprire gli occhi una volta per tutte perché di ossigeno, in questo Paese, ne è rimasto davvero poco, come purtroppo attestano tutti gli indicatori economici e, ancor più, un pessimismo crescente perfino nei più giovani. Inutile stare qui a chiedersi come mai il serbatoio della speranza sia esploso e di chi sia la colpa – i conti, in caso, li faremo dopo -, perché adesso non c’è tempo da perdere, non più.

In Italia molti cittadini se ne sono accorti e difatti se la navicella che ci ospita è ancora intatta, in fondo, è solo grazie ai loro sacrifici, alla loro cinghia stretta, agli straordinari sostenuti anche se non sempre pagati. Accanto a questi eroi silenziosi, indispensabili anche se mai celebrati come meriterebbero, c’è però una parte del Paese che, incredibilmente, fa ancora finta di nulla o quasi. Che conosce i problemi degli altri, ma non ne trae le dovute conseguenze; che all’acqua che sale minacciosa preferisce ancora la musica d’orchestra, come sul Titanic. Costoro sono avvertiti: il futuro, tutto il futuro, dipende da quel che si decide ora. L’ossigeno scarseggia, siamo a 321.860 chilometri dall’uscita di questa crisi, ma possiamo ancora farcela. E’ successo quarantatré anni fa e, se ci crediamo, può succedere ancora. Muoversi.



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