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Apollo in Baker Street. Mitografia di Sherlock Holmes/1

Creato il 31 ottobre 2015 da Dragoval
Apollo in Baker Street. Mitografia di Sherlock Holmes/1Apollo in Baker Street. Mitografia di Sherlock Holmes/1 Apollo si presenta meno alto di Ares e Saturno, ma comunque slanciato (tra il metro e settanta e il metro e ottanta nell'uomo). Si connota per l'atteggiamento noncurante, [...] L'ovale del viso è definibile "a forma di oliva", la fronte alta, larga e sporgente nella sua parte superiore, [...]Naso vagamente aquilino, medio, ben fatto, [...] Tiene la testa dritta ma senza rigidità[...]Apollo è sempre ben proporzionato. I suoi lineamenti nobili, calmi e riflessivi non sono né tristi né ridenti, piuttosto gravi e sereni. Ride raramente, ma sorride per benevolenza o per educazione. La voce è dolce e debole, pura e grave, lenta, armoniosa e penetrante. Lo sguardo è fisso senza essere tagliente. Dominatore e affascinante, sembra animato da una luce interiore che riflette pensieri lontani, generosi e disinteressati.

Prima che i miei esigui e pazienti lettori si facciano dal titolo l'idea che io abbia ormai oltrepassato il limite della sanità mentale, ci tengo a precisare immediatamente che l'idea di un Apollo in terra inglese sembra essere assai meno peregrina e stravagante di quanto si potrebbe inizialmente credere;non è ingiustificata infatti l'ipotesi che accoglie anche Apollo tra le divinità del pantheon nordico, il cui culto, di origine indoeuropea (probabilmente scita), ha poi assunto le diverse declinazioni a noi note nella mitografia relativa, come molti studi di antropologia sembrano suggerire (vedi RISORSE E NOTE A MARGINE). Sembra infatti che proprio la mitica terra di (da identificarsi con il regno di il nome inglese della mela , apple, abbiano una radice comune che rimanda al nome del dio solare, e che proprio in Inghilterra siano presenti diversi culti e monumenti (primo fra tutti Stonhenge) correlati ad una divinità solare, già identificata da Cesare con Apollo . Anche noi, dunque, faremo riferimento al nome e al mito di Apollo addensando sulla sua figura attributi e tradizioni delle diverse divinità solari che variamente si sono succedute o intrecciate. Su cosa possa mai avere a che fare l'archetipo apollineo con il personaggio di Sherlock Holmes e su come questo determini quasi di necessità l'amicizia del detective per il Doctor Watson, l ector, intende .

Di carattere Apollo è mobile, capriccioso, difficile, ironico, raffinato e beffardo. La sua sviluppatissima penetrazione psicologica gli rivela le imperfezioni altrui. Di un'affabilità che non si smentisce ma che tiene a distanza,[...] L'opinione che ha di se stesso gli importa molto più di quella degli altri; deve potersi ammirare e, a proprio vantaggio, Apollo è disposto a sacrificare tutto.[...] Sa formarsi una cerchia eletta attorno e frequenta solo gente di valore.[...][Apollo]è dotato di un'intelligenza superiore, omnicomprensiva, che spazia naturalmente e assaggia di tutto; coglie le cose a colpo d'occhio, come per intuizione.[...]

Questa descrizione accurata e approfondita degli attributi legati all'archetipo psicologico di Apollo,'[di cui potete leggere qui il testo integrale] dovrebbe a questo punto apparirci familiare, poiché riveste un ruolo importante nella nostra mitologia occidentale contemporanea, sia pure, letteralmente, in un'altra veste; se infatti non è apparso immediatamente riconoscibile è soltanto perché, abbandonando l'abbagliante solarità della Grecia per il clima freddo ed umido di Londra, ha pensato bene di comprarsi un cappotto.

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"It is not easy to express the inexpressible," he answered with a laugh.

L' incipit di è ormai diventato un classico da antologia.Il dottor John Watson, assistente chirurgo del Quinto Reggimento Fucilieri di Northumberland, è stato ferito alla gamba e alla spalla durante a seconda guerra afghana e collocato a riposo. Tornato a Londra senza aver fatto alcuna fortuna, è costretto a cercare un alloggio a buon prezzo ma l'impresa di trovare un coinquilino appare oltremodo ardua; o almeno lo sarebbe se non intervenisse il buon Stanford, vecchia conoscenza di Watson, che gli propone la conoscenza con un suo collega impegnato in ricerche non meglio identificate al Saint Bartholomew's Hospital. Tuttavia, durante il tragitto verso l'ospedale, Stanford sembra in qualche modo mettere le mani avanti, rassicurando Watson sul fatto che se, la cosa non funzionasse, la cosa non sarebbe imputabile a lui. Alla richiesta di Watson di maggiori spiegazioni, Stanford si schermisce:

The reader may set me down as a hopeless busybody, when I confess how much this man stimulated my and how often I endeavoured to break through the reticence which he showed on all that concerned himself. Before pronouncing curiosity,
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judgment, however, be it remembered, how objectless was my life, and how little there was to engage my attention. My health forbade me from venturing out unless the weather was exceptionally genial, and I had no friends who would call upon me and break the monotony of my daily existence. Under these circumstances, I eagerly hailed the little mystery which hung around my companion, and spent much of my time in endeavouring to unravel it.

E' oltremodo interessante il fatto che il primo attributo che troviamo associato alla figura di Sherlock Holmes è l'neffabilità,tema presente com'è noto anche nell' incipit del Paradiso dantesco ( Nel ciel che più de la sua luce prende /fu'io, e vidi cose che ridire/ non sa ne può chi di la su discende) . Successivamente, Stanford tenta di dare una sorta d

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i spiegazione insistendo in particolare sullo straordinario distacco di Holmes e sulla sua prossimità con animali a sangue freddo ( "Holmes is a little too scientific for my tastes-it approaches to coldbloodedness), sottolineandone l'assoluta assenza di malizia e la passione per il rigore del pensiero logico deduttivo. Tuttavia John Watson non si lascia certo scoraggiare, e come è noto, appare anzi impaziente di fare la conoscenza di Holmes, alla quale segue senza ulteriore indugio l'inizio della eccentrica convivenza tra i due al 221B di Baker Street.

The relations between us in those latter days were peculiar. He was a man of habits, narrow and concentrated habits, and I had become one of them. As an institution I was like the violin, the shag tobacco, the old black pipe, the index books, and others perhaps less excusable. When it was a case of active work and a comrade was needed upon whose nerve he could place some reliance, my role was obvi
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ous. But apart from this I had uses. I was a whetstone for his mind. I stimulated him. He liked to think aloud in my presence.
H
is remarks could hardly be said to be made to me-many of them would have been as appropriately addressed to his bedstead-but none the less, having formed the habit, it had become in some way helpful that I should register and interject. If I irritated him by a certain methodical slowness in my mentality, that irritation served only to make his own flamelike intuitions and impressions flash up the more vividly and swiftly. Such was my humble role in our alliance. His very person and appearance were such as to strike the attention of the most casual observer. In height he was rather over
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six feet, and so excessively lean that he seemed to be considerably taller. His eyes were sharp and piercing, save during those intervals of torpor to which I have alluded; and his thin, hawk-like nose gave his whole expression an air of alertness and decision. His chin, too, had the prominence and squareness which mark the man of determination. His hands were invariably blotted with ink and stained with chemicals, yet he was possessed of extraordinary delicacy of touch, as I frequently had occasion to observe when I watched him manipulating his fragile instruments.

Il movente del dottor Watson (nel senso letterale di ciò che lo spinge, della motivazione profonda) appare dunque la curiositas , la spinta alla rivelazione del mistero che Holmes apparentemente rappresenta. Come in tutti i percorsi analoghi di iniziazione misterica, tuttavia, la meta non sarà facile da raggiungere e sarà ottenuta solo al culmine di una serie di prove (i casi che Holmes e Watson affrontano) alla fine delle quali la divinità accetterà di rivelarsi. Fino a quel momento, l'adepto non potrà fare altro che osservare servendo umilmente nel tempio, ma pure implorando ne e provocandone le rivelazioni con i suoi riti, accome la Pizia, accendendone la fiamma :

"But do you mean to say," I said, "that without leaving your room you can unravel some knot which other men can make nothing of, although they have seen every detail for themselves? "Quite so. I have a kind of intuition that way. Now and again a case turns up which is a little more complex. Then I have to bustle about and see things with my own eyes. You see I have a lot of special knowledge which I apply to the problem, and which facilitates matters wonderfully. Those rules of deduction laid down in that article which aroused your scorn, are invaluable to me in practical work. Observation with me is second nature.

La descrizione di Sherlock Holmes appare largamente in accordo con gli attributi associati alla divinità apollinea: alta statura, occhi penetranti, mento volitivo, atteggiamento attento e concentrato, mani forti e delicate benché sempre macchiate da sostanze chimiche (particolare discordante e irrilevante solo in apparenza, come vedremo a breve).

. Nothing could exceed his energy when the working fit was upon him; but now and again a reaction would seize him, and for days on end he would lie upon the sofa in the sitting-room, hardly uttering a word or moving a muscle from morning to night. On these occasions I have noticed such a dreamy, vacant expression in his eyes, that I might have suspected him of being addicted to the use of some narcotic, had not the temperance and cleanliness of his whole life forbidden such a notion.

LA manifestazione di Apollo come divinità del pensiero razionale (pleonastico citare qui la definizione nietzschiana del concetto di apollineo) è poi evidenziata nelle straordinarie (meglio: sovrumane) facoltà logico-deduttive di Sherlock Holmes, la cui straordinaria rapidità appare però piuttosto frutto di un'intuizione immediata; alla domanda di Watson su come egli riesca a cogliere i dettagli che normalmente sfuggono all'attenzione semplicemente rimanendo seduto nella propria stanza, egli risponde di avere una sorta di intuizione, un dono particolare della conoscenza che nasce dall'osservazione, e che si combina splendidamente con le capacità logico-deduttive, determinando la preminenza dell'attività speculativa rispetto a quella empirica:

o tell us what had happened then? I stood for a minute or two to collect myself, for I was dazed with the horror of the thing. [...]Two lines of footmarks were clearly marked along the farther end of the path, bot
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h leading away from m
e. There were none returning. A few yards from the end the soil was all ploughed up into a patch of mud, and the branches and ferns which fringed the chasm were torn and bedraggled. I lay upon my face and peered over with the spray spouting up all around me. It
had darkened since I left, and now I could only see here and there the glistening of moisture upon the black walls, and far away down at the end of the shaft the gleam of the broken water. I shouted; but only the same half-human cry of the fall was borne back to my ears.

Anche le "assenze" di Holmes, i momenti di riflessione impenetrabile e l'uso di narcotici e stupefacenti per facilitare le visioni si accordano pienamente con la mitologia apollinea, compresa la sua versione nordica (iperborea), ovvero la divinità celtica identificata variamente con Belenos (il Lucente) o Diancecht (il Guaritore), e che associa la terapia delll'anima e la percezione profonda della realtà attraverso gli stati alterati della coscienza (in affinità alle pratiche sciamaniche, ma anche con lo stesso rituale osservato nel Santuario di Delfi dalla Pizia o dalla Sibilla ) . E' in questa chiave che va dunque letta anche la predilezione di Sherlock Holmes per la chimica.

. Questa, o Echècrate, fu la fine dell'amico nostro: un uomo, noi possiamo dirlo, di quelli che allora conoscemmo il migliore; e senza paragone il più savio e il più giusto.

La figura di Watson ha poi un ruolo indispensabile nella del mito di resurrezione di Sherlock Holmes: quello del testimone credente.I miti di morte e rinascita sono da sempre presenti nelle diverse versioni del culto solare, legate come sono al ciclo astronomico della morte del sole nei mesi invernali e della sua rinascita nell'equinozio di primavera; su questo schema si sarebbero variamente innestate anche la mitologia e la simbolgia cristiana (la crociffisione alluderebbe all'intersezione dell'eclittica e dell'orizzonte celeste nel punto della Bilancia, coincidente con l'equinozio d'autunno). Così, in The Final Problem, Sherlock Holmes, lottando con il suo nemico James Moriarty ( Python, il serpente simbolo della scienza del Male), riesce a salvarsi dall'abisso ,e preparando la finzione della propria morte, si predispone ad una resurrezione mitica. ; la messinscena è talmente brillante da gettare Watson nella disperazione, vedendo le orme di Holmes e Moriarty inoltrarsi sul terreno fangoso che conduce al precipizio delle cascate Reichenbach e nessuna serie di orme in senso contrario che annunciasse una possibile salvezza dell'amico:

I moved my head to look at the cabinet behind me. When I turned again Sherlock Holmes was standing smiling at me across my study table. I rose to my feet, stared at him for some seconds in utter amazement, and then it appears that I must have fainted for the first and the last time in my life. Certainly a grey mist swirled before my eyes, and when it cleared I found my collar-ends undone and the tingling after-taste of brandy upon my lips. Holmes was bending over my chair, his flask in his hand. "My dear Watson," said the well-remembered voice, "I owe you a thousand apologies. I had no idea that you would
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be so affected."
I gripped him by the arm. "Holmes!" I cried. "Is it really you? Can it indeed be that you are alive? Is it possible that you succeeded in climbing out of that awful abyss?" "Wait a moment," said he. "Are you sure that you are really fit to discuss things? I have given you a serious shock by my unnecessarily dramatic reappearance." "I am all right, but indeed, Holmes, I can hardly believe my eyes. Good heavens, to think that you-you of all men-should be standing in my study!" Again I gripped him by the sleeve and felt the thin, sinewy arm beneath it. "Well, you're not a spirit, anyhow," said I. "My dear chap, I am overjoyed to see you. Sit down and tell me how you came alive out of that dreadful chasm."

.Le parole con cui Watson conclude il proprio racconto sulla morte di Sherlock Holmes, reprimendo il proprio dolore per rendere giustizia alla sua memoria infangata dalle menzogne pubblicate dal fratello di Moriarty I have now been compelled to [...] clear his memory by attacks upon him I shall ever regard as the best and the wisest man whom I have ever known) ricordano moltissimo la figura di Socrate definita nella conclusione delplatonico (come anche altri hanno notato, ad esempio :

On the whole, then, it was best that I should risk the climb. It was not a pleasant business, Watson. The fall roared beneath me. I am not a fanciful person, but I give you my word that I seemed to hear Moriarty's voice screaming at me out of the
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abyss.
[...]. I owe you many apologies, my dear Watson, but it was all-important that it should be thought I was dead, and it is quite certain that you would not have written so convincing an account of my unhappy end had you not yourself thought that it was true. Several times during the last three years I have taken up my pen to write to you, but always I feared lest your affectionate regard for me should tempt you to some indiscretion which would betray my secret.

Quando finalmente in Sherlock Holmes si ripresenta dopo tre anni all'amico sotto le mentite spoglie di un anziano collezionista di libri, salvo poi rivelarsi al momento opportuno, provocando in Watson uno svenimento , plausibilissimo sul piano letterale, che pure alluderebbe all'impossibilità per la sua mente di accettare e comprendere le immense implicazioni di quell'evento (" all'alta fantasia qui mancò possa"):

I had a vision of him sprawling upon the floor with blood running down his face while Holmes rummaged him for weapons
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. Then my friend's wiry arms were round me, and he was leading me to a chair. "You're not hurt, Watson? For God's sake, say that you are not hurt!" It was worth a wound-it was worth many wounds-to
know the depth of loyalty and love which lay behind that cold mask. . The clear, hard eyes were dimmed for a moment, and the firm lips were shaking. For the one and only time I caught a glimpse of a great heart as well as of a great brain. All my years of humble but single-minded service culminated in that moment of revelation. "It's nothing, Holmes. It's a mere scratch."
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"You are right," he cried with an immense sigh of relief. "It is quite superficial." His face set like flint as he glared at our prisoner, who was sitting up with a dazed face. "By the Lord, it is as well for you. If you had killed Watson, you would not have got out of this room alive. "

Dopo aver amorevolmente ristorato il povero Watson con un sorso di brandy dalla sua fiasca personale, è lo stesso Holmes a sottolineare come, sfuggito all'orrore dell'abisso che pure minacciava di inghiottirlo,fosse stato assolutamente necessario lasciare che tutti lo credessero morto, per la sua propria incolumità (gli accoliti di Morarty che pure desideravano eliminarlo erano ancora in vita). A questo scopo, dunque, era assolutamente necessario che Watson fosse convinto aldilà di ogni dubbio della morte dell'amico, o il suo racconto non sarebbe stato sufficientemente convincente.

-Mr. Melas, however, stil
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l lived, and in less than an hour, with the aid of ammonia and brandy I had the
n of seeing him open his eyes, and of knowing that my hand haddrawn him back from that dark valley in which all paths meet.

Il superamento delle prove dell' apprendistato di Watson, coincide finalmente con la visione , sia pure fuggevole, della divinità nel suo aspetto più benigno e splendente; ed è così, che in una delle raccolta più tarde, The Casebook of Sherlock Holmes ad un Watson ferito si mostra l'aspetto apollineo del Peana, ovvero il Risanatore e Soccorritore. Sarà lo stesso Watson a riconoscere che la rivelazione della lealtà e dell'amore di Holmes, edi un cuore altrettanto nobile della sua intelligenza costituiscono il punto culminante del suo servitium:

Alla vista di Watson in pericolo Sherlock Holmes non esita a trasformarsi nel Vendicatore, come Apollo Loxia che infuriato stermina i Ciclopi per vendicarsi contro Zeus e Ade dell'uccisione di Asclepio, secondo la versione del mito tramandata da Diodoro Siculo , e che dunque ci riconduce anche, appropriatamente, all'identità mitica del Dottor Watson. Asclepio, infatti, la cui paternità sarebbe appunto riconducibile al dio Apollo, era stato ucciso da Zeus perché strappava troppi uomini dal regno dei morti riconducendoli alla vita, proprio come lo stesso dottor Watson (che è un medico, come Asclepio, e come Asclepio è disceso negli inferi - della guerra afghana) ci racconta esplicitamente di aver fatto in

Watson, dunque, mostra gli attributi mitici di Asclepio ed Hermes, con la sua capacità di rico

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ndurre i morti alla luce attraverso la scienza medica (lo stesso Hermes avrebbe simbolicamente donato ad Asclepio il caduceo, il bastone con i serpenti attorcigliati) ma anche con l'attività di biografo e narratore delle imprese di sherlock Holmes .Hermes è il dio della parola, animato dalla curiositas inesauribile . Se a questo si aggiunge che Hermes e Asclepio sono, nella tradizione mitologica, gli unici per i quali Apollo, legato da un amore fraterno e filiale, come testimoniano i deliziosi i deliziosi Dialoghi degli dèi di Luciano di Samosata, apparirà evidente che ruolo di Watson, dunque, non è affatto umile o secondario, come afferma egli stesso, perché è proprio lui che, stimolando e aguzzando le facoltà apollinee di Sherlock Holmes , ne provoca finalmente una reazione empatica, una discesa verso una maggiore umanità.

RISORSE E NOTE A MARGINE

Tra le risorse trovate in rete, segnalo in particolare queste relative alla contaminazione tra i culti delle diverse divinità solari e allo studio sul druidismo ; il materiale a disposizione è in effetti molto più vasto, ma io ho preferito limitarmi ad indicare risorse che si mantengano aderenti ad una prospettiva prettamente antropologica, evitando derive esoteriche che aprirerebbero scenari troppo complessi e rischierebbero eventualmente di urtare la sensibilità di chi legge

-Le principali testimonianze mitografiche su Apollo Loxia (Vendicatore di Asclepio e sterminatore dei Giganti) si hanno in Diodoro Siculo e Ovidio

-Le immagini del post sono relative alla serie TV prodotta dalla BBC finora in tre stagioni, dal 2010 al 2014, scritta da Steven Moffat e Mark Gatiss, interpretata da Benedict Cumberbatch e Martin Freeman, serie che ho amato moltissimo perché, nonostante la rivisitazione sufficientemente ardita della serie,l'ambientazione contemporanea e una serie di discutibili ammiccamenti ai gusti del pubblico, mi ha molto colpita e sorpresa l'accuratezza filologica del tessuto di citazioni e rimandi al testo di Sir Arthur Conan Doyle ,tra cui quasi tutti i brani qui riportati, cosa che chiunque conosca bene- o voglia conoscere- la serie avrà modo di verificare. (nonché la rete di allusioni, citazioni, riprese formulari tra un episodio e l'altro delle diverse stagioni, ma questa è tutt'altra questione). Noto a margine che la deriva seriale degli asterismi di questo blog appare per il momento inarrestabile.

-A riprova di come gli attributi ermetici del personaggio del dottor Watson trascendano addirittura i confini della pagina scritta per concretizzarsi nel mondo attuale (posto interamente dall'uso di Internet sotto il segno dell'inflazione ermetica, come Hillman spiega bene), ecco a voi, miei increduli lettori, il blog del dottor Watson


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