Apologia dell'astronave rigata

Da Ilgrandemarziano
Ho un'astronave rigata, embè? Che avete da guardare (e - soprattutto - da giudicare)? Vorrei vedere voi, a svolazzare avanti e indietro in mezzo a campi di asteroidi che manco il traffico del GRA alla vigilia di Natale, o a fare l'Alberto Tomba tra detriti spaziali assortiti, rottami di vecchi Shuttle esplosi e satelliti in fin di vita pronti a precipitare su luoghi densamente popolati. Per non parlare di mettersi lì, a disegnare cerchi nel grano la notte, al buio, senza vederci un accidente (la mia vecchia astronave non ha l'optional della visione infrarossa e non posso certo accendere i fanali e farmi sgamare). È matematico che, per quanta attenzione ci possa mettere, una riga qua e un colpetto là, prima o poi li fai. Senza contare quei pirati di Sirio B che girano per i parcheggi dell'Area 51 e ti bollano i paraurti come niente, quando va bene senza neanche lasciarti un biglietto attaccato all'oblò, quando va male invece denunciandoti, bastardi!, che sei stato tu lo stronzo a danneggiarli, ma figurati se c'è un testimone in giro. Insomma, ho un'astronave rigata e bozzoluta, permettetemi di chiamarla "vissuta", ma me la tengo così.
Già, perché non sono come quei marziani sempre lì a strigliare e lucidare, che appena scorgono una righetta in controluce, diventano blu, gli si gonfiano le antenne perché non sopportano di vedere la loro astronave meno che scintillante e vellutata come metallo liquido, a prescindere da quello che si deve sborsare per metterla a posto. Per loro l'astronave non è un mezzo di trasporto, è un fine di trasporto, che peraltro quando sei a bordo nemmeno puoi vederla, come è fuori. Però evidentemente costoro si sono convinti che, dal di fuori, gli altri si facciano qualche idea (sbagliata) su di loro a prescindere. Quindi non ci pensano due volte e al primo difettuccio optano sempre per una seduta dal carrozziere, come una sorta di chirurgia estetica per interposta lamiera.
Ebbene, questi proprio io non riesco a capirli. Non riesco a comprendere quale giovamento si possa trarre nel privarsi di palate di quattrini solo per rendere l'astronave lucida e scintillante fino al prossimo incidente di percorso che, potete scommetterci (e vincerete), presto o tardi comunque si verificherà. Insomma, dal momento che non si tratta di una questione di sicurezza ovvero di funzionalità, ma si rimane all'interno dei confini della pura estetica, non capisco proprio che soddisfazione si possa ricavare dal buttare via le proprie risorse in questo modo, se non quella di ritrovare così carrozzata non solo la lamiera, ma anche un fragile ego sempre in debito di una bella smaltata.
Insomma, se in una notte di autunno, di quelle magari con un velo di foschia che aleggia basso e pesante sui campi deserti e incolti, e le nuvole che giocano con uno spicchio di luna sottile come la falce del destino, vi capita di alzare gli occhi al cielo e di scorgere un'astronave tutta rigata e bozzoluta, ebbene sappiate che a bordo ci sono io.
E me la tiro, pure.

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