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The Leadcrow - Città nello spazio (III parte)

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
CJ si voltò a Ian Waters, la figura più massiccia dello scienziato si era attardata sull’ultimo morso della sua colazione, ma quando CJ si avvicinò per dirgli che sarebbe arrivato in laboratorio con qualche minuto di ritardo, venne anticipato. – Dovresti parlare con quella vipera e farla ragionare! – – Ian non… – – Lasciami finire! Lei è qui solo in qualità di dirigente amministrativo, non sa un bel niente di navi spaziali e di come si vive su una stazione spaziale. Per Delacroix l’unica cosa che conta è mostrarsi operosa e più Starling sarà impressionato da ciò che vedrà, più grande sarà la parcella della strega! – CJ fece un mezzo sorriso, anche quella visione degli eventi non era da sottovalutare, ma nel caos di Comet Station le lotte intestine tra il capo progetto e la responsabile della struttura avrebbero portato solo a ritardi ingestibili, con relativi danni economici per la commessa di CJ e la Atlantis in generale. La sola cosa che importa ora è finire la parte che spetta alla Atlantis e darsela a gambe. Dopo quest’ultimo progetto Ariane avrà la precedenza su tutto, a prescindere da come andrà a finire. – Allora cosa ne dici? – lo incalzò Waters, riportandolo su Comet Station. – Cercherò di capire cosa vuole. Lavorare con Avraham non mi porterà via troppo tempo. – – Non dirle che ti ho mandato io, mi crede un vecchio rammollito. – CJ soffocò una risata, ma si congedò in fretta e furia per dirigersi proprio nella sezione amministrativa. Ci mise un attimo di troppo a passare dalla leggerissima gravità della sezione ristorazione alla più opprimente dei settori più esterni del toroide, ma prima di arrivare alla porta di Delacroix era abbastanza fermo sulle gambe da camminare agilmente. La porta era aperta e la donna sedeva alla sua scrivania battendo alla tastiera un qualche genere di rapporto per la direzione. Delacorix sembrava sempre troppo impegnata a lavorare per qualcosa che CJ e tutti gli altri non riuscivano a comprendere e benché tutte le decisioni sul progetto passassero dal suo ufficio era impossibile che ci fossero sempre tutte le scartoffie che affollavano la sua scrivania. – Raph… Rafy? – – Entra Cameron. – – CJ. Se dobbiamo essere informali, chiamami così. – – Allora CJ cosa vuoi dirmi? – sorrise, lasciando perdere il proprio lavoro – Aspetta, credo di saperlo già! Ian vuole che io vi lasci lavorare senza ficcare il naso in cose che non comprendo. – – Mi ha mandato qui con l’idea che io ti dicessi esattamente questo. – Delacroix scosse il capo – Credevo avessi capito, dovete collaborare e dimostrare a Starling che abbiamo qualcosa, anche solo una consolle di plancia che richiama le varie sezioni. – – Sono d’accordo con te e sono pronto a fare ciò che devo, ma voglio una promessa. – – Non posso promettere mol… – – Voglio tornare sulla Terra il prima possibile. Se la presentazione va bene, fammi tornare indietro con la prima nave. – propose CJ, spostando lo sguardo su uno dei soprammobili con cui la donna aveva arredato la scrivania. Il ninnolo era la rappresentazione di un tesseratto, un poligono in quattro dimensioni formato da cubi su ogni faccia, la laminatura del metallo di cui era composto gli dava un senso di movimento a seconda dell’angolazione con cui si guardava. Rapito dalla particolarità dell’oggetto, CJ non riuscì a capire la risposta della donna. – CJ hai capito? – – Uh, scusa mi sono distratto con quel tesseratto. – Delacroix sospirò, ma ripeté – Se vuoi tornare sul pianeta, non ti basterà una presentazione, ma se riuscirai a mettere in riga Waters, sarò la prima a proporti per il rientro anticipato. – CJ annuì, lanciando un altro sguardo al soprammobile, gli sembrò che la figura geometrica si fosse mossa, ruotando su uno dei suoi poligoni – Si muove? – chiese senza riuscire a trattenersi. – Cosa t’importa di quest’affare? – la donna chinò il capo sull’oggetto della curiosità di CJ e lo afferrò. – Mi sembra che si sia mosso, è uno di quei giocattoli che si animano da soli? – – No è solo un vecchio soprammobile di un egocentrico professore della mia università. Avevamo una relazione e mi ha mollata dopo un anno per una matricola. Per fargli dispetto gli ho rubato questo affare, non so neanche cosa sia! – CJ scosse il capo – Deve valere parecchio, non è così semplice costruire un tesseratto in tre dimensioni, cercando di mantenerne le proporzioni, almeno. – – Si chiama così? Ho sempre pensato che fosse un cubo dentro un altro cubo. – – Chi era il professore? – Delacroix scosse il capo ridacchiando – Non vorrai chiedergli dove lo ha preso, spero! – – Mi sembra molto familiare, forse conosco il proprietario. – – Andiamo CJ, è roba vecchia di anni. – la donna afferrò l’oggetto spostandolo su un ripiano dietro alla scrivania, ma la forma del tesseratto sembrava essere cambiata ancora, come se seguisse una vera e propria rotazione – Non voglio fare figuracce! – – Non è mai bene far pubblicità a una relazione tra studente e professore. – confermò CJ. – Ah, ma allora anche tu hai qualcosa da nascondere! – CJ arrossì – Non è stata una vera relazione. – Non voleva parlare dei suoi anni nel campus universitario, era molto cambiato da allora e l’aver incontrato Ariane l’aveva cambiato ulteriormente. Parlare di una scappatella con la professoressa di turno l’avrebbe solo fatto apparire come un’idiota – Possiamo tornare al nostro lavoro? – Delacroix rise di nuovo – Vuoi parlare di lavoro, ora? Dopo aver spettegolato sul mio tesse… Come hai detto che si chiama quest’affare? – – Tesseratto. Dovremmo smetterla, Rafy. – – Stavi diventando interessante, signor Jennings! – CJ scosse la testa – Vogliamo arrivare al punto? – L’altra annuì e schiarendosi la voce tentò di ritrovare un tono più professionale – Allora cosa credi di fare per la questione Waters? – – Credo di poter aiutare Avraham anche da solo, mi serve solo del tempo per capire a che punto è arrivato con l’analisi dei sistemi. Jordan è un bravo analista, ma si perde sempre nei dettagli, invece di guardare il disegno finale. Anche con la storia dei GGA, aveva lo stesso problema. – – Per questo sei qui, devi rimetterli in riga. – annuì la donna – Sei il loro Capitano! –

The Leadcrow - Città nello spazio (III parte)

Ogni sogno ha il suo incubo peggiore!


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