Lo dico tra parentesi che sono convinta che il successo e la fama degli uomini italiani all'estero sia in gran parte dovuto al fatto che sono curati. Questo ancora di più nell'Europa dell'Est dove l'uomo era considerato uomo se aveva la panza e puzzava di sudore (con un po' di esagerazione). In ungherese c'è un detto: "elég ha a férfi csak egy fokkal szebb az ördögnél", è sufficiente che l'uomo sia appena un po' più bello del diavolo... Un uomo curato e vestito alla moda era considerato poco virile o snob. Dico "era", perché le cose stanno cambiando, e per la mia generazione non è più così, almeno in Ungheria. Insomma, credo che la donna non abbia mai appoggiato questa idea di "virilità" che gli uomini avevano di sé stessi, ma che si poteva fare... in una società maschilista com'era tutta l'Europa all'epoca. Non credo affatto che gli uomini italiani siano più belli di altri (bello e brutto c'è ovunque, e poi è questione di gusti), ma che riescono a valorizzarsi, e questo conta proprio tanto. (La cura di sé ovviamente è solo una spiegazione parziale del successo, dall'altro lato c'è anche un approccio diverso alle donne, più intraprendente e più sicuro di sé, ma questo è un altro discorso...)
Insomma, queste differenze mi hanno fatto pensare. Perché, badate bene, il fatto che gli italiani ci tengano all'apparire non significa che siano superficiali. E la gente tende a confondere le due cose. Infatti, è un pregiudizio diffuso nei confronti degli italiani che siano persone superficiali (almeno io l'ho sentito dire spesso da ungheresi), ma questo non è affatto vero! Ho conosciuto tanta gente profonda e di spessore in Italia. Apparenza e sostanza sembrano non avere alcuna correlazione. E poi come si fa a diventare superficiali crescendo tra le bellezze artistiche e naturali che offre l'Italia? Il bello ti insegna a lasciarti andare e a goderti l'attimo, sì, ma anche a capire la profondità e la complessità della natura umana.