Il giorno dopo l’ultima manifestazione contro il calendario elettorale, l’opposizione guineana guarda all’estero. Gli scontri di due giorni fa tra manifestanti e polizia hanno provocato una ventina di feriti, bilancio che ha portato l’oppositore Sidya Touré a sostenere che “il governo non può continuare in questo modo”. Dallo stesso uomo politico è arrivata dunque la richiesta che “le Nazioni Unite siano più coinvolte in questa crisi”.
Si è invece rivolto ai giornalisti Celou Dalein Diallo, un altro dei capi della protesta che chiede lo svolgimento delle elezioni amministrative (rinviate più volte dal 2010 e ora in programma per il 2016) prima delle presidenziali di ottobre. I cronisti, a suo parere, dovrebbero essere “più obiettivi e mettersi dalla parte del diritto”.
Secondo Dalein Diallo, già primo ministro del regime del defunto Lansana Conté, le responsabilità ultime delle manifestazioni sono del governo e dell’attuale presidente Alpha Condé. “Non è normale – ha sostenuto l’ex premier – che bisogni fare appello alla comunità internazionale per organizzare delle elezioni”.
Dal governo, che negli scorsi giorni in un tentativo di distensione aveva nominato l’oppositore moderato Boubacar Barry ministro dell’Industria, è arrivata la replica del portavoce Albert Damantang Camara: “Siamo aperti a tutti i suggerimenti – ha dichiarato – ma nel rispetto della nostra indipendenza”.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)