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Appena fuori respirano forte

Creato il 02 novembre 2011 da Andreapomella

Appena fuori respirano forteSiamo tutti seduti su una fila di sedie d’alluminio, ma è come se fossimo seduti su qualcosa di vivo. C’è chi aspetta da ore, qualcuno legge tristi free-press, qualcun altro guarda la Tv senza sonoro. Uomini in camice bianco passano lungo il corridoio ignorando anche i casi più gravi. C’è una ragazza, per esempio; appena è arrivata l’hanno messa su una sedia a rotelle, lei non la smette di contorcersi dal dolore, ha le braccia conserte in grembo, un paio di volte si è alzata di scatto per correre in bagno a vomitare. Quando è uscita dal bagno è tornata a raggomitolarsi sulla sedia a rotelle. C’è il ragazzo tatuato che si lecca i denti e inveisce con lo sguardo da pazzo contro un uomo della vigilanza, pretende di entrare per primo, anche se il suo è un codice bianco. E c’è la signora pazza che non fa altro che trascinarsi da una persona all’altra spingendo su un paio di stampelle, raccontando la storia di come si è rotta il femore per salvare un gattino che stava per essere investito. I medici passano, assumendo la classica aria da medici. Non è tanto l’assenza in loro di alcun segno di partecipazione emotiva, è la totale alienazione con cui vivono in mezzo a questo campione di umanità in attesa. In un certo senso è quasi affascinante notare il modo in cui trattano le varie patologie con tanta nonchalance. Guardo quelli che escono da qui con le loro gambe, rassicurati. Appena fuori respirano forte. Respirano questa libertà, che è quasi palpabile nell’aria dolce della sera.


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