Apple è stata di nuovo accusata per le condizioni di lavoro in Cina, nelle fabbriche delle associazioni che producono per l’azienda di Cupertino. Questa volta però non sono stati gli osservatori mondiali a denunciare delle condizioni di sfruttamento, bensì gli attivisti della ditta francese SACOM, un’associazione per la tutela del lavoro. Secondo il gruppo, Apple ignora il maltrattamento degli operai nelle fabbriche
Lo scandalo è scoppiato ormai circa 1 anno fa, quando Cupertino è stata accusata di approfittare della manodopera dei cinesi a basso costo per produrre i prodotti propri. L’azienda ha quindi deciso di rispondere all’accusa scendendo in campo e inviando The Fair Labour Association in Asia, affinché certe condizioni venissero del tutto eradicate. E così in parte è stato: FLA comunica una riduzione degli orari dei turni, un piccolo aumento dello stipendio e una maggiore considerazione degli operai, sebbene molto debba essere ancora fatto.
Secondo quanto denunciato dall’associazione, si verificano situazioni di vero e proprio schiavismo nelle fabbriche, soprattutto fra i più giovani. Le aziende sfrutterebbero l’istituto dello stage e dell’apprendistato per far lavorare studenti praticamente a costo zero, i turni sarebbero del tutto impossibili e pare che in alcuni casi si sia arrivati anche alla violenza fisica, a vere e proprie torture. Nessun commento è al momento provenuto da quel di Cupertino, ma di certo non tarderà ad arrivare. Apple è molto attenta a non rinvigorire la polemica mediatica, così come accaduto lo scorso anno, e probabilmente interverrà in prima persona per interrompere certe pratiche fra i fornitori. Si ricorda, infine, come le aziende sopracitate non lavorino esclusivamente per Apple, ma per gran parte dei produttori di dispositivi elettronici – dagli smartphone alle TV – del mondo.
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