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Apple e il keynote che non c’era

Creato il 11 settembre 2014 da Cobain86
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Martedì 9 settembre Tim Cook ci ha deliziati con l’ennesimo keynote per presentare l’iPhone 6 e l’iWatch. Impressioni e pareri sull’evento di settembre, buona lettura!

La dovuta premessa

Definirsi stupiti per un keynote Apple diventa sempre più difficile: sono 6 mesi che vediamo modelli e prototipi dell’iPhone 6, per cui è arduo fare un balzo sulla poltrona quando ci viene presentato all’evento ufficiale. Una piacevole sorpresa è stata la forma dell’iWatch, che dai rumors è stata sbagliata in pieno: risulta elegante e ben costruito, con una rotellina polifuzionale. Continuo a rimpiangere i tempi di Steve Jobs, dove i progetti erano secretati da guardie svizzere e la blindatura raggiungeva livelli da Fort Knox.

Il keynote che non c’era

I server Apple, a quanto pare, non hanno retto il sovraccarico dato dalla trasmissione broadcast in tutto il mondo dell’evento. Risultato? Audio sfasato di mezz’ora rispetto al video, continui loop conditi da salti fastidiosi e irritanti (e io non avevo problemi di connessione, navigavo su Facebook o Youtube senza problemi).
Per cui la presentazione è stata vista… da chi era là, seduto fisicamente davanti a Tim Cook. Ora è possibile vederla “in differita”, ma non è la stessa cosa.

Lo spot per l’iPhone 6 è qualcosa che rasenta l’osceno: la grafica è ottima ma la colonna sonora fa rabbrividire, i gorgheggi di Justin Timberlake mentre canta il tema di 2001 Odissea nello spazio sotto la doccia sono decisamente troppo. E Tim Cook aveva anche il coraggio du bullarsene, spronando il pubblico all’ovazione… come dire, al peggio non c’è mai fine.

Apple ha sempre avuto un forte legame con il mondo musicale ma di solito sceglievano belle canzoni, scelte e con cura e calibrate sui tempi dello spot, non vocalizzi sotto la doccia.
Che è successo, ragazzi? Avete finito i CD da cui selezionare i brani per i vostri spot?? Se volete ve ne porto un paio, non fate complimenti.

iWatch

A parte il logo “sgraziato” rispetto alla famiglia di loghi Apple, fatto un po’ di fretta in Arial probabilmente, il prodotto si presenta in 3 varianti: base, sportiva e elegante (in oro 18 carati).
La cosa che più ho apprezzato è l’intercambiabilità dei braccialetti e la chiusura a contatto magnetico: anche la ricarica avviene per contatto, ricordando il MagSafe del Macbook.

Per quanto bello e costoso (disponibile dal 2015 a partire da 349 dollari) l’unica vera utilità, oltre al fitness, sono i pagamenti NFC a portata di polso. Per il resto è stato usato durante tutto il keynote per delle “bambinate”, come mandarsi disegni di dubbio gusto. Integra le risposte precompilate in base al contesto, ma fa parte comunque di iOS 8 per cui tutti i dispositivi (a partire dall’inossidabile iPhone 4s) le avranno, a partire dal 17 settembre, giorno di lancio. È un’appendice dell’iPhone con cui vive in simbiosi, non è un oggetto autonomo.

Raccoglie dati biometrici sul vostro stato di salute e probabilmente risulta un buon personal trainer, ma a parte farvi lasciare l’iPhone in tasca non ne colgo tutta questa utilità. E soprattutto chi ha investito tanto per un iPhone (sarà compatibile dall’iPhone 5 in poi) non vuole di certo lasciarlo in tasca ma mostrarlo mentre lo usa.

iPhone 6

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Poche novità, tante conferme: un modello più grande e il padellone ribattezzato iPhone 6 Plus. Anche a livello di prezzo cambia poco: l’iPhone 6 costa 749 euro di base, il padellone 100 euro in più e via crescendo fino ai 128 GB ( e circa 1.000 euro di telefono). Hanno eliminato il 32 GB, per cui gli scaglioni sono 16, 64 e 128 GB e via la testa al toro.

Lo ritengo un grave errore, in quanto per molti utenti 32 GB sul telefono sono più che sufficienti: consentono di scaricare app e musica senza intasarlo subito, e di avere ancora spazio per i propri video e foto. Probabilmente il 32 GB sarà la nuova base del futuro, osservando le politiche di Cupertino: vecchi modelli tutti a 8 GB, nuovo a partire da 16. Nel futuro i modelli “vintage” saranno da 16 e la base sarà 32, con scaglioni da 64 e 128. E forse arriveremo anche a 256, ma è presto per dirlo (Cupertino non ha mai amato esagerare con lo storage, per cui non ritengo realistico un simile scenario in tempi brevi).

Hanno ucciso l’iPod

Nell’indifferenza generale (dovevano bullarsi dello spot sopra citato) hanno ucciso l’iPod Classic, che era in catalogo da 7 anni senza battere colpo, inossidabile.

Simbolo della rinascita di Steve Jobs in Apple, l’iPod ha fatto da cavallo di Troia per tutti gli utenti Windows curiosi di provare un iDevice, spingendoli successivamente ad acquistare iMac e Macbook per il proprio lavoro o tempo libero. Il Classic è l’incarnazione attuazione del disegno originale, con uno storage da 160 GB e una capacità stimata di 40.000 canzoni da poter portare sempre con sè.

Anziché dotarlo di una memoria flash, di un connettore Lightning e ritoccare leggermente l’interfaccia grafica (come è già successo per l’iPod Nano) è stato tranciato via di netto, basta.
Il problema è che non ha degni eredi all’interno della linea: un iPod touch arriva a malapena a 64 GB, da dividere con applicazioni, giochi e quant’altro.

Il nuovo iPhone 6 arriva a 128 GB ma spendere oltre 1.000 euro quando con 280 euro (quotazione sito Apple prima del ritiro, su Amazon costa 50/70 euro di meno nuovo) si poteva avere un iPod Classic per gestire tutta la propria libreria musiclae in mobilità non credo che abbia molto senso.

Adesso è tutto touch, Cloud e cotillions: per chi cerca lo storage nudo e crudo è rimasto solo Amazon e eBay dove rintracciare gli ultimi superstiti della linea.
Certo, mi direte voi, per ascoltare la musica in pace (senza bling e notifiche continue) c’è la modalità aereo (e per alcune non basta manco quella): ma se ho preso un iPhone o un iPod touch ho delle applicazioni con cui interagire, se le blocco perdono la loro utilità.

È finita l’era Jobs ed è iniziata quella di Tim Cook: ecco dunque la prima vittima eccellente.

Il contentino per gli utenti iTunes

Dopo aver condannato l’iPod classic hanno chiamato gli U2 a fare una canzone di chiusura, con un imbarazzante teatrino dove Tim Cook chiede di poter ascoltare l’ultimo album degli U2 e Bono gli risponde, parafrasando “io non suono aggratis, se voi sentì devi caccià er grano“. Tim Cook, sfoderando la sua migliore poker face, esalta la capacità di contrattazione di Apple e fa notare che dal 9 settembre (fino al 13 ottobre) l’ultimo album degli U2 Songs of innocence sarà scaricabile GRATIS per tutti gli utenti iTunes (circa 500 milioni di persone nel mondo), con tanto di booklet in PDF allegato. Ovviamente l’album fa parte della raccolta “Masterizzato per iTunes”, cito dal sito Apple:

Gli album con versione Masterizzato per iTunes consentono agli artisti e ai tecnici del suono di proporre i brani musicali con le caratteristiche audio che desiderano applicarvi, come ad esempio gli album che vengono adattati appositamente per l’audio ad alta fedeltà su computer, stereo e tutti i dispositivi Apple.

Il più grande lancio musicale della storia, secondo Tim Cook, un album che al suo debutto raggiungerà 500 milioni di utenti. 11 canzoni degli U2 complete di testi e libricino, molto spartano. La grafica è ispirata alle copie “master”, ovvero senza copertina o altri orpelli. Tutto il testo è stato scritto con una vecchia macchina da scrivere, esaltando l’effetto vintage dei vinili a 33 giri.

Che dire? Alti e bassi, gioia e dolore (tanto) per un broadcast inadatto alla richiesta degli utenti, prodotti pubblicizzati in maniera cialtronesca (lo spot dell’iPhone 6) e un’icona della storia Apple che ci lascia senza un sospiro.

Speriamo che iOS 8 e Yosemite siano migliori dell’ultimo keynote, vi terrò aggiornati sui prossimi sviluppi.

Marco


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