Apples in Stereo? Ma sì, Banane in Mono forse sarebbe stato peggio!

Creato il 17 dicembre 2011 da Postscriptum

Per quanto si possa provare a inserire delle mele in uno Stereo – e per quanto l’effetto possa essere straniante – io non credo che si riuscirà mai a trovare una giustificazione pratica al nome della band di cui voglio parlare oggi.

In Realtà il nome è ispirato da un brano dei Pink Floyd, Apples and Oranges (link), che avendo paternità in quella figura astratta, materializzatasi sotto la forma fisica e l’eteronimo di Syd Barrett, non penso proprio necessiti della ricerca di un qualsiasi “perché”! Ciò perché semplicemente potrebbe averne troppi, o nessuno!

Alla stessa stregua ci si potrebbe interrogare sulla misconosciuta carriera di questi americani che suonano più come una band inglese, e alla fine non cavarne nulla di realmente tangibile.

Una carriera che comincia intorno agli inizi anni ’90 ed è costellata da miriadi di punti interrogativi!

Chi sono gli Apples in Stereo???

Una band che con il loro ultimo album (2010) – a seguito di un grosso scarto laterale – ha mutato genere lasciando quasi inalterato l’intero uditorio di fans. Poi, in effetti, ‘sti fans erano così pochi che penso a chiunque, in caso di abbandono, sarebbe sembrato come sparare sulla croce rossa.

Ma la cosa più importante è che ciò non sarebbe stato affatto giustificato, visto che Travellers in Space and Time è forse uno dei migliori album degli ultimi anni. Sicuramente il loro capolavoro assoluto.

Chi sono gli Apples in Stereo? Continuiamo a domandarcelo?

Sono una band che partiva da forti influenze psichedeliche anni ’60. Forti odori di beatlesianesimo di matrice Lennoniana, aromi di Beach Boys e Piper At The Gates, Phil Spector e Kinks.

Forse un po’ troppo tristi per puntare ai miei gusti. Ed è per questo che non me li sono filati sino a questo ultimo straordinario album.

Cosa è mutato? In sostanza ben poco, solo una aggiunta a tutte le influenze precedentemente menzionate. Una influenza tale però, da far diventare il sound ironico e divertente: gli E.L.O.

Non mi dite che non ve li ricordate? La Electric Light Orchestra, adesso è più chiaro?

(Minch…ma stapiti babbiannu, picciuotti??? Senza questa band neanche sarebbero esistiti i Queen, ok?)…questo lo dico sottovoce, per non far sentire agli altri, sono cose di cui vergognarsi, eh!?!

Beh, ascoltatevi Do Ya (link) Telephone Line (link), livin thing (link) o la stupenda Evil Woman (link), e se ancora non ve li siete ricordati vuol dire che proprio non li conoscete! Mancu a farivi sentiri Rockaria (link)…nnè veru?

Chi sono gli Apples in Stereo? Ancora una volta! Essenzialmente sono Robert Schneider, voce (effettata in maniera a dir poco sconvolgente), chitarra e quasi-assoluto compositore dei brani. Ma notevoli sono le piacevoli interferenze del tastierista Bill Doss.

Schneider, all’uscita di Travellers… era ben consapevole di avere nelle proprie mani un ottimo lavoro, bisognava adesso saperlo promuovere, e così finalmente venir fuori dall’intrigato labirinto delle produzioni indipendenti. Un tizio più o meno famoso aveva diretto il video di un vecchio brano (link), perché non richiamarlo?!? Lui accetta, questa volta non dirige ma è il protagonista del singolo Dance Floor (link). Solo che non bastava Elijah Wood, bisognava perlomeno chiamare pure Bilbo, Peregrino Tuc, Samwise e Meriadoc

In ogni caso  non è importante, il mio personaggio preferito del Signore degli Anelli è l’anello, dunque Travellers… mi piace a prescindere delle mosse commerciali sbagliate.

Osservare questo grassone con gli occhiali enormi e la barba folta che si dimena effeminato e assurdo, mi fa alzare le braccia al cielo e ringraziare Ermes per l’esoterico dono. Le basette del tastierista poi, sono da farti pronunciare in sequenza tutti i nomi del dio ebraico, magari parlando coi rutti!

Hey, ma questo non è rock!!!

Oh, e chi l’ha detto?!?

Sì, è vero, non è rock, sembra pop…e allora?!?

Ascoltate Dream About the Future (link), il brano è tutto tranne che americano, e qui sono leggibili quasi tutte le ascendenze della band.

Ci sono persino i Genesis più a la Phil Collins (tuttavia solo da Duke [link] in poi) che fanno capolino nella bellissima Hey Elevator (link). Perché un pezzo così non ha avuto successo mentre Bruno Mars addirittura esiste senza che Giove tonante abbia mai provato a fulminarlo.

I suoni sembrano cesellati da un abile orafo, l’album è complessivamente ben studiato in ogni suo minimo particolare. Domande come quella precedente si fanno ancora più insistenti dopo aver ascoltato No One In The World (link), ovvero come suonerebbero i Beach Boys se nascessero oggi.

Oppure la potente Dignify Dignitary (link), che rievoca seriamente gli anni migliori degli E.L.O. e nel ritornello ripesca giusto quei Beatles comuni. Hey, questa sembra proprio rock, eh?

Ma la mia preferita è Told You Once (link), stramba al punto giusto, vintage quanto basta, stralunatamente funk ed essenzialmente E.L.O. (a proposito, vi dice qualcosa il fatto che in Italia esista una band che di tanto in tanto si fa chiamare gli E.L.I.O.?). Uno dei pezzi più divertenti che abbia mai sentito. Da far storcere il naso ai benpensanti. Con un ritornello da ricordare!

Gli Apples, come i Beatles, non puntano sulle qualità tecniche dei musicisti, quanto più sul risultato complessivo, ma questo lo si era già capito. Il fatto è che arrivati alla semi-ballad in stile Genesis (andatevi a sentire A Trick of The Tail, link) It’s All Right (link), ci si rende conto che questi sanno anche suonare e a 0.57 mettono a segno un cambio di tempo da infarto. Sono quelle cose che ti fanno riflettere: ma dove sono stati questi sino ad ora?

Il giro di basso di Nobody But You (link) è fenomenale ma è l’evoluzione britannica della traccia a far drizzare i peli delle braccia. Che manca a questi? La voce è particolarissima (e non solo per mezzo degli effetti), suonano bene e i pezzi sono gradevolissimi, addirittura originali nel suo essere pur sempre vintage.

Anche Wings Away (link) è debitrice di certe cose di Sir Paul McCartney (non è forse un caso quel Wings del titolo).

E quando parte Time Pilot (link), ultimo brano in scaletta, mi aspetto solo di sentire “Number nine, number nine, number nine…etc, etc…” in chiusura e sfumando.

Altri momenti notevoli sono C.P.U. (link) che sembra quasi un brano dei Blur e No Vacation (link) – ancora dalle forti radici British – lievemente prog.

La potente Next Year At About the same time (link) mi faceva ben sperare per il 2011…ma adesso non ci resta che il 2012, dopo comincerò a dubitare a proposito di un loro nuovo album! Non basta esser bravi per aver successo…


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