I sindacati degli studenti non credono nell'apprendistato. Questa non è una novità: il timore che canalizzare i giovani verso un contratto conveniente per le imprese, eppure sottoutilizzato, possa rivelarsi l'ennesima trovata pracarizzante non è del tutto infondato.
In Italia l'apprendistato non è un sistema, è al più un'alternativa sottocosto ad altre forme contrattuali con una contropartita burocratica quasi punitiva. Di formazione, finora, si è parlato poco o niente e quelle poche volte l'imperativo è stato categorico da ogni fronte: ridurre.
Alla Rete della Conoscenza, il network nazionale dei soggetti in formazione, il modello tedesco di apprendimento duale, sui banchi e sul lavoro, non piace. E come dar loro torto: in Germania esistono scuole di Serie A, quelle del percorso culturale che porta alla laurea, e di Serie B, quelle della formazione tecnica che portano ad un lavoro, scelte non tanto dal ragazzo, ma dal voto che si ritrova all'uscita della classe che per noi corrisponde alla terza media.
E in Italia? In Italia, il caos. Anche da noi esiste il canale della formazione professionale (si chiama IeFP: Istruzione e Formazione Professionale) e può essere svolto, oltre che sui banchi, anche in apprendistato (l'apprendistato di primo livello, quello rubricato come "apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale"). Questo tipo di formazione è pensato per chi vorrebbe lavorare da subito, anche se nei fatti finisce per essere un'ultima spiaggia per ragazzi in situazione di disagio scoltastico o a rischio di abbandono. Prendere una qualifica minima di studio in apprendistato di primo livello è spesso l'ultima spiaggia dell'ultima spiaggia. Fin qui, ancora poco male, ma a questo punto arriva il caos.
La formazione professionale, in Italia, è gestita dalle regioni in via esclusiva, e non tutte hanno una vera e propria offerta formativa di IeFP. Di conseguenza, anche gli apprendistati di primo livello seguono normative diverse o, in via sussidiaria, la normativa "provvisoria" nazionale.
Eppure, in Italia, anche i ragazzi delle scuole professionali, persino quelli in apprendistato, possono aspirare ad arrivare ad una formazione post diploma di terzo livello, e addirittura all'università. Ma progettare un percorso simile non è affatto semplice. In questo caso, oltre ai sindacati tradizionali, sarebbe opportuno avere il supporto – e non l'opposizione – delle rappresentanze studentesche. Non è facile, dicevo: come e perché agire in questa direzione è un argomento complesso, che verrà approfondito nei prossimi articoli.
continua…
Simone Caroli