Intervista ad Anna Cotza della Direzione Ricerca e Territorio Università di Cagliari
di Alessandro Ligas
Forse non sarà sufficiente per superare la crisi, ma senz’altro può contribuire a ridurre il gap tra università e mondo del lavoro, favorendo la continuità tra percorsi di alta formazione e relativi sbocchi occupazionalie ad innalzare il livello delle competenze presenti nel nostro sistema economico. (Anna Cotza)
In questi anni questa tipologia contrattuale ha subito diverse modifiche e recentemente, con l’art 5 del d.lgs 167/2011 è stata introdotta la possibilità di conseguire titoli di studio (laurea triennale, magistrale, master di I e II livello, dottorato di ricerca) oppure di svolgere attività di ricerca durante il periodo di lavoro. Un vero e proprio contratto di lavoro, chiamato “contratto di apprendistato a contenuto formativo”, definito per questo a causa mista, finalizzato alla formazione e alla occupazione dei giovani.
Attraverso questa tipologia contrattuale il giovane apprendista alterna momenti lavorativi a momenti di formazione,che si svolgeranno all’interno dell’impresa o all’esterno, presso strutture formative specializzate o università,all’interno di un progetto che valorizza l’esperienza di lavoro come fonte di acquisizione di conoscenze e competenze anche nella prospettiva dell’acquisizione di titoli di studio. L’azienda avrà la possibilità di assumere, e nello stesso tempo di formare, nuove professionalitàche avranno competenze specialistiche, che potranno contribuire a portare innovazione all’interno delle imprese e far crescere la loro produttività, ad un costo del lavoro vantaggioso. Naturalmente, a fronte di questi vantaggi, il datore di lavoro avrà l’obbligo di versargli un corrispettivo per l’attività lavorativa svolta.
In Sardegna l’11 dicembre 2012, gli atenei di Cagliari e di Sassari hanno sottoscritto, insieme alla Regione Sardegna e alle parti sociali e datoriali, un Accordo quadro in materia di apprendistato, che ha rinviato poi a successivi accordi la definizione con le università sarde e col sistema delle imprese dei titoli di studio e/o delle attività su cui indirizzare la sperimentazione regionale.Il 29 ottobre 2013, i due atenei e l’assessorato regionale del Lavoro hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa per la sperimentazione dei dottorati di ricerca in esercizio di apprendistato di alta formazione.
Abbiamo incontrato Anna Cotza, referente per il supporto e l’attivazione dell’apprendistato della Direzione Ricerca e Territorio dell’Università del capoluogo sardo, con la quale abbiamo parlato del funzionamento di questa tipologia contrattuale e dei risultati che sono stati raggiunti in questi anni.
Cos’è l’apprendistato di alta formazione e ricerca?
È un contratto di lavoro subordinato volto a favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. È chiamato anche apprendistato “di terzo livello”, per distinguerlo dall’apprendistato professionalizzante (di secondo livello) e dall’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale (di primo livello).
Quando è nato ed a quale esigenza vuole rispondere?
In Italia, l’istituto dell’apprendistato esiste da diversi decenni. Attualmente è disciplinato dal Decreto legislativo n.167/2011 (Testo unico dell’apprendistato), che ha racchiuso in 7 articoli la disciplina fondamentale delle diverse tipologie di apprendistato. L’esigenza è quella di consentire ai giovani di svolgere un’esperienza lavorativa a contenuto formativo, a fronte di un costo del lavoro particolarmente vantaggioso a favore delle imprese.
Come funziona?
L’apprendistato di alta formazione e ricerca si caratterizza per la collaborazione con l’università. Vi sono due opzioni: i giovani inseriti in un percorso universitario (o post universitario, come i master e i dottorati di ricerca) possono essere assunti presso un’impresa o un’altra struttura privata e il loropiano di studi può essere personalizzato per venire incontro alle esigenze aziendali. L’apprendista, quindi, prosegue gli studi e nel contempo svolge un’attività lavorativa, secondo quanto previsto dal contratto collettivo di riferimento. Nell’apprendistato di ricerca, invece, non è necessario che il giovane sia iscritto all’università: il datore di lavoro gli affiderà una ricerca che l’apprendista porterà avanti in parallelo con l’attività lavorativa.
Come si attiva?
L’attivazione è semplice: si stipula una convenzione tra l’università e il datore di lavoro, si predispone il piano formativo dell’apprendista e si procede all’assunzione. Per i dottorati di ricerca in apprendistato, si fa riferimento alla modulistica predisposta dalla Regione Sardegna. Tutta la documentazione è disponibile nel sito dell’Università di Cagliari, nella sezione dedicata all’apprendistato.
Quali sono i requisiti che deve avere l’apprendista? E l’impresa?
L’apprendista non deve aver compiuto i 30 anni al momento dell’assunzione. Nel caso dell’apprendistato di alta formazione, occorre che sia iscritto ad un percorso universitario.
Possono assumere apprendisti tutti i datori di lavoro privati, di qualsiasi settore.
Quanto dura?
La durata minima è di 6 mesi, mentre la durata massima è variabile: nell’apprendistato di alta formazione, il termine finale coincide col momento in cui l’apprendista consegue il titolo. Nell’apprendistato di ricerca, il periodo di apprendistato si conclude quando la ricerca viene portata a termine. In entrambi i casi, quando si conclude il periodo di apprendistato, il datore di lavoro e l’apprendista possono recedere liberamente dal rapporto di lavoro. Se non esercitano la facoltà di recesso, il rapporto prosegue a tempo indeterminato.
Qual è la formazione che riceve l’apprendista in azienda?
L’apprendista si forma principalmente all’interno dell’università, mentre in ambito aziendale c’è un apprendimento on the job, che si realizza grazie all’affiancamento e alla supervisione del tutor aziendale.
Quali sono i vantaggi per il datore di lavoro?
Accanto ai benefici economici, vi sono significativi vantaggi “sostanziali”, legati alla collaborazione con l’università: basti pensare alla possibilità di personalizzare il percorso formativo dell’apprendista in funzione delle esigenze aziendali odi portare avanti una ricerca facendo riferimento alle strutture dell’università (biblioteche, laboratori, ecc.).
Quali sono i tempi di attivazione?
Attivare l’apprendistato di alta formazione è semplice e, se il progetto formativo è ben chiaro, sono sufficienti un paio di giorni: l’università e il datore di lavoro stipulano una convenzione. Quindi, il datore di lavoro e l’apprendista sottoscrivono il contratto di apprendistato. Al contratto dev’essere allegato il piano formativo individuale, che descrive sinteticamente gli obiettivi formativi del percorso di apprendistato. Tutta la documentazione è disponibile nel sito dell’Università di Cagliari. Per i percorsi da attivare in convenzione con la Regione Sardegna è necessario compilare qualche documento in più, ma gli uffici dell’Università hanno proprio il compito di affiancare i datori di lavoro in fase di attivazione e di gestione dei percorsi, per semplificare e velocizzare al massimo tutto l’iter. Un’altra possibilità che stiamo verificando con la Regione è quella di informatizzare l’intero processo, creando dei fascicoli on line per ogni percorso di apprendistato.
Nel 2014 la RAS ha stanziato 1 mln di euro per il conseguimento del titolo universitario di dottore di ricerca in apprendistato. Quali sono stati i risultati raggiunti?
Nell’ambito della sperimentazione regionale, fino ad oggi sono stati attivati 2 contratti di dottorato in apprendistato ed i primi report di monitoraggio confermano che le attività programmate si stanno svolgendo regolarmente, con una positiva integrazione tra aspetti teorici e pratici. Per favorire una più ampia partecipazione delle imprese presenti in Sardegna, nel mese di dicembre la Regione e le due Università sarde hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa, in base al quale la sperimentazione regionale dell’apprendistato si estenderà a tutti i percorsi universitari e all’attività di ricerca.
Esistono casi “brillanti” in Sardegna?
In base al monitoraggio effettuato dall’Università di Cagliari, tutti i percorsi finora attivati -complessivamente, 29 contratti di apprendistato -stanno dando risultati positivi, sia dal punto di vista delle imprese che da quello degli apprendisti. Le esperienze maggiormente significative sono quelle delle imprese che hanno ancora in corso diversi contratti di apprendistato e, avendo sperimentato i vantaggi di questa tipologia contrattuale, hanno deciso di procedere all’assunzione di altri apprendisti.
Quali sono, generalmente, le imprese più attente e sollecite all’applicazione di tale forma contrattuale all’atto dell’assunzione?
Le imprese che dimostrano maggiore interesse sono gli spin-off, società che nascono in ambito universitario e, quindi, hanno già collaudati rapporti di collaborazione con il mondo accademico. Anche le start up sono particolarmente propense ad assumere apprendisti, perché questo consente loro di disporre di personale qualificato ad un costo del lavoro molto vantaggioso.
Le sfide con cui è chiamato a confrontarsi il sistema economico regionale necessitano di una rinnovata spinta all’innovazione del tessuto produttivo che, con il difficile momento economico che stiamo vivendo, pone sfide essenziali per recuperare la strada dello sviluppo e della crescita. Alcuni analisti identificano nella creazione di contesti ed opportunità una possibile via d’uscita alla crisi. Che cosa consiglia per una maggiore diffusione di questo strumento, e cosa sta facendo l’Università nel territorio per diffonderlo?
L’Università di Cagliari è costantemente impegnata nella promozione dell’apprendistato di alta formazione e ricerca nel territorio regionale: abbiamo organizzato e organizzeremo ancora eventi informativi rivolti alle imprese, che, in base alla nostra esperienza, non sono ancora sufficientemente informate sulle caratteristiche e i vantaggi dell’apprendistato di terzo livello. Utilizziamo i diversi canali – contatti telefonici, email, sito web, social network – per garantire un’adeguata comunicazione verso tutti i potenziali datori di lavoro e verso i giovani. Ma ci siamo rivolti anche ai consulenti del lavoro ed ai commercialisti, che sono gli interlocutori diretti delle imprese e, in quanto tali, possono sensibilizzare efficacemente i propri clienti rispetto alle opportunità dell’apprendistato di alta formazione e ricerca.
Peraltro, non vi è dubbio che l’attuale quadro economico non incoraggi le imprese sarde ad effettuare nuove assunzioni, nonostante la presenza di incentivi e sgravi anche rilevanti. Solo una ripresa economica potrà determinare un’inversione di tendenza rispetto al quadro presente. Nel frattempo, intendiamopromuovere maggiormente l’apprendistato di terzo livello rivolgendoci alle associazioni di categoria, che a loro volta potrebbero condividere tali informazioni coi propri associati.
Tra l’Università e le imprese non c’è mai stato un dialogo costante per via di una mancanza concreta d’integrazione, attraverso questa nuova tipologia contrattuale si vuole ridare valore al sapere?
Certamente l’aspetto più rilevante di questo tipo di apprendistato è proprio il dialogo tra università e imprese, che si avvia al momento della definizione del piano formativo dell’apprendista e prosegue per tutta la durata del percorso di apprendistato. Per le imprese, poter assumere giovani con un buon livello di competenze e allo stesso tempo poter arricchire tali competenze tramite l’esperienza lavorativa e la collaborazione con l’università è un vantaggio di indubbio rilievo.
Il contratto dà la possibilità a studenti-lavoratori di inserirsi da subito in un contesto produttivo questa può essere una ricetta per superare la crisi?
Forse non è sufficiente per superare la crisi, ma senz’altro può contribuire a ridurre il gap tra università e mondo del lavoro, favorendo la continuità tra percorsi di alta formazione e relativi sbocchi occupazionali, e ad innalzare il livello delle competenze presenti nel nostro sistema economico.
Quali sono le tre principali azioni che dovrebbero attuare le istituzioni per supportare l’utilizzo del contratto di apprendistato alta formazione e ricerca?
In primo luogo, occorre agire sul versante economico. A livello nazionale, si sta investendo molto su questo contratto, con incentivi e sgravi particolarmente significativi. È auspicabile che si prosegua nella direzione intrapresa, anche in ambito regionale. In secondo luogo, è necessario comunicare con chiarezza e semplicità le caratteristiche e le opportunità di questo contratto, perché l’incertezza su tempi e procedure rischia di scoraggiare le imprese che vorrebbero assumere. Infine, è indispensabile che le diverse istituzioni e i rappresentanti del mondo produttivo dialoghino tra loro per garantire un’adeguata diffusione delle informazioni a tutti i potenziali interessati.
In un tweet cosa consiglia a chi vuole usufruire di questo strumento?
Investire nelle competenze può contribuire a migliorare il futuro di tutti: giovani e imprese.
Per maggiori informazioni è possibile visitare i siti
http://www.italialavoro.it
http://www.cliclavoro.gov.it