La nascita del Mostro è un atto di gelida razionalità in cui non vengono implicati sentimenti, emozioni o immaginazione: non è altro che una somma di tendini, nervi, muscoli e organi che funzionano secondo una meccanica impeccabile. Un oggetto che lo scienziato ha prodotto ignorando il mistero della vita.
Ma proprio quella parte non prevedibile costituita da pulsioni, istinti e sentimenti diverrà nella creatura una forza dirompente. Il Mostro cercherà di rivendicare i suoi diritti, ma non potendo appagare le sue passioni perché tutti lo evitano inorriditi e terrorizzati commetterà tutto il male possibile, in una sorta di lucida follia distruttiva.
Questa, in breve, la trama di uno dei più noti romanzi ottocenteschi: Frankenstein di Mary Shelley. È un’opera piuttosto breve, se confrontata ad altri libri contemporanei, ma merita un posto d’onore nel “lato oscuro della letteratura” per la sua molteplicità di tematiche tra l’antico e il moderno.
Del gotico sono evidenti le suggestioni date dalle ambientazioni notturne, l’attenzione alle pulsioni di un inconscio al limite del delirio e i sentimenti di orrore e terrore in grado di toccare le corde dell’animo più sensibili.
Nello stesso tempo, tuttavia, sono molto forti anche le tematiche proprie del romanticismo, primo tra tutti il paesaggio come stato d’animo: lande ghiacciate, foreste impenetrabili, mari possenti e volte stellate accompagnano il dramma dei personaggi. Gli unici momenti in cui sembra splendere il sole caratterizzano la follia del dottor Frankenstein, non più in grado di godere della natura e della compagnia di amici e familiari perché ossessionato dalla creatura a cui a dato vita.
Il romanzo è collocabile nel 1818: siamo nel pieno della rivoluzione scientifica, degli studi sulle teorie di Darwin contrapposte all’oscurantismo religioso, e del galvanismo (gli studi sull’elettricità, in cui un cadavere veniva sottoposto a scariche elettriche fino a provocare una catena di impulsi muscolari che davano l’idea della rianimazione). Proprio da quest’ultimo punto si stacca un filone ancora poco conosciuto, che vede come precursori Frankenstein e il successivo Viaggio al centro della Terra di Jules Verne (1864): il romanzo scientifico e fantascientifico, dai cui tratti prende forma il moderno genere steampunk. Si pensi, per esempio, alla descrizione che il dottor Frankenstein fa del suo laboratorio o degli strumenti che utilizza: la creatura a cui sta dando vita è come un immenso macchinario costituito da ingranaggi da coordinare tra loro fino a ricreare il perfetto funzionamento del corpo umano, e non a caso è proprio l’elettricità del fulmine a risvegliare il Mostro. La nobiltà dell’Inghilterra vittoriana proiettata nell’ambiente meccanicistico e futuristico delle nuove scienze.
È molto forte anche l’attenzione psicologica e sociale: se la creatura viene presentata come un insieme di ingranaggi, un trionfo del progresso scientifico, il lettore dell’epoca doveva sentirsi sia affascinato dall’impressione che la storia sapeva generare sia inorridito per l’atto profondamente irreligioso compiuto dallo scienziato. Eppure, a questo punto entra in gioco la parte più umana e imprevedibile: il Mostro, considerato dal suo creatore una macchina spaventosa, ha l’ingenuità di un bambino e la complessità di passioni e sentimenti di un uomo. Impara presto che il suo aspetto terrificante lo isolerà sempre dal resto della civiltà, e vive nascosto in una capanna accanto a una famiglia di poveri contadini, affezionandosi a loro ed entrando in contatto con la cultura e la conoscenza.
Qui si innesta anche la lunga diatriba legislativa tipica del tempo, la distinzione culturale tra persona ed essere umano: in breve, il Mostro è nato come essere umano privo di educazione, ma quando impara a parlare e leggere diventa una persona. Pertanto, la negazione dell’umanità a cui è costantemente sottoposto non può che de-umanizzarlo e portarlo alla violenta disperazione permeata da istinti di vendetta.
Uno studioso del genere andrebbe a indagare anche l’immenso background storico e mitologico che sta dietro la creazione di Frankenstein: si andrebbe dal sottotitolo Il moderno Prometeo, che fa riferimento tanto al Prometeo classico (che ruba il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, e viene da loro punito per l’eternità) quanto al Prometeo delle Metamorfosi di Ovidio (che plasma gli esseri umani con la creta). Si indagherebbe la forma epistolare del romanzo, che contribuisce a dare un’aura di veridicità e nello stesso tempo a fare da schermo tra l’orrore raccontato e il lettore. Si studierebbe la vita di Mary Shelley, tormentata dalla sterilità, istituendo un parallelismo con la vita creata da un uomo.
Qualsiasi lettore, però, non potrebbe evitare di sorprendersi dalla parte del Mostro. A chi non è mai capitato di essere discriminato o scacciato senza la possibilità di esprimersi? Nei casi più drammatici, qualcuno si sarà anche sentito in prima persona un mostro condannato a nascondersi per tutta la vita: sta qui la grande modernità di Frankenstein, che lo colloca a pieno titolo anche nel filone della psicanalisi odierna.
Senz’altro è uno dei grandi classici di sempre che non possono mancare in una buona libreria.