Approfondimento: Unioni Civili? Si, grazie!
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Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi sta mantenendo le promesse fatte durante la campagna per le primarie del Partito Democratico, quando è stato nominato segretario del maggiore partito di centro sinistra e ora della maggioranza in Parlamento.
Dopo la riforma del Senato, delle province (iniziata dal Governo di otto mesi di Enrico Letta), della scuola e delle legge elettorale (anche se ancora in discussione) il premier Renzi sta lavorando a una legge sulle unioni civili, cavallo di battaglia del suo mandato e che sarà anche un segnale per mostrare chi davvero lo seguirà tra i membri del suo partito. La legalizzazione delle coppie gay sarà un gran passo in avanti per l’intera Italia, che sarà al pari degli altri Paesi europei.
E’ della settimana scorsa, inoltre, la votazione in Europarlamento che ha confermato la volontà della maggioranza dei rappresentanti dei Governi presenti di riconoscere come diritto umano la possibilità di sposarsi anche per le coppie composte da membri dello stesso sesso, fatto che prevede anche una legge affinchè questo sia possibile. I voti favorevoli sono stati 390, mentre 151 quelli contrari, una novantina gli astenuti.
In seguito alla votazione favorevole, anche l’Italia si è impegnata a riconoscere le coppie gay, ed è quello che Renzi e il suo Consiglio dei Ministri sta facendo in questi giorni. Difatti, il 16 marzo, il Partito Democratico ha approvato al Nazareno, sede storica del partito, il testo che sarà poi proposto al Parlamento, sostenuto in primis da Ivan Scalfarotto e Monica Cirinnà. Quest’ultima, inoltre, ha dato il nome al disegno di legge. Il ddl, ora come ora, vale solamente per le coppie omosessuali. Il testo, difatti, è visto come uno strumento per porre fine alla discriminazione che è presente negli odierni codici, consentendo l’unione anche alle coppie dello stesso sesso. E’ Ivan Scalfarotto ha sottolineare la questione e a chiarirla: non si deve confondere le coppie di fatto con le unioni civili, prima di tutto. Le coppie eterosessuali sono state escluse dal testo in quanto sono già tutelate, quindi non si correrà il rischio di eliminare una discriminazione per le coppie gay e contemporaneamente crearne un’altra per gli eterosessuali.
Monica Cirinnà (Fonte: Facebook.com)
Comunque, dieci giorni dopo, il testo è approdato in Commissione Giustizia di Palazzo Madama, dove è stato sottoposto a una revisione e discusso dai membri. Dopo lunghe discussioni, il testo è stato approvato con 14 si e 8 no. I senatori della Commissione Giustizia, però, hanno introdotto un capitolo anche per le coppie eterosessuali. Il testo, che sarà ora in esame in Senato, prevede la legalizzazione delle coppie omosessuali e la possibilità da parte di uno dei partner di adottare il figlio del compagno. Sono state istituite anche le coppie di fatto per gli eterosessuali, tornando quindi all’iniziale testo prima della modifica del 16 marzo. Oltre a queste modifiche, il testo in esame prevede:
- Stepchild Adoption: come già detto, prevede l’adozione del figlio di uno dei due dal compagno, ma questo non modifica le regole sulla fecondazione assistita;
- l’unione viene riportata su un registro apposito, in seguito alla celebrazione da un rappresentante della Repubblica e due testimoni. Si prevede anche l’utilizzo di un solo cognome o di entrambi;
- le impedenze sono quasi le stesse delle coppie etero, cioè se si è già sposati o minorenne, se uno dei due compagni è affetto da infermità mentale o se uno dei due ha subito violenze dall’altro;
- i diritti sono gli stessi e punibili con le stesse pene previste;
- comunione di beni, assistenza carceraria e sanitaria, reversibilità della pensione sono diritti di cui potranno godere come per le coppie sposate;
- quest’ultimi diritti sono valevoli anche per le coppie eterosessuali.
Il disegno di legge, così come verrà proposto al Senato, sarà un ottimo testo che renderebbe l’Italia un paese più libero e meno legato a tradizioni oramai passate e troppo vecchie per continuare a osservarle.
L’urgenza di una legge simile è arrivata anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante il suo discorso d’insediamento. In quell’occasione, davanti Camera e Senato riuniti, il neo Capo dello Stato aveva prima indicato la necessità di proteggere la famiglia, che a prima vista pareva una chiusura alle unioni gay, per poi rendere necessaria una legge per permettere anche quest’ultime, affermando che bisogna valorizzare l’amore in ogni sua forma, senza distinguere tra la natura delle coppie.
Così però non la pensa la Cei, che ieri si è detta contraria al primo sì della Commissione Giustizia del Senato, affermando che è solo una forzatura ideologica.
Monsignor Nunzio Galatino denuncia il fatto che il ddl quasi prevede un matrimonio anche le coppie gay, chiedendo al Parlamento di riconoscere le differenze che tra le due coppie, in modo da non utilizzare la legge allo stesso modo per entrambi le unioni. Ma questo particolare andrebbe contro il pensiero che “la legge è uguale per tutti“, semplicemente perchè si pone il matrimonio come un’unione per chiunque, nell’ideologia che portano avanti quelle vecchie tradizioni di cui si è parlato prima.
A rispondere a Galatino è proprio Monica Cirinnà, la quale ha affermato che lei si occupa di diritti e non di peccati. Inoltre, continua la deputata PD, la legalizzazione delle coppie gay non è solo una riforma proposta da Renzi per ottenere voti, bensì una legge chiesta dai cittadini italiani, dall’Europarlamento e dalla Corte Costituzionale, che si pronunciata in passato più volte sulla questione. Galatino afferma di dover chiedere alla popolazione se è d’accordo con questa decisione, ma la risposta è già pervenuta l’anno scorso in un sondaggio, il quale aveva mostrato che il 51% della popolazione era favorevole alle coppie omosessuali.
Secondo alcuni, però, alla Camera dei Deputati il testo sarà modificato, ma Cirinnà ha affermato che andrà avanti a lottare fino a quando non sarà legge. Dalla sua parte ha molti deputati democratici, nella speranza che non facciano scherzi al momento della votazione, in quanto si fa sempre in tempo a tradire. Il Premier Renzi aveva programmato di ottenere la votazione definitiva prima delle elezioni regionali, quindi entro il 31 maggio, rispettando così la sua promessa di aver una legge sul tema entro la primavera di quest’anno.
Sarà vero? In Italia è dal 1985 che si chiede una legge sulla questione.
Sarà davvero la volta buona?
di Alessandro Bovo
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