Per i Bleus il terzo turno sarà in realtà il secondo, dopo la débacle organizzativa dell'annullamento della gara con l'Irlanda e le successive polemiche su quando giocare il posticipo. S'è dunque imposta la Rbs-Irb, che ha troncato le idee fantasiose di snaturare il torneo di rugby mediaticamente più seguito d'Europa, forzando un recupero nell'unica data logica che però nessuno pare gradire, il 4 marzo, quando le altre nazionali saranno a riposo.
Sta di fatto che in tal modo il cammino francese nel torneo acquista una sorta di progressione ascendente molto "cartesiana": dopo il test d'avvio con l'Italia, superato in modo agevole grazie al cinismo con cui han saputo sfruttare le lacune difensive Azzurre, per l'Equipe de France arriva ora la prima trasferta, impegnativa ma sulla carta gestibile, con la Scozia che gioca e non molla mai; poi due settimane senza riposo ma in casa: prima avranno l'Irlanda dal potenziale altissimo ma sinora inespresso, poi la tosta Inghilterra; dulcis in fundo - si fa per dire, chiuderanno con la trasferta forse decisiva, al Millennium con la favorita Galles.
Il ct Philippe Saint-André non cerca alibi e evidenzia il lato positivo della vicenda: "Per il nuovo staff (nella foto Sant'André con Bru e Lagisquet, ndr) è stata una inattesa opportunità, avere la squadra a disposizione per un intero mese filato, consentendoci di andare avanti sul piano tecnico e tattico". Opportunità sulla quale il nuovo tecnico non intende buttarsi a corpo morto, consentendo delle pause al ritiro: "abbiamo alquanti padri di famiglia in squadra: è opportuno un tempo di respiro psicologico, importante anche a livello fisico". Vedremo se tutte queste attenzioni, così diverse dalle sprezzanti sparate pubbliche alle spalle della precedente gestione, verranno ripagate da tutti i giocatori selezionati.
Come ad esempio Francois Trinh-Duc, riportato al ruolo di snodo strategico della squadra: la sua performance perfetta nella prima gara, tale da chiudere la strada un cavallo di ritorno in formissima come Lionel Beauxis, ha rivelato quanto egli gradisca il nuovo approccio e come la sua esclusione nelle partite finali al Mondiale fosse stata in qualche modo cercata dal giocatore stesso, che non sopportava più i metodi e le idee del precedente coach. Di questo ha fatto le spese il talentuoso Morgan Parra, rimasto in mezzo al guado tra ruolo d'apertura e mediana, occupata dall'affidabilità inscalfibile di Dimitri Yachvili; l'infortunio di quest'ultimo gli darà probabilmente una opportunità, anche se il giovane campione ha sibillinamente dichiarato:"Saint-André ha fatto le sue scelte" e dietro di lui incombe il recupero di Julien Dupuy.
Sul fronte scozzese, s'è fatto un gran parlare della posizione di coach Andy Robinson, blindato in un contratto valido fino al prossimo mondiale ma in regolare crisi di risultati, quando questi ultimi contano: esclusione storica dalle fasi finali dei Mondiali, penultimo posto regolare al Sei Nazioni, con lotta allo spasimo per evitare il Cucchiaio di Legno.
Ebbene, se tali rumors s'erano alzati dopo la sconfitta di misura in casa con l'Inghilterra, paradossalmente il consensus nei confronti del coach s'è in qualche modo ripreso dopo la ben più pesante sconfitta al Millennium Stadium. Quello spirito indefesso con cui i suoi uomini non hanno mai smesso di cercare la vittoria, anche in inferiorità numerica e soverchiati da una compagine dal più elevato tasso tecnico, ha scaldato i cuori dei rugbisti della Terra Alba. Perdenti ma combattendo, del resto ricorda un po' il leit motif nazionale decantato negli inni ed evocato dal triste ma continuo suono delle cornamuse.
Di più, oltre a quel gioco che qui abbiamo definto stubborn, "ignorante", teso a giocare la palla sempre e comunque, senza mai modulare i ritmi secondo il momento della gara - la strada verso la quale si indirizzano gli Azzurri? - c'è da aggiungere come Robinson abbia mostrato di saper gestire con nonchalanche situazioni che altrove sarebbero risultate critiche, come l'abbandono improvviso di Dan Parks (che farebbe l'Italia se Masi o Burton dicessero basta così e grazie di tutto?), che segue quello dell'altro cecchino Chris Paterson. No problem, han pescato dal mazzo il polivalente Greig Laidlaw, così che al duo di Glasgow - il già provato Ruaridh Jackson e l'enfant gaté Duncan Weir - vengano risparmiate responsabilità premature. Un po' come a Gori, n'est pas?
E poi i giovani non mancano: le nuove generazioni dei Richie Gray e dei Dave Denton mandano nel dimenticatoio i fasti delle "Killer Bee's"; manca ancora (da sempre) la capacità di cogliere l'attimo. Però come si dice, a volte è un attimo ...
Chissà se ora che i pronostici sulla "sorpresa Scozia" si sono nuovamente affievoliti e con essi la pressione, non sia arrivato il momento delle sorprese vere. Fa bene dal suo canto Saint-André a raccomandare di mantenere la guardia alta e definire "fondamentale" lo snodo di domenica al Murrayfield: non solo per la campagna Sei Nazioni 2012 ma per l'intera nuova gestione.