di Giuliano Fago Golfarelli
La notizia
Scorrendo le notizie ANSA leggo : << TRENTO, 12 LUG – La Cavit, cooperativa che rappresenta il 60% della produzione vitivinicola trentina, conferma il suo interesse nella spumantistica di qualità. Entra infatti con una quota di maggioranza nel capitale della Kessler, storica cantina della regione del Baden Wurtemberg, nel sud della Germania, specializzata appunto in questa produzione. ”La Germania – spiega il direttore generale della Cavit, Enrico Zanoni – è un mercato fondamentale per la spumantistica, col 22% del consumo mondiale >>.
Poi, da professionista curioso cerco ancora ed ecco L’Adige, più preciso e circostanziato :
Quota di maggioranza (50.1%), il che vuol dire maggioranza relativa
Amministratore unico: Cristopher Baur che penso del passato management
Presidenza: designata dalla Cavit – da stabilire prossimamente
Attuale forza lavoro Kessler: 30 persone
Obiettivi Cavit:
1) Allargare i volumi di vendita anche al di fuori dal Baden-Württemberg, dove oggi Kessler vende oltre l’80% del suo prodotto, a partire dalla vicina Baviera
2) Raddoppiare la produzione, mantenendo però la fascia di prezzo alta di Kessler
3) L’operazione offre anche un ulteriore sbocco alla produzione di uve Chardonnay dei suoi soci coltivatori trentini
4) Investimento Cavit: non comunicato; Keller pare abbia un fatturato di circa 5milioni di euro ed è in attivo. Forse per questo vende le azioni private e non all’Italia.
Pensierini alla Kotler
Dopo le vendite di Lavis ecco gli acquisti Cavit.
Sembra quasi di essere alla Borsa di Milano o al Grand Hotel: investimenti che vanno e investimenti che vengono.
Dalle vigne alla finanza, bollicine e vini trentini sembrano in apnea anziché dare sano ossigeno. In una ruota che gira, appunto.
Chissà se i coltivatori del Baden-Württemberg accetteranno l’ulteriore introduzione di nostre uve.
Probabilmente si rivolgeranno alla loro Angela nazionale che ci ama alla follia.
Però mi chiedo, se le bollicine trentine prese da mille fermenti di marchi e scarse iniziative stanno diventando le concorrenti di sé stesse, con sé stesse, perché non acquistare Jagermaister o Petrus, dato che da noi gli amari hanno fatto amorevolmente flop ?
Oppure, perché non una bella azienda di Prosecco ?
Non ricordo bene quale era la mission provinciale della Cavit trenta anni fa, ma ricordo perfettamente come venivano appianati i deficit dell’epoca.
Oggi risulta sana e possiede una buona cassa.
Mi congratulo, ma se si fa finanza – si fa forte finanza! E non le mille bolle blu.
di Giuliano Fago Golfarelli
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