Appunti di scrittura n1.
Io sono di “quelli” che dopo avere comprato un mobile dell’Ikea ed essersi impegnato a “metterlo assieme”, alla fine legge le istruzioni sul foglietto per assicurarsi di avere eseguito bene il lavoro. Cose del genere mi succedono anche nella scrittura e quindi mi sono impegnato a “capire come realmente si faccia a scrivere bene”.
C’è sempre un’aurea di “egocentrismo” parlo per me sia chiaro, che rende uno scrittore “lo scrittore” per eccellenza, quello che lascia il segno, mi spiego; di solito si ha un’intuizione o una storia in mente, quindi la si scrive di getto, la si corregge con un minimo di revisione e lasciandola così com’è, si pubblica (magari il più presto possibile). I risultati magari non arrivano ma giunge però lo sconforto, poi con calma, rileggendo quello che si è scritto, si arriva alla conclusione che si sarebbe potuto fare di meglio.
Leggo, ma studiare è forse il termine più esatto, il “Mestiere di Scrivere” di Raymond Craver e ho capito che se davvero si vuol intraprendere questa professione, quella dello scrittore e per scrittore intendo a tutto tondo, il processo evolutivo non è così semplice come sembra.
Non basta il talento di quello ce n’è persino troppo come direbbe Craver, bisogna invece avere la costanza di applicarsi, non basta scrivere, ma “saper” scrivere e non intendo le regole grammaticali, la sintassi e tutte le altre regole e regolette che in questi tempi sembrano essere inutili.
Leggere per contro è un piacere o almeno dovrebbe esserlo, immaginare il lettore tipo seduto comodamente sulla poltrona con lo sguardo immerso in un libro, che rilassandosi si “gusta” un buon racconto, ecco, leggere, prende del tempo, chi legge è curioso, vuole sapere, ed è questo desiderio di conoscere che gli farà divorare le pagine sino a che non giungerà alla fine del racconto, chi scrive deve invece tenere alto questo pathos, e queste cose si imparano solo leggendo e scrivendo e con un metodo molto semplice un’accurata revisione, d’altronde i più feroci critici dei nostri lavori siamo noi stessi.
Leggere e rileggere, correggere, spostare i paragrafi e le virgole, cercare le parole più consone non basta, a volte bisogna avere la pazienza di ripassare il proprio lavoro anche dopo giorni, quando l’euforia del mettere giù del testo è finita e solo una sana rilettura ci faccia vedere le cose come in realtà sono.
Tutti siamo capaci di scrivere, pochi sanno scrivere bene, molto pochi quelli che rimarranno nel nostro cuore e forse due o tre quelli che saranno immortali.
P.S. Sono solo dei miei pensieri e quindi opinabili in toto e senza nessuna presunzione d’insegnare o di essere di monito o di guida in qualche modo.