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Appunti per la prossima stagione – La promozione

Creato il 03 giugno 2013 da Posizione1 @ale_arbo
3 giugno 2013 · di  · in Pallanuoto. ·

Ioan Alexandrescu, OradeaC’è un elemento molto più importante di quelli che abbiamo analizzato nelle due puntate precedenti, un elemento senza il quale parleremo inevitabilmente del nulla. La promozione. Intesa come comunicare al mondo intero che “ehi, gente, ci siamo anche noi, e probabilmente abbiamo buoni motivi per attirare la vostra attenzione”. Robina da nulla, vero? Il concetto di “comunicazione” pare essere abbastanza indigesto all’ambiente pallanuotistico. Dalle cose più banali e “old style” come stampa e affissioni a quelle più tecnologiche (siti internet, reti sociali). Dall’estetica del campo di gara al cerimoniale. Eppure di cose possibili ce ne sarebbero molte, così come molti sono gli errori comuni da evitare.

Anni fa (’80-’90, se la memoria non mi inganna) chi entrava a Bogliasco da Via De Marchi veniva accolto da un cartellone posto sopra al sottopasso ferroviario che riportava uno slogan tanto semplice quanto efficace: “Il sabato è pallanuoto”. Un gigantesco post-it che ricordava il rapporto di una regione col suo sport per eccellenza, che dava a tutti un appuntamento fisso ben preciso: al sabato venite in piscina, c’è sicuramente qualcuno che gioca. Erano gli anni in cui ci si preoccupava di fare in modo che tutti fossero informati sugli appuntamenti sportivi, in cui persino per un “banale” Torneo dei Commercianti si preparavano spot radiofonici, in cui gli spettatori si cercavano quasi porta a porta. Poi qualcuno pronunciò per la prima volta la frase “ma i soldi dei manifesti li potremmo anche risparmiare, tanto la gente lo sa che c’è la partita”. Un errore tattico che divenne una strategia del minimalismo. E fu così che si passò dalle affissioni 100×70 al passaparola, dalle paginate sui giornali (a Genova non c’era quotidiano che la domenica non avesse almeno una pagina intera con articoli su ogni singola partita, tabellini completi, pagelle e interviste) a tre righe nelle brevi quando c’è spazio, dalle radiocronache (memorabili quelle realizzate da Radio Quasars in occasione delle trasferte europee della Pro Recco dei primi anni ’80) all’oblio mediatico o quasi. E oggi?

Oggi siamo all’improvvisazione più totale. Per carità, ci sono società che si danno da fare, che intercettano nuovo pubblico, che provano a creare l’evento. Ma sono iniziative isolate, prive di una reale continuità e, spesso, ai limiti dell’autoreferenziale. Altrove si naviga allegramente a vista, o si improvvisa, tanto nel tradizionale quanto nel mondo 2.0. Le affissioni quando va bene sono una decina di locandine esposte nei negozi, sono pochi quelli che ancora sfruttano il buon vecchio manifesto (e qualche amministrazione comunale riesce pure a sbagliarli). Le iniziative di fidelizzazione del pubblico non di rado nascono già morte. Ben pochi si preoccupano di rendere non dico belle, ma almeno presentabili, le piscine in cui oggi si gioca col contorno di borse e accappatoi buttati ovunque, corsie arrotolate a bordo vasca, giocatori delle squadre che giocheranno la partita successiva ammucchiati all’uscita degli spogliatoi e tabelloni pronti a dare forfait a metà partita. Su Spoome Week Alberto Bordini ha recentemente pubblicato un interessante lavoro sul rapporto coi social network delle società di A1 maschili e femminili, analizzandone presenza e attività. Il risultato? Tante ombre e poche luci. Si va dal presidio organizzato (qualcuno) all’assenza totale (molti), passando per l’utilizzo generalmente errato degli strumenti a disposizione. Ogni società nel 2013 dovrebbe avere almeno tre elementi: un sito istituzionale, una pagina su Facebook, un profilo su Twitter. Tre mezzi che si integrano a perfezione, ognuno con le sue peculiarità. A voler fare le cose per bene ci starebbe pure un canale su Youtube. C’è chi li ha e li usa, chi li ha ma non ha idea di come funzionino, chi non sa nemmeno cosa siano. Eppure non è mica una cosa difficile, un qualsiasi diciottenne con le idee chiare sa realizzare e gestire tutte queste cose con assoluta disinvoltura: cercatene uno nel vostro settore giovanile, probabilmente la cosa potrebbe pure fargli piacere.

Savona, Coppa Italia

Un brillante esempio di promozione dell’evento sportivo (foto da prorecco.it)

Non che in Federazione si faccia molto di più. O, meglio, non sempre lo si fa. Se si tratta della Nazionale gli sforzi comunicativi sono notevoli, e di questo va dato atto. Il campionato non gode dello stesso trattamento. Mi si dirà che non è vero, che il sito federale dedica ampi spazi, che si acquistano spazi sui quotidiani sportivi, che si collabora con la Rai. Tutto vero, ma dagli esiti discutibili. Il sito informa solo chi lo visita, e chi lo visita si deve supporre che abbia già interesse per la pallanuoto, quindi diventa ancora una volta comunicazione autoreferenziale. Fra l’altro, in nessuna pagina del sito FIN sono presenti i pulsanti di condivisione dei contenuti sui social network, e questo è un errore non da poco. Che si somma all’assenza di pagine su Facebook (quella sul Settebello è un’altra cosa e non interessa la nostra analisi) e di un account Twitter che fra l’altro potrebbe supplire all’assenza di una newsletter che una volta esisteva, poi è misteriosamente scomparsa. La stagione appena conclusa ha pure visto un netto peggioramento del servizio “Partite on line”, e anche questa è una cosa che si fatica a comprendere in un mondo in cui esistono persino applicazioni per smartphone che consentono di simulare il tabellone di una partita e trasmetterne gli aggiornamenti in tempo reale (per non parlare della totale assenza di un analogo sistema di informazione per la A1 femminile). Quanto alla Rai, dal momento che non si perde occasione da parte dei vertici federali per rimarcare il saldo rapporto di collaborazione con l’ente radiotelevisivo pubblico, sarebbe meglio sfruttarlo per ottenere un maggior rispetto degli spettatori in termini di orari e di scelta delle partite da trasmettere, tanto per fare un esempio.

Ho messo troppa carne al fuoco? Chissà. A me sembra che a citare tutto quello che andrebbe cambiato o migliorato uscirebbe un tomo enciclopedico, non un semplice articolo su un blog. E mi piacerebbe che chi si sentirà chiamato in causa venisse qui a discutere di cosa fare. Chiedo troppo?

[3 - fine]


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