I mafiosi non sono i cattivoni gangster che vivono nel loro mondo a parte. I mafiosi in genere, di qualunque tipo di mafia parliamo, sono gente che regge le fila, principalmente dell'economia locale, dei giri di soldi, dei business e del lavoro. I mafiosi in altre parole sono persone da cui dipende il destino di una moltitudine di altre persone che devono lavorare e dunque campare, e - di riflesso - di una moltitudine di famiglie, bambini, anziani, bocche da sfamare, tasse da pagare, lastrici da evitare. Ora ci si stupisce perchè a Palermo - alla Zisa - il cordoglio per la morte di un mafioso - ammazzato mercoledì scorso - si esprime in forme palesi e rituali, come il corteo funebre affollatissimo, le saracinesche dei negozi abbassate, il fiume di gente, l'applauso fragoroso e perfino il gonfalone di una confraternita religiosa in bella vista (1). In realtà non c'è niente di cui stupirsi, visto che i mafiosi sono - ancora e purtroppo - imprescindibili rappresentanti del Potere, centri nevralgici di una fitta rete di contatti lavorativi e imprenditoriali, individui che reggono tante fila e da cui dipendono tanti destini. L'immagine del funerale del mafioso in pompa magna è una cifra dell'essenza e della rappresentazione del Potere in Sicilia. Ci sarebbe da fare un elenco - ordinato storicamente - di eventi di questo genere. Il primo che mi viene in mente sono i funerali di Tommaso Scaduto (2), boss di Bagheria, morto d'infarto a 48 anni nella sua casa in via Roccaforte. Era latitante ma la cosa non importò tanto alla popolazione di Bagheria e soprattutto alla sua classe dirigente. Ai suoi funerali - tenutisi il 10 aprile 1980 - parteciparono sindaco e giunta, gran parte dei notabili del paese e centinaia di persone di tutte le estrazioni sociali. Il feretro fu condotto verso il cimitero su una Rolls Royce nera. Al funerale c'era perfino una tv privata incaricata alle riprese e il rispetto generalizzato si materializzò sotto forma di centoquaranta ghirlande di fiori.
Il figlio di Tommaso Scaduto, Pino Scaduto, è stato arrestato nel 2008 con l'accusa di essere il reggente della famiglia mafiosa di Bagheria (3). Il successivo reggente di Bagheria - a quanto dicono le cronache dei giornali - fu designato da Scaduto stesso dal carcere, alla faccia del 41 bis. Qualche giorno fa ho letto l'ultimo numero di "S", un mensile che pubblica molte intercettazioni e verbali integrali riguardanti i fatti di mafia siciliana. Questa volta c'erano le dichiarazioni del neo-pentito Sergio Flamia di Bagheria (4). Mi sono messo a leggere fuori, al sole, su una spiaggia, con davanti il mare stupendo di una giornata scintillante, i gabbiani che volavano (5), il vento leggero carico di salsedine e tutte quelle belle cose che fanno amare la Sicilia eccetera eccetera. Niente da fare, però, l'angoscia mi ha preso lo stesso, una tenaglia che mordeva braccia e gambe. Leggendo le dichiarazioni di Flamia mi è venuta voglia di alzarmi e farmela a correre fino allo stretto di Messina e poi buttarmi a mare e scappare a nuoto da questo inferno di Isola. Flamia ha confermato infatti, per l'ennesima volta, le ennesime cose. Che questi mafiosi hanno gli occhi aperti su tutto ciò che produce redditto e le mani in pasta praticamente dovunque e che il reggente della famiglia mafiosa - il vecchietto di turno, uomo benvoluto da tutti e per tutti immancabilmente "un grande lavoratore" - si incazza se apre un esercizio commerciale senza che lui ne sia informato e che intimidazioni e il pizzo sono una cosa normalissima e che non c'è Potere che - giunto a un certo livello - non debba fare i conti con l'organizzazione mafiosa. La solita storia di un solido marciume che sembra impossibile da sciogliere e far andare via, perchè non c'è la volontà, il coraggio e l'energia ma soprattutto perchè quelli che hanno potere decisionale sono tutti ricattabili e in linea di massima sono tutti ricattati in vario modo. Poi mi dico che senso ha parlare di Italia e di politica senza tenere in conto di tutto questo - che riguarda palesemente tutto il Meridione e chissà in quali modi occulti pure gran parte del Nord - mi chiedo questo e tante altre cose e la voglia di farmela a correre fino allo stretto di Messina e poi buttarmi a mare e scappare a nuoto da questo inferno di Isola, beh, è sempre questa voglia si fa sempre più grande.
Note
1) Leggi la cronaca sull'evento su Repubblica Palermo, a firma di Salvo Palazzolo. (La foto del post è tratta dall'articolo di Repubblica).2) Breve biografia di Tommaso Scaduto: 1962, Scaduto finisce in galera per l'omicidio di Giacinto Puleo, mezzadro del latifondo dei costruttori Notaro. Il mezzadro non voleva lasciare il suo giardino di limoni. Nel 1967 fu sospettato di aver partecipato alla strage di Locri (tre ortofrutticoli uccisi tra la folla). Da queste accuse fu assolto. Esponente di spicco della famiglia di Bagheria, nel 1979 partecipò al sequestro dell'industriale Montanari. Fu emesso un mandato di cattura, ma Scaduto era irreperibile. Vive un anno di latitanza a Bagheria, poi muore di cause naturali nel suo letto, nell'abitazione dei suoi genitori in via Roccaforte.3) Gli articoli sull'arresto di Scaduto e vicende collegate su 90011.it, defunto notiziario online dentro cui ho imparato a scrivere. 1 - Pino Scaduto, il bosso mediatore; 2- Scaduto di Bagheria e la restaurazione di Cosa Nostra; 3 - "Tremila euro per ogni appartamento", Bagheria nella morsa del racket; 4 - L'asse Scaduto-Mineo al centro della nuova Cosa Nostra.
4) Alcune dichiarazioni di Flamia sono state riprese da Bagheria News qui, qui, qui e qui.
5) "I gabbiani che volano sul mare, i gabbiani che volano sulla discarica" (cit. una canzona dei Management del dolore post-operatorio)