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Appunti per una storia della Corte Aprile-Traversa di Muro Leccese

Creato il 27 novembre 2013 da Cultura Salentina

27 novembre 2013 di Vincenzo D'Aurelio

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Entrata della corte di Via Isonzo (®Pierluigi 2002)

Via Brongo a Muro Leccese, corrispondente all’attuale via Isonzo, rimane una delle strade più caratteristiche della città. L’Impianto viario è parte dell’antica pianta urbanistica medievale e precisamente quella che si sviluppò lungo una delle anse dell’ormai scomparso fosso del castello Protonobilissimo.

L’area è anche nota col toponimo di “suttaterra” (sottoterra) a indicare una successione di piccole case che, a seguito dell’innalzamento del piano stradale, rimasero quasi del tutto inglobate nel sottosuolo e riutilizzate come piccoli depositi. Rappresentando uno dei principali tratti viari della città di Muro Leccese e ricadendo nel suo centro, via Brongo è divenuta dal Seicento in poi sede di bei palazzotti nobiliari che hanno occupato il posto delle antiche corti e delle quali rimane tuttora solo qualche esempio.

Con la nobilitazione della borghesia agraria, in tutto il Regno di Napoli i palazzi non saranno più costruzioni mirate solo a mostrare il lustro della famiglia, ma diverranno anche funzionali all’attività imprenditoriale e perciò in essi troveranno spazio aree di stoccaggio, stalle, stanze per le lavorazioni ecc. In via Brongo tale passaggio storico è ben evidente e, in particolare, la cosiddetta curte Aprile-Traversa, posta al civico 2, ex 407 vecchia numerazione, è un esempio ancora ben visibile.

Il nome della corte deriva dall’ultima famiglia proprietaria, ovvero quella degli Aprile di Muro Leccese e dei Traversa di Taranto che nell’Ottocento sarebbero stati imparentati per via matrimoniale tramite un tal Nicola Traversa. Secondo le notizie fornite dallo storico locale Luigi Maggiulli (1828-1914), gli Aprile furono famiglia antica ed illustre originaria di Castrignano de’ Greci (LE) della quale si ha notizia già dal XIII secolo con Ladislao, uomo d’arme di Roberto d’Angiò, e Ortenzio, vescovo di Canne (1259). In Muro Leccese, probabilmente, attorno al XVI secolo giunse un ramo del quale fece parte un certo Teodoro che fu consultore del duca di Maglie, del principe di Corigliano e del duca di Castrignano. I Traversa, invece, furono famiglia nobilissima in Sicilia e di essi si ha notizia dal XIV secolo quando Galvano ottenne dal re Ludovico la concessione del feudo di Gasba. In epoca imprecisata la stessa giunse in Puglia dove godette di nobiltà in Bitonto ma le prime fonti scritte, precisamente quelle riportate nelle “Cronache pugliesi”, risalgono al XVI secolo quando si ritrova Nicola Antonio notaio in Bari. La famiglia è la stessa del generale Francesco Gaetano Traversa (1786-1861) che la storia indica come splendida figura di ufficiale superiore devoto alla Nazione Napoletana e al giuramento fatto.

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Interno della Corte di Via Isonzo (®Pierluigi 2002)

Non rimane molto dell’impianto originario della curte di via Brongo mentre ben evidente è la parte del fabbricato seicentesco e l’ampliamento tardo ottocentesco. Nei primi del Novecento, l’intera struttura fu frazionata e ceduta a diversi proprietari che hanno contribuito a modificarne ulteriormente l’aspetto originale. L’unico elemento architettonico rimasto quasi del tutto intatto è un piccolo monolocale composto da cantina semi-interrata e piano superiore posto al numero civico 6. In origine l’accesso era dal civico 2, corrispondente all’entrata principale dell’impianto, ma la stessa fu murata sul finire dell’Ottocento per avere dalla strada principale un accesso indipendente. Difatti è ben visibile l’apertura della porta di entrata ottenuta allungando la parte inferiore di un finestrone che si affacciava su via Isonzo. Le modifiche strutturali apportate all’edificio, tuttavia, non hanno compromesso le dimensioni e la natura dell’originaria struttura tanto che restano ancora visibili gli intagli decorativi delle facciate e, principalmente, le iscrizioni. Una di quest’ultime permette di asegnare datazione certa all’immobile avendo incluso nel testo la data del 1619. Nello specifico, accedendo alla corte dall’entrata originaria, sull’architrave della porta murata si legge un’epigrafe su due linee, in caratteri capitali e con la “A” rovesciata che recita:

MDCXIX

PROCVL/O/PROCVL/ESTO/MENDAX/NAM/IVSTA/TVEMVR

ovvero “1619 / Lontano lontano sta’ o menzognero, perché noi teniamo per le cose giuste” evidente monito, come nell’uso diffuso del tempo, volto ad ammonire e ad ammaestrare secondo una morale d’élite ampiamente condivisa. Tale epigrafe non risulta censita né dal Maggiulli nel suo ampio repertorio epigrafico contenuto nella Monografia di Muro Leccese (1871), né in altri saggi successivi e pertanto può ritenersi una preziosa testimonianza che va ad aggiungersi alle notizie di storia locale. Sul nuovo accesso esterno, invece, un’altra epigrafe databile sempre alla prima metà del seicento poiché avente le stesse fattezze della precedente anche se non datata, riporta:

SIT / SINE / LITE / DIES / SIT / TIBI / NOCTE / QUIES

cioé “Per te il giorno sia senza lite e ci sia quiete di notte” un chiaro messaggio beneaugurante a quanti avessero alzato gli occhi per leggerlo.

Malgrado l’incuria degli uomini e la grossolanità dei restauri, questa parte dell’antica corte è rimasta quasi del tutto intatta testimoniando un passato ricco di notizie storiche utili alla conoscenza delle proprie radici. Preservare questo piccolo edificio con le sue epigrafi equivarrebbe a tutelare il patrimonio culturale di una comunità che giorno per giorno scopre di esser parte di una terra sempre più antica e, per l’archeologia, sempre generosa di nuove scoperte.


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