Magazine Italiani nel Mondo
E questo è quello che ho scritto di Spen...dopo quella sera. Quella in cui ci siamo conosciuti.
Ero da poco a Dallas e stavo ancora lottando con la banca per avere il mutuo per la casa. Volevo rivedere New York: ci ero stata anni fa con mia sorella, al liceo. C'erano ancora le torri, per dire. così mi ero presa un venerdì e sono partita per il week end. Il sabato sono andata a cena da Big Wong (se passate da NY e vi piace la cucina cinese andateci!), a Chinatown. Me lo aveva consigliato Jeff fra l'altro. Il casino è che lì c'è sempre un sacco di gente, via vai ovunque, caos a non finire, e in pratica finisci quasi sempre a dividere il tavolo (e il conto) con qualcun altro, che magari non conosci. Così è successo a noi.
Lui pareva scocciato, poi era solo imbarazzato. Ricordo ancora che abbiamo mangiato maiale arrosto, anitra e pollo alla griglia, e quelle favolose crepes di riso... E abbiamo parlato. Era timido. Da dove viene mi ha chiesto. Da Dallas ho risposto. Credo che per lui fosse la cosa peggiore che potesse capitare (in USA quelli del sud spesso sono considerati zotici, capmagnoli beceri, e sfottuti da quelli del nord soprattutto per il famoso accento strascicato e le manie diciamo bislacche...) Poi quando gli ho spiegato che ero italiana in realtà è sembrato rasserenato. E' stato divertente. Poi gli ho detto che andavo, tornavo in albergo. Ci ha pensato un pò, poi mi ha proposto di andare a bere magari del vaffè insieme. Perchè no, mi sono detta. E via. Abbiamo preso un cab e siamo andati al Glass, a Chelsea. Ecco, non era il mio posto, ma nemmeno lui era il mio tipo, avrei dovuto capirlo quando mi ha detto che era un avvocato... Il locale si adattava perfettamente a tipi come lui: carini, trendy, trentenni e con il portafoglio rigonfio. L'opposto di me, con le mie nike fruste per camminare per gli avenue...
Ricordo di aver pensato che il nome del locale non era dovuto all'aredamento, ma al tiraggio della gente che c'era dentro... Cmq abbiamo bevuto tutto tranne il caffè. E poi mi ha riaccompagnato in albergo.
"Quando torni a Dallas?" ha chiesto, nel cab.
Domani. Oggi era l'ultimo giorno."
"Peccato". E mi ha lasciato il suo numero. Imbarazzato. Molto.
Ma non ha chiesto il mio. Galante.
Bhe, l'ho richiamato.
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