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Appunti sparsi sulla Toscana senese

Creato il 09 aprile 2014 da Elettra

Quello che mi stupisce sempre della Toscana è che le colline davvero sono come le descriviamo: sono perfettamente delineate da contorni di verde più acceso, sono morbide e sono a perdita d’occhio. E i cipressi le puntellano seguendo un disegno geometrico senza sbavature. I borghi, in mattoni marroni e tetti dalle tegole più scure sono, vi sono immersi dentro.

01
La stazione di Chiusi è piccola di quelle con i treni a scorrimento, struttura vagamente fascista, con la scritta Chiusi-Chianciano Terme sui mattoni rossi che rende l’atmosfera immediatamente ferma in un passato calmo e lento.

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Lenta per i mille autovelox e le curve morbide, è la strada da Chiusi a Montisi, la prima tappa dell’evento organizzato da ItalyTraveller. Guardare fuori e gettare lo sguardo oltre i contorni delle colline che ne nascondo di altre è il passatempo perfetto per questo viaggio di un’oretta fino all’Enoteca Vitis Vinifera. Odore di umido e tufo per conservare meglio il vino, per avvertire di più la differenza tra il sole caldo di fuori e il freddo costante della cantina. Bis di bruschette, bis di polenta, formaggi il cui sapore aumenta d’intensità e cambia se il vino è rosso o bianco, bis di dolce. “Il cibo è cultura. La cultura è cibo” ci dice Antonella Piredda. Cibo e cultura, specialmente da queste parti, vanno onorati sempre, penso io.

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A Borgo Lucignanello la foschia di fine marzo non annulla l’arancione del sole delle sei che rende lunghe lunghe le nostre ombre e quelle dei sempre presenti cipressi qui e lì sulle colline. Il Borgo è un piccolo agglomerato di case, ognuna diversa dall’altra, con l’edera che si arrampica e arriva fino alle finestre dei piani rialzati. Intorno ci sono solo colline, da un lato Pienza, dall’altro Montepulciano, baciate dal sole che diventa sempre più basso. C’è un silenzio bello, un silenzio che fa bene a chi viene da Napoli, l’aria è buona e quando cala la sera punge solo un pochino ma poco importa, la contessa, che ha ereditato dai suoi avi del 1400 il borgo, ha acceso nel suo salone più grande il camino e prima di versarci da bere, stringe le mani chiudendo la nostra nelle sue inanellate e affusolate. Ci chiama “Cara” e ci dà del lei, è alta e slanciata e non vuole mai che i bicchieri delle sue ospiti siano vuoti. Chiacchieriamo del più e del meno e prima delle 11 siamo già nelle nostre case.
Fuori non c’è nessun rumore e dalle finestre con gli scuri socchiusi entra solo un po’ di luna. Neanche il ticchettio di un orologio. Non dormivo così da anni.

04
Montisi la domenica è silenziosa e forse per via delle 400 anime di media, un po’ di più degli altri paesi del mondo. Si lascia passeggiare e raccontare arrendevole tanto lo sa che tutti gli occhi saranno sempre di più per gli scorci sulle colline, per le aperture sulle vigne, addirittura per i cimiteri circondati dai cipressi che ancora di più danno un senso di immutevole quiete a quel posto.

Quello che mi stupisce sempre è come dietro ad un vetro di finestrino riesca sempre a distinguere le regioni che cambiano veloci, senza leggere i cartelli e senza nessun metodo scientifico. Basta saper osservare l’intensità di verde dei prati.


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