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Appunti su “Geografie di un orlo” di Emilia Barbato – CSA Editrice 2011

Creato il 28 giugno 2013 da Wsf

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L’opera di Emilia Barbato ci parla attraverso gli occhi di una madre che si offre “senza più geografie”, all’amore forte per una figlia.
E’ questa l’introduzione che ci accoglie, ci fa accomodare, una sorta di comunicazione, calda – amorevole, una voce guida.

Il libro è suddiviso in tre parti:

Frattali
Geografie
Paesaggi

La prima parte ha in se la voglia di lasciarsi l’oscuro dietro le spalle, qualcosa da smettere non solo come se fosse un abito, ma anche e soprattutto come pelle, una sorta di desiderio che attraversa e che alla fine dopo tutto il dolore ci sia il silenzio come una salvezza.

Mi ritorni.
Entri senza bussare,
come un’aria cupa in un vicolo stretto.

Sparpagli fogli, con mani di trasparenza e gelo.
Ti guardo nella fragilità della carta,
alla compostezza delle mie paure.

Mi assiepo alle tante altre,
quasi fossimo un prato di cadaveri,
senza scopi.

Ti fai monito e presentimento,
inutilmente cerco di strapparti dalla mente
e accartocciarti,
eppure vorrei che fossi diverso,
che ti prendessi cura delle mie tenaci viole.

Geografie, ha il sapore di una primavera che sta covando sole da una pagina all’altra, fiorisce con il caldo che alla sera a volte è ancora più forte di un caliente sole allo zenit.
Ogni verso profuma e si appresta ad una felicità in fasce.

Me lo ripeto spesso,
la felicità è una domenica
nelle ore pigre,
lontane dal meriggio.

L’incontro dei pensieri
al tepore di una coperta,
lo stare familiare fra le cose
e quel raggio bruno.

L’abbraccio dei pensieri
che si concedono alla vista,
le sfumature delle foglie,
e i miei sentieri quando s’inerpicano.

E’ quel cielo incerto,
quando sorride,
o le manine serene che cercano conferme.
Ha un carattere semplice la gioia.

L’ultima, Paesaggi, vuole dare l’orma per ciò che verrà dopo, il lasciare libero il passaggio e paesaggio dalla pesantezza della neve, che può essere simile ad una parola, chiusa nel buio di un gesto.

Nei gesti abituali,
talvolta si addensa la commozione,
come lo staccarsi delle pagine di poesia,
oppure cercare, negli occhi puliti, la notte.
Tremare della sua limpidezza,
nell’aria tersa di neve.
E’ come se il consueto scivolasse tra pieghe nascoste,
seguendo la lentezza e la cura di un rituale.

Credo nella crescita della Barbato ed attendo con amorevole attenzione le sue prossime parole in carta.


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