Con un po' di ritardo parlo del Primo maggio. Sull'ultimo numero de " il Venerdì di Repubblica", Enrico Deaglio così descrive la situazione del sindacato nel nostro paese: "stanco di tirare la carretta, conscio che i suoi tempi sono finiti, che il futuro non gli appartiene.[...] Nel primo maggio italiano di oggi, quello che i sindacati chiedono è soprattutto clemenza e dignità, ben sapendo che il lavoro - diritti, doveri, emancipazione e partecipazione solidale - è un obiettivo irrealizzabile".
Un'analisi per certi versi impietosa e nello stesso tempo amara, che voglio associare a quanto detto da un anziano signore incrociato alla manifestazione nazionale del Primo maggio a Pordenone, sul linguaggio, quello dei segretari sindacali, retorico e che non comunica più, concludendo che se in quella piazza avesse parlato papa Francesco, il linguaggio sarebbe stato più diretto.