Aprendo la finestra quella mattina mi accorsi che il cielo aveva fatto alla terra il più bel dono che le potesse fare: un paesaggio di tetti innevati dava alla città l’aspetto di un quadro naïf e le regalava una nuova nascita e una nuova verginità.
Ma come siamo arrivati a questo punto? Inizialmente ci ho scherzato anch’io. Quelle erano soltanto le maniglie dell’amore ed ero pure convinto che un po’ di ciccia nei punti giusti rendano la donna più desiderabile. Ti chiamavo la mia “cicciona”… Ma poi ti sei lasciata andare. Mangiavi in continuazione e tutto quello che ti capitava finché quel grasso ti ha ricoperta tutta facendo diverse volte il giro del tuo corpo. Oggi, sei così, ridotta su una sedia a rotelle, incapace di fare più di due passi. Vedessi questi tetti capiresti che ci è sempre data una seconda possibilità. Con una forza di volontà rinata e uno spirito nuovo apprenderesti a dominare la tua fame, a sconfiggerla, torneresti a muovere sempre più le tue grasse ma deboli gambe e a camminare ancora. Vedrai, amore mio, assieme faremo delle lunghe passeggiate fino al tramonto.
Richiusi la finestra e abbassai la tapparella poi andai a svegliare mia moglie. L’aiutai a sedersi sulla sedia a rotelle che spinsi davanti alla finestra. Prima di alzare di nuovo la tapparella e mostrarle una città trasformata le dissi: “Chiudi gli occhi, amore!”
Lei chiuse gli occhi e aprì la bocca.
Lino Soddu
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