di Giulia Annovi
Credit:ESO/M. Kornmesser
Per rispondere alla domanda sulla formazione delle galassie, basta aprire entrambi gli occhi. Un’immagine può essere vista in modo tridimensionale solo se si hanno informazioni provenienti da due direzioni.
Questo è quanto accaduto a un gruppo di ricercatori giapponesi della Shinshu University. Gli astronomi hanno recentemente guadagnato una pubblicazione su The Astronomical Journal per aver fotografato in tre dimensioni un quasar, il nucleo attivo di una galassia. Le osservazioni dei giapponesi serviranno a spiegare come un quasar fornisce materia alla sua galassia ospite, partecipando alla sua evoluzione.
I quasar sono dischi di gas e polveri stellari estremamente brillanti che si trovano al centro delle galassie attive. La loro luminosità deriva dalla combustione dei gas. I quasar però non si limitano a bruciare la materia. Le estremità del disco sono caratterizzate da emissioni che potrebbero contribuire alla formazione delle galassie.
Anche se luminosi, i quasar sono difficili da analizzare perché troppo distanti dalla terra.
Il quasar SDSS J1029+2623 si trova nella direzione della costellazione del Leone a 1000 miliardi di anni luce dalla terra. I ricercatori giapponesi sono riusciti a fotografarlo, con immagini ad alta risoluzione e molto luminose, per la presenza di un sistema di multi-galassie a metà strada tra la terra e il quasar. Infatti, la presenza di materia tra il punto di osservazione e la sorgente luminosa provoca una curvatura della luce. In questo caso, la distorsione multipla della luce ha prodotto tre immagini del quasar. Questo ha permesso di osservare che l’emissione di materiale da parte del quasar non è omogenea. La forma è quella dei cirrocumuli, le nubi che stanno attorno alla terra. L’espansione delle emissioni è in molteplici direzioni. Inoltre, gli studiosi suppongono che ciascuna delle immagini catturate fotografi epoche diverse, poiché è diverso il percorso della luce verso la terra.
Ai ricercatori resta ancora da osservare in maniera approfondita la terza fotografia. La speranza è quella di arrivare a comprendere l’origine delle emissioni di materiale.
Links
http://www.naoj.org/Pressrelease/2013/02/18/index.html
http://iopscience.iop.org/1538-3881/145/2/48