Chi è l’altro? E’ promessa,
scommessa, ricchezza, sorpresa.
La sorpresa di una voce mai
prima ascoltata ; la ricchezza
di una vena d’oro sepolta nella
sabbia ; la scommessa di capire
ignoti geroglifici; la promessa,
il sogno di una vita realizzata,
degna, condivisa, amorevole.
Chi sono io? Quando e dove
sono? Posso scegliere.
Definirmi per esclusione,
tracciare intorno
a me robuste barriere,
rifiutare tutto ciò che giudico
estraneo; e così ridurmi
a un punto senza dimensioni,
un essere senza qualità,
una particella senza spessore
e senza forma, un istante senza
futuro e senza storia.
Oppure posso negarmi ogni limite,
riconoscermi nei volti e nei racconti
che mi si offrono per via, accoglierli
dentro di me – un dentro che è un fuori,
che si apre in mille stanze e cunicoli,
parla mille lingue e si adorna con
costumi di mille fogge; e sempre
in ognuna di queste realtà, ha fiducia
di trovare se stesso.
Io sono l’altro.
L’altro mi regala i capitoli
della mia biografia,
le vicissitudini del mio itinerario, i risvolti
del mio intreccio.
Negli occhi dell’altro
posso trovare opportunità
dimenticate, capacità
nascoste, un’esistenza
che è passione e gioco,
fascino e avventura.
Senza l’altro io non sono;
il mio essere si isterilisce
e si affloscia
come una pianta che non
riceve dall’esterno aria,
luce e acqua, come una
metastasi che nella
sua assurda
semplicità può solo uccidere.
L’altro è un dono.
Devo averne cura,
dargli riparo
e sostegno, attenzione
e affetto. Devo cullarlo
e accudirlo, e sperare
che dall’orizzonte
continui a sorgere, a venire
a me. Sperare che la mia cecità
la mia paura non lo mettano
mai in fuga;
che non ci sia mai un mondo
nel quale rimango solo.
(Ermanno Bencivenga)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)