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Aprire una libreria per bambini. 3a puntata: dove aprire (il bacino di utenza)

Da Centostorie

aprire una libreria per bambini

E vista la forza invetivabile di una influenza intestinale che mi obbliga a casa rendendomi piacevolmente fuori uso, ne approfitto per scrivere, leggere, ascoltare la mia musica preferita. Eh, lo so, a volte l’influenza si desidera. Per tutte quelle come me, prese dal fare ogni cosa ad ogni costo essere messa obbligatoriamente in ricarica da vita ad un misto di sensi di colpa e gioia intensa nello scoprire quanto è lunga una giornata senza lavoro.
Alternando il “quasi quasi mi pulisco casa” al proprio “no non posso farcela” penso anche alla mia vecchia rubrica su chi vuole aprire una libreria per bambini. Avevo avuto un commento molto interessante che vorrei riprendere: era quello di Barbara, lo copioncollo qui sotto per chi non fosse stato attento:

Sono mamma di tre bambini, ho scoperto da poco l’esistenza della vostra libreria e credo che al più presto verrò a farvi visita. Del resto abito in un quartiere non molto lontano da voi, La Rustica, conosci?
Allora, mi viene subito in mente una domanda: il bacino di utenza della vostra libreria non credo che sia particolarmente diverso dal bacino di utenza della Rustica, dove cultura e libri non sono molto alla moda.
Come fate a coinvolgere e soprattutto ad attirare le mamme a leggere i libri e a far leggere i libri, come fare ad avvicinare alla cultura, inteso in senso ampio, una mamma casalinga che sfoglia solo riviste come Chi e piene di gossip?
Il quartiere dove vivo è un melting pot di classi sociali e nazionalità, potrebbe essere un punto di partenza ma anche un punto di non partenza per una libreria.
Mi piacerebbe un tuo commento in proposito.
Grazie mille
ciao
Barbara

Ok, metto le carte in tavola. Certo che conosco La Rustica, facendo parte dello stesso Municipio in cui abbiamo aperto. E metto pure sopra la tavola che il gossip mi rilassa da morire, come le televendite di gioielli, le serie tv americane e il divano con copertina.
Insomma, a meno di non dover semplificare la nostra società e sperando che dopo queste confessioni (dovute all’influenza) tu abbia ancora stima e rispetto per Centostorie, direi che il concetto di melting pot è anche individuale, ad ognuno di noi è data in sorte una molteplicità di gusti ed interessi fortunamente non sempre di altissimo livello.
Per non essere troppo democratica, ti dirò però che condivido anche in parte la tua preoccupazione sulla difficoltà di portare una libreria specializzata in quartieri a volte complessi e molto variegati dal punto di vista culturale e socio-economico.
Dopo anni di lavoro come libraia in un quartiere considerato “pericoloso” (questo è successo venerdì scorso a 800 metri dalla mia libreria) e dove spesso si opta per un pomeriggio ai gonfiabili piuttosto che in una liberia, puoi fare due tipi di ragionamento (e confesso di averli fatti entrambi):
1) evidentemente non sono pronti loro;
2) evidentemente non sono abbastanza brava io.

Mi pento sempre del primo, mai del secondo. La vita della libraia è una sfida, ancora di più se in una periferia, ancora di più se con un bacino complesso e strutturato. I molti laboratori che organizziamo diventano uno strumento fondamentale per avvicinare allora anche le persone che non sono pronte a comprare un libro.
Comprate un laboratorio.
Comprate una merenda. Comprate una festa di compleanno. Comprate un teatro dei burattini. Comprate divertimento. E se poi con uno sforzo da parte mia e da parte loro si riesce ad uscire dalle reciproche aspettative ed essere semplicemente quello che si è possiamo raggiungere il nostro obiettivo comune: lasciare che i bambini si divertano.

Per questo, sono assolutamente convinta che fare un elenco di attività che contempli anche delle semplici feste di compleanno, degli spartani laboratori serva non solo come sussidio economico alla libreria, ma anche come viatico per raccontare un modo di divertirsi, quello delle storie che stanno dentro ad una libreria, a chi ancora quel modo non l’ha preso in considerazione. Questo non perchè io o la mia socia siamo santa e santina, ma perché abbiamo imparato che sentirsi incompresi è davvero inutile e poco fruttuoso, non riempie le tasche, non fa vendere libri e di amareggia non poco. Tuttavia, non ti nego la voglia più di qualche giorno nella mia vita di libraia di aprirmi una centostorie in uno dei quartiere più ad alto reddito di Roma. Certo questo, non garantirebbe la preprazione culturale…

Barbara mi da anche lo spunto per un elemento fino ad ora poco considerato. Molti corsisti vogliono aprire una libreria per bambini sotto casa. Ma siete così sicuri che il vostro quartiere abbia bambini a sufficienza? E la vostra città? E quanti anni hanno questi bambini? Come sono fatti? Conoscere il proprio bacino di utenza aiuta a fare una piccola previsione di bilancio e a ponderare la propria idea.
Beh dati facili da trovare, come compiti a casa.

Compiti per casa:
Trovare la maggior quantità possibile di dati socio-anagrafici sul quartiere in cui vorreste aprire la vostra libreria e provare stimare la quantità di libri per bambini che potreste vendere in un anno.
Se fate i compiti a casa, potete spedirli alla mail [email protected] oppure lasciate un commento a questo post. Li leggerò e vi risponderò volentieri.

Aprire una libreria per bambini in 10 puntate:
2 – intercettare lettori
1 – il libraio
0 – introduzione


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